Banksy raccontato ai più piccoli

Nell’era della corsa alla visibilità nessuno meglio di Banksy è riuscito a fare dell’anonimato la propria forza; dell’invisibilità il detonatore della propria creatività. Fausto Gilberti lo racconta ai più piccoli con un nuovo libro “approvato” dallo stesso celebre artista.

Dopo aver visto come ha passato il lockdown in compagnia della moglie e come ha festeggiato la riapertura della tube di Londra, l’ultima notizia a proposito di Banksy è il risultato del trittico “Mediterranean Sea View”, battuto da Sotheby’s a Luglio 2020 per quasi 2,5 milioni di euro e il cui ricavato andrà ad un ospedale palestinese. Per i mezzi di informazioni è impossibile non occuparsi delle provocazioni artistiche e delle campagne, molto concrete, di solidarietà portate avanti da Banksy, come l’ultima in collaborazione  con “Love Welcomes” per cui ha ideato uno zerbino cucito in parte con  il tessuto dei giubbotti di salvataggio abbandonati nel Mediterraneo. Anche gli editori di libri non possono ignorare il fenomeno Banksy, anzi  sempre più ragazzi e adolescenti sono talmente affascinati che per gli iscritti ai social network è difficile non condividere video o immagini che vengono pubblicati sul profilo ufficiale. E poi c’è tutta una produzione di gadget e oggetti vari con le iconiche immagini tratte dalle opere dello street artist.

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Per chi volesse “spiegare” Banksy a nipoti e/o figli, il consiglio è quello di acquistare un simpatico libro appena pubblicato in Italia ad opera di Fausto Gilberti. L’artista bresciano,  grazie alla casa editrice Corraini, continua il suo personale racconto dell’arte cominciato con Piero Manzoni, seguito da Pollock e Klein, e poi da Duchamp, Lucio Fontana e Yayoy Kusama. Questa volta è toccato allo street artist nato a Bristol di cui si hanno pochissime informazioni sicure.

 

Il racconto, disegnato e scritto da Fausto Gilberti, è affidato a Banksy in prima persona (che ha approvato il libro attraverso il suo pest control office) e parte dalle origini della sua passione per i graffiti elencando poi tutte le “bravate” organizzate nel corso degli anni. Banksy ricorda quando ha fatto vendere le sue opere su una bancarella da un venditore ambulante o ha guidato un camioncino carico di peluche mentre era resident artist a New York. Poi narra di quando ha disegnato in Cisgiordania sul muro di separazione beffando addirittura l’esercito israeliano, di quando ha appeso una sua opera al Louvre e in altri musei importanti eludendo la sicurezza e le telecamera di sorveglianza o di quando nel 2015 ha dato vita al parco giochi più triste della storia: Dismaland.

Il libro, scritto anche in inglese e quindi ottimo per esercitare la lingua di Banksy, potrebbe essere visto come l’inizio di un divertente gioco per bambini e ragazzi, una caccia all’uomo per continuare a ipotizzare chi si possa nascondere dietro un nickname ormai tra i più conosciuti: una rockstar? un collettivo artistico? un’agenzia pubblicitaria?

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Mentre c’è la corsa alla visibilità, tra like e commenti per diventare un po’ famosi potrebbe essere interessante leggere la storia di successo di qualcuno che fa dell’anonimato il detonatore della propria creatività e dell’invisibilità la propria forza. Il Banksy di Gilberti assomiglia molto al supereroe della porta accanto, capace di combinarne di tutti i colori e di far parlare di sé tutti i media ma alla continua ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo.

Salvatore Ditaranto

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