La meravigliosa storia (vera) di Henry Sugar di Wes Anderson

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Wes Anderson, il famoso regista dei colori e piani simmetrici, fa il bis (e non solo): dopo Asteroid City presentato lo scorso 22 settembre alla Fondazione Prada, con una mostra dedicata, arriva su Netflix con 4 nuovi corti ispirati ai racconti di Roald Dahl.

Dopo Fantastic Mr.Fox, Anderson ha infatti deciso di omaggiare il celebre autore e illustratore britannico, costruendo i suoi fantastici mondi visivi attorno alle sue storie.

Dopo “Il Cigno”, ieri è stata la volta de “La meravigliosa storia di Harry Sugar”, con  Benedict Cumberbatch nei panni di un giocatore d’azzardo che cerca di “vedere” senza aprire gli occhi, imparando da un misterioso uomo venuto dall’India (ambientazione alquanto ricorrente nei film di Wes).

Roald Dahl, in principio, aveva creato il personaggio di Imhrat Kahn per la sua raccolta di racconti “Un giorno da ragazzi”, ispirandosi ad un certo Kuda Buox, mistico pakistano realmente esistito.

Nato in realtà come Khudah Bukhsh ad Aknoor in India nel 1905, a 13 anni inizia a studiare e a praticare l’arte dell’illusionismo nel teatro di un famoso mago dell’epoca, il professore Moor, a Lahore. Ma per Kuda non basta: lui voleva diventare un vero mago.

Così, vagando da una città all’altra, incontra Banerjee Hardwar, un chiaroveggente che gli insegna come camminare sul fuoco e vedere senza utilizzare gli occhi, tanto da acquisire il soprannome di “DareDevil” o “L’Uomo Che Poteva Vedere Senza Usare i Suoi Occhi”. 

Da questo momento in poi la carriera di Kuda diventa internazionale: in alcune performance va in bicicletta completamente bendato, legge intere riviste compresi i caratteri minuscoli, spara le lattine in testa ai bambini, va in bicicletta bendato lungo la Broadway di New York.

Una foto in cui Kuda viene bendato

Ma il momento culminante della sua carriera arriva nel 1935, quando, davanti al Consiglio di Ricerca Psichica dell’Università di Londra e dei giornalisti, dimostra di poter camminare sui carboni ardenti senza bruciarsi i piedi e senza senza l’uso di prodotti chimici protettivi, erbe o creme, nonostante i carboni fossero così caldi da fondere persino l’acciaio. I suoi piedi furono attentamente esaminati prima e dopo l’evento, scatenando un grande interesse e una ricerca di spiegazioni nell’Occidente degli anni ’30.

Kuda mentre cammina sui carboni ardenti

Harry Price (non è un caso che il nome sia lo stesso di Harry Sugar), un investigatore, sostenne che Kuda Bux riuscisse a camminare sul fuoco senza bruciarsi grazie a una posizione specifica dei piedi. Al contrario, il mentalista Joseph Dunninger offrì un’altra interpretazione, sostenendo che il carbone si raffreddasse rapidamente e che camminando rapidamente su di esso si potesse evitare di bruciarsi.

La vita di Kuda Bux continuò a suscitare meraviglia e stupore, ma alla fine, morì nel sonno nel 1981 all’età di 75 anni, portando con sé le sue straordinarie abilità e il mistero che le circondava.

Oggi Wes Anderson cerca di portare questo alone di misticismo e magia nel suo cortometraggio, dove una storia di avidità si trasforma nell’ultimo e grande gesto di generosità.

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