Clara Schumann, una vita all’ombra del marito. Con qualche mistero mai chiarito…

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Un famoso acquerello di Johan Heinric Schramm (1809-1865) realizzato nel 1840 e conservato nello Schumann-Haus di Zwickau, ritrae la giovane Clara Wieck (1819-1865) con uno sguardo dolce e al tempo stesso fermo e penetrante; i suoi lineamenti appaiono delicati e le labbra ben modellate, dando forma a un’indole vivace ma carica di una particolare severità di fondo. Tra i tanti ritratti dell’artista che ci sono pervenuti, questo è quello che meglio è in grado di delineare, oltre ad una bellezza e una dolcezza fuori dal comune, il carattere fiero, caparbio e volitivo della giovane Clara. 

Clara Wieck.

Questo deciso contrasto colpirà non poco Franz Liszt, celebre compositore che, nel 1854, di lei scriveva: “Quando ascoltammo Clara Wieck, diciassette anni fa a Vienna, ci trascinò nel suo mondo poetico, nel quale essa aleggiava in una carrozza miracolosa tirata da scintille luminose e rialzata da piccole ali delicate, ma briose e prismatiche. I poeti che riconobbero in questa apparizione ridente una figlia della loro patria, educata sulle stesse rive e nutrita dello stesso polline di fiori, spargevano davanti a lei perle e canti e festeggiavano questa beniamina della loro stirpe, che somigliava, con il suo sguardo acuto e accorto che si guarda intorno e che sorride stranamente, ad una Naiade taciturna, che nel paese della prosa si sente inquieta”. 

Chi era davvero Clara Wieck? Dopo la morte del marito, Robert Schumann, famoso compositore, di lei ci arriva un’immagine decisamente mitizzata. Clara ci appare come una figura divina, immune da qualsiasi scossa emotiva, sempre impeccabile, una musicista di successo, conosciuta in Europa e non solo, capace di destreggiarsi tra gli alti ranghi, apprezzata e richiesta nei più importanti teatri dell’Ottocento. Qualcosa, però, ci spinge ad andare oltre a questa immagine di perfezione assoluta e a questo quadro di vita idilliaca e invidiabile. Come aveva magistralmente colto Johan Heinric Schramm, Clara era avvolta da un alone di mistero, da una tristezza di fondo, da un’inquietudine incapace di darle respiro. La sua esistenza era costellata da una serie di angosce, di paure non sempre ben identificate e riconducibili ad un motivo ben preciso. 

Robert Schumann e Clara Wieck.

Un grosso aiuto a comprendere cosa si celasse davvero nell’animo e nel cuore della giovane Clara ci viene da una lunga serie di lettere che la giovane si scambiò con parenti, amici e personalità del mondo musicale ottocentesco, primi tra tutti il futuro marito, Robert Schumann.

I due si conobbero in casa Wieck poiché Schumann era allievo di pianoforte del padre di Clara che, all’epoca, era ancora una bambina. Dopo una serie di lettere e promesse mantenute, si sposarono non appena Clara compì ventun anni di età. Suo padre, mostrando una certa avvedutezza di fondo, si mostrò sempre sfavorevole alla relazione e ancor di più al matrimonio, ma nulla bastò ad ostacolare il loro amore. Con il passare degli anni Clara, che aveva dimostrato talento e altissime doti artistiche iniziando ad esibirsi come pianista nelle platee più importanti d’Europa a soli nove anni, venendo considerata una enfant prodige, riscuotendo grande ammirazione e acclamata dalla critica del tempo, abbandonò la carriera concertistica e si limitò a comporre.

Dalle sue lettere e dai suoi scritti capiamo quanto questa scelta sia stata dettata dal suo cuore e dalla volontà, quasi inconscia, di mettersi da parte per fare emergere il grande genio di Robert. La situazione si complicò ulteriormente quando Schumann iniziò  a dare segni visibili di squilibrio mentale, fino ad essere ricoverato in una clinica psichiatrica dove morì nel 1856. Da quel momento, Clara si dedica interamente a pubblicare l’opera omnia di Robert, mettendosi ancora una volta da parte, continuando ad ignorare la sua intima essenza al fine di far brillare di luce il defunto marito. A sostenere Clara durante la malattia e dopo la morte di Schumann è un giovane compositore e direttore d’orchestra: Johannes Brahms. Quello che sappiamo del loro rapporto ci arriva dalle poche lettere rimaste intercorse tra i due. Brahms non manca mai di spingere Clara a riprendere la sua carriera, la invita a ravvedersi, a riprendere in mano la sua vita. Il rapporto si fa sempre più fitto e, come accade ancora oggi, le malelingue iniziano subito a ricamare storie di tradimento, di amore segreto e clandestino. Il rapporto tra i due andrà avanti per più di quarant’anni. 

Clara Wieck e Johannes Brahms.

Clara morirà nel 1896, Brahms meno di un anno dopo. Di comune accordo, prima di morire, per paura che la loro relazione venisse ulteriormente equivocata, distrussero quasi tutte le loro lettere. Tra quelle che restano, ce ne arriva una molto importante: subito dopo la morte del marito, Clara scrive ai suoi figli del suo rapporto con Johannes, della sua importanza nella sua esistenza e li esorta a non ascoltare le calunnie sulla loro presunta relazione.

Un giornalista inglese dell’epoca scrive: “I moderni biografi si interrogano sulla rozza, irrilevante questione del loro eventuale rapporto sessuale, come se solo i due corpi che si incontrano stabiliscano il grado dell’amore. Ogni volta che ascolto gli Intermezzi di Brahms, invece, io li immagino seduti in un giardino, in una fioritura tardiva di rose, e nere cascate di foglie, lasciando che sia l’orizzonte a parlare per loro, senza permetterci di spiare le loro parole d’amore”.

Clara Wieck.

Pare quindi che sia destino di Clara quello di essere attorniata da un alone di mistero. Il suo essere fragile, impaurita e tormentata rimane una costante della sua esistenza, ma mai prese una forma decisa e spiegabile. Forse è stato proprio Brahms l’unico designato e in grado di capire l’animo inquieto della bella e dolce Clara. Questa storia ci lascia con l’amaro in bocca e pieni di interrogativi che mai troveranno la loro risposta, ma, forse, era proprio quello che Clara desiderava e, allora, va bene anche a noi.

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