La “poetica del limite” nelle sculture di Marignoni

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Nato nel 1989 a Cles, Trento, Luca Marignoni è un artista la cui indagine si è sviluppato attraverso un’indagine sul corpo della materia, delineando un rapporto simbiotico tra le sue sculture e l’ombra che esse proiettano. Questa esplorazione è fondamentale nel suo lavoro, in quanto trasforma lo spazio che circonda le sue opere in un’estensione del loro essere, dando vita a un dialogo tra il visibile e l’invisibile, il pieno e il vuoto.

Marignoni si è fatto conoscere nel panorama artistico attraverso una serie di esposizioni collettive e personali di rilievo. Dal suo debutto in “NoPlace4” a Sarzana fino alla “102ma Collettiva Giovani Artisti” alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, il suo linguaggio scultoreo si è fatto distintivo e riconoscibile. Particolarmente significative sono state le sue mostre personali come “Natura del silenzio” a Lugano e “Nel Frattempo#2” a Verona, quest’ultima curata dall’artista Arthur Duff, che hanno messo in evidenza il suo talento nell’esplorare e rielaborare i temi della natura e della percezione.

Il suo lavoro è stato ulteriormente consacrato da Luca Massimo Barbero, che ha selezionato Marignoni per il prestigioso progetto “Venice Time Case” presentato in gallerie di prestigio a Milano, Parigi, Padova, Trento e Roma. La collaborazione con KROMYA Art Gallery, che ha portato alla mostra “Lo stesso cielo, ogni notte” a Verona e, oggi, “Il cielo mira” a Lugano, riflette l’ascesa costante di Marignoni nel mondo dell’arte contemporanea.

Luca Marignoni, studio per Un punto tra due cieli punto C, 2017, 76×66 cm

L’esposizione ci offre un’immersione nella poetica di Marignoni attraverso una selezione di circa venti sculture in legno, cartongesso e alluminio, realizzate tra il 2016 e il 2024, una riflessione sul confine tra ciò che è visibile e ciò che rimane invisibile, in una ricerca che Barbero ha definito “poetica del limite”. “Il cielo mira” prende il nome da un’iscrizione trovata sul soffitto del santuario di San Romedio, in Val di Non, che ha ispirato Marignoni a riflettere sulla relazione dinamica tra osservatore e oggetto osservato, un tema che percorre tutta la mostra. Le opere presentate spaziano dalle serie “Un punto fra due cieli”, a “Icaro fa le funzioni”, fino alle più recenti “Variazioni”, che ampliano il dialogo tra le dimensioni visibili e quelle immateriali.

Luca Marignoni, Variazioni di 1, 2023, cartongesso inciso e tempera, 45×45 cm

Le sculture in legno evocano strutture naturali e reti cellulari, con una sapiente erosione che trasforma il materiale in un reticolo di spazi vuoti e pieni, una metafora della connessione intrinseca fra tutti gli elementi della natura. Nel cartongesso invece, la tridimensionalità organica diventa fluidità e astrazione, un movimento immobile, con forme che sembrano catturate in un istante di metamorfosi perpetua, dove il vuoto si configura come parte essenziale della forma.

La mostra “Il cielo mira” è un invito a esplorare il rapporto tra l’umano e l’oltre, tra il finito e l’infinito, attraverso le sculture di Luca Marignoni, in un percorso che si snoda fino al 29 aprile 2024.

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