Memoria e migrazione a Venezia, un tuffo nella storia con Serghey Kishchenko. Ai Magazzini del Sale 3

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Pensare che la memoria, le migrazioni e la natura possano essere in una qualche maniera collegate tra loro e che diventino parte integrante di un progetto più ampio a livello di ricerca artistica, ci porta ad una certa analisi del mondo davvero impegnativa e sottile. Ci pensa l’artista  Serghey Kishchenko a mostrarci attraverso la sua prima personale in Italia, quanto questi elementi invece siano così vicini.

La storia dell’essere umano è corredata da un’esigenza naturale come la migrazione.

Si migra per sopravvivere e questo è un dato di fatto, la storia ad esempio ha piene le sue pagine di figure storiche che per salvarsi migrano o scappano dal proprio paese di appartenenza. Le fughe e le migrazioni degli intellettuali russi dalla Russia sono un fenomeno complesso e ricco di sfumature che si è verificato in diverse ondate nel corso del XX secolo; questi movimenti sono stati influenzati da eventi storici, politici e culturali che hanno avuto un impatto significativo sulla Russia e sulla comunità degli intellettuali. Le grandi migrazioni a tema sono le seguenti: Rivoluzione Russa (1917-1923), seconda ondata di emigrazione russa (1940-1950), dissidenti e artisti non conformisti (anni ’60 e ’70) e arrivando ai nostri giorni migrazioni post-sovietiche (anni ’90 e oltre). Certamente tutto questo sopratutto in epoca moderna è potuto succedere con una certa velocità anche grazie alla caduta del muro di Berlino nel 1990 e successivamente con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991. Questi periodi storici che di fatto hanno anche evidenziato la storia di un paese come la Russia, non solo sono importanti a livello storico ma per gli intellettuali che sono fuggiti in tempi non sospetti sono elementi importanti per la loro arte.

A Venezia dal 14 settembre al 14 ottobre 2023 ai Magazzini del Sale 3, potrete visitare la mostra dell’artista russo Serghey Kishchenko dal titolo: Hortus Conclusus Memoria Biodiversità Migrazione, a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri ed in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia e Centro Studi sull’Arte Russa (Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, Università Ca’ Foscari Venezia). La mostra si presenta al pubblico come una grandissima ricerca artistica che ingloba in modo significativo una sequenza di lavori che appartengono a ricerche avviate dieci anni fa dell’artista russo che hanno avuto un grande slancio in concomitanza con il suo arrivo in Italia come rifugiato politico dopo la sua fuga dal paese natio. L’hortus conclusus (dal latino: il giardino recintato, una forma di giardino di epoca medievale)è stato l’emblema, in Oriente e in Occidente, di un rapporto di collaborazione tra l’uomo e la natura, i perimetro che lo delimitava favoriva la percezione di un luogo di protezione dai drammi della storia e di manifestazione di un ordine superiore e nella mostra l’argomento è ben raccontato. Oggi però è piuttosto focalizzato sul conclusus: parla di un mondo divenuto globale, rinchiuso e diviso tra pareti (talvolta) insormontabili, che disprezza la varietà della natura, vegetale e animale, standardizza la diversità, costringe a dinamiche di migrazione per fuggire da guerre, carestie, futuri senza speranze.

La mostra in gran parte è costruita sulla figura dell’agronomo, botanico e genetista vegetale russo, Nikolaj Ivanovič Vavilov (1887-1943), che come ci insegna la storia è stato uno degli scienziati più attivo in tema biodiversità che per anni ha riscritto la storia di luoghi fino ad allora non studiati o conosciuti da essere umano, una figura importante per l’umanità; la mostra è un percorso espositivo fra: immagini, videoproiezioni, installazioni, che richiamano non solo gli aspetti tragici della vicenda di Vavilov, di scienziato di livello assoluto a nemico del regime sotto Stalin, ma narratore anche alla più complessa tematica delle migrazioni provocate dalla penuria alimentare e dalle guerre. Non perdete l’occasione di vedere con attenzione il giacinto dei migranti, la serie dei Recipe book – Erbari di piante, Serie Pane quotidiano e l’installazione audio del lamento della gente.

L’artista mi racconta che lavorare per dieci anni su un tema così importante e vasto non è stato semplice, ma era necessario ancor più oggi visto la situazione di guerra tra Russia ed Ucraina.

Serghey Kishchenko spera, vuole crederci co tutto se stesso che la sua terra possa tornare in pace con il resto del mondo e che la democrazia vinca. Una speranza che alberga in tutti noi.

Una mostra con molti spunti di riflessione e importanti tasselli storici di argomenti che non sempre sono arrivati in occidente da chi quel periodo storico l’ha vissuto o l’ha studiato, ma attenzione a non perdervi nella bellezza delle informazioni! Ci sono molti riferimenti anche a fatti accaduti secoli fa che possono riecheggiare con il nostro contemporaneo, a ricordarci che la storia è un susseguirsi di avvenimenti dove cambiano spesso solo i personaggi principali. Lasciate che il racconto possa fare la sua strada all’interno delle sale del Magazzino 3 ai Magazzini del Sale a Venezia, quando uscire fuori dalla mostra avrete l’0impressione che poco si è fatto in tema di storia e migrazione e che molto abbiamo il dovere di fare sia a livello politico che artistico.

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