Mantova, La Briglia di Dio. Due giovani artisti tra poesia e voodoo

Getting your Trinity Audio player ready...

Due giovani artisti che si muovono tra Parigi, Avignone e Mantova. Kevin e Anna sono alla ricerca della strada per la bellezza attraverso la spiritualità. Un viaggio a due, un vero paso doble tra Kevin Brazzi e Anna Mattiuzzo, coppia nella vita e nell’arte.

Il fil rouge è la relazione umana, quella della coppia e quella spirituale un cammino che si intreccia, infatti, nei lavori di Kevin Brazzi troviamo spesso la cosiddetta coppia degli eletti che è all’origine della vita.

Anna Mattiuzzo indaga sui legami umani, l’iconografia è quella classica dei testi biblici del primo cristianesimo che però vengono resi attuali per parlare all’uomo contemporaneo e l’artista stessa si lascia guidare dalle immagini che, come ha detto, prendono forma di fronte a lei.

Kevin ha realizzato un abito da sposa “ideale” per la sua compagna – si è diplomato, infatti, in Scenografia e Costumi all’Accademia di Venezia dove si è innamorato di Anna, che si è diplomata invece in Pittura sempre a Venezia – “lo indosserà quando ci sposeremo dopo che avrò divorziato da tutti gli altri, mi sposerò con lei cinque volte. Questo lavoro è anche un inno alla natura, e votivo come tutti i miei lavori”, ci spiega l’artista.

Lacci e una ragnatela, intrecciano due opere di Kevin e Anna, che nella simbologia voodoo – seguita da Kevin, il suo lavoro, infatti, è contaminato da varie spiritualità e varie religioni – è protezione, ma può diventare anche una trappola. “Raffigura”, ci racconta Anna, “la divinità voodoo della pietà, il grande capriccio del bambino che non può accettare il male del mondo perché non lo capisce”.

Come si svolgono le vostre giornate?

Kevin: Noi lavoriamo insieme, per la maggior parte del tempo riflettiamo, anche se spesso siamo separati, siamo come la trama e l’ordito. Abbiamo relazioni di stile sotto varie profondità mettiamo in valore questa, a volte appare di più il contrasto a volte la somiglianza. I soggetti spesso sono gli stessi anche se trattati diversamente.

Anna: Viaggiamo sulla stessa visione con due approcci diversi, che molto spesso si compenetrano. Il Nostro è un dialogo con due modi diversi di vivere lo spirituale; infatti, la nostra mostra si chiama “La Briglia di Dio” (in corso ora a Mantova nella Casa del Mantegna, ndr), perché entrambi abbiamo una connessione forte con lo spirituale che è visto in modo generale, ma si addentra anche nelle religioni.

Che tipo di religioni?

Kevin: Io ho molto studiato il voodoo, ma la mia compagna un giorno mi ha fatto notare che i miei lavori avevano qualcosa di animista, la religione animista è fondata sulla forza del pensiero, secondo me questa sarà la religione del futuro.

Come nascono i tuoi lavori?

Kevin: Tutti i miei quadri sono guidati, nel senso che io, quando lavoro, sono in uno stato di concentrazione molto potente, rifletto sul soggetto, penso leggo e poi nel momento in cui arrivo davanti alla tela, soprattutto quelle di grandi dimensioni, mi sento come una marionetta che viene mossa, guidata da uno spirito intelligente (presente in tutti noi), che sorpassa l’ego. Sono realizzate con gesti dinamici, caotici e vitali.

Che tele usi solitamente?

Kevin: Sono tutti lenzuola dei morti, perché mi hanno regalato tantissime lenzuola, come anche i miei vestiti: porto solo abiti di morti.

Anna Mattiuzzo, “Cinque zone occupano il cielo di queste una rosseggia sempre di sole corrusco 2”2022, matita sanguigna su carta, Ph. Claudio Buoli

Cosa è preponderante nel tuo lavoro?

Kevin: Varie religioni diverse, in un quadro troviamo ad esempio i due genitori archetipici che segano in due un Cristo, immaginato come un uomo stella, come una creazione del cosmo, il big bang che si fa uomo-scimmia darwiniano, che è quasi uno Zaratustra. La coppia degli eletti, presenti poi in molti miei lavori, che rappresentano l’amore, la forza dell’amore.  Il voodoo usa solo la testa, perché è l’unica cosa che conta per l’uomo e come tutte le antiche culture tagliavano la testa ai morti, la imbalsamavano e la esponevano, così nei miei dipinti, ma anche nelle sculture, è la testa ad essere presente.

Anna: Forte il rapporto con il pensiero poetico perché io scrivo, il modo in cui lavoro è influenzato dal mio pensare poeticamente; quindi, rimane tutto molto analizzato ma impalpabile. È una ricerca sulla natura umana, parto da un’iconografia classica che voglio utilizzare per fare in modo di spostare lo sguardo, di guidarlo. I miei Adamo ed Eva presi dai testi biblici del primo cristianesimo, non vorrei che si vedessero nel senso classico ma piuttosto in quello che per me simboleggiano e cioè la relazione, la coppia.

Kevin Brazzi, “Il Diavolo”, 2020, olio su tela, Ph Claudio Buoli

Hai anche realizzato e ripensato l’Antigone

Anna: Ho riscritto l’Antigone, studiando il testo di Sofocle e la psicologia dei vari personaggi. Mi sono concentrata su tutte le sfaccettature psicologiche della protagonista e ho ricreato un contesto nuovo tra il comico e il tragico. Ho immaginato questo paese dove c’è un coro di polli ognuno con una personalità propria, ispirandomi all’oggi, con dei tic dei modi di muoversi ripetuti, che simboleggiano i limiti anche di pensiero. Antigone rappresenta la diversità, la voce fuori dal coro, ma ha anche ha bisogno del contatto con chi gli sta intorno. Ha bisogno di essere riconosciuta, è anche lei integrata, ma non abbandona la sua diversità, risvegliando la diversità degli altri. Però la tragedia si gioca sul fatto che c’è una mancanza di dialogo effettivo, un’incomprensione che si evince nel testo con i differenti modi di utilizzare il linguaggio. È una traduzione del linguaggio aulico nelle suggestioni di una favola popolare. L’eroina greca è raffigurata come un agnello sacrificale. Il coro è costituito da polli, in batteria, allevati con opinioni omologate. Ho realizzato anche i bozzetti per la realizzazione scenica con l’idea che possa essere rappresentata anche con pochi mezzi economici.

Kevin, ho notato che i tuoi lavori non hanno un telaio, come mai?

Kevin: Ho l’impressione che li imprigioni, che li sigilli come una cassa da morto, che mi fa molta paura, anche la gente che vive in una sola casa mi fa molta paura: “la casa è la cassa da morto”, diceva Steiner. Così invece l’opera si espande come un abbraccio, scende e ha questa barbarità che io apprezzo molto. E poi mi dà un senso di libertà. Come dicevo prima sono lenzuola, perché io non dormo e quindi preferisco usarli per i miei lavori.

Che materiale usate?

Kevin: Io mescolo molti materiali, vernici per cancelli, per le stufe, del caffè, fiori, la terra. Nel suo stabilizzarsi, il lavoro prende ricchezza dalla materia usata. Usare solo l’olio rende il lavoro triste.

Anna: Negli ultimi lavori ho usato le sanguigne, con innesti e matite colorate tutto su carta.

Insieme ideate anche gioielli?

Si, lavoriamo insieme a questi gioielli che (mi dicono i due artisti, rispondendo quasi all’unisono) sono quasi sculture, realizzate con materiali vari, dai più preziosi ai più semplici.

Un esempio della loro produzione di gioielli è una grande broche dove una rondine vera impagliata, ma morta di morte naturale – tengono a precisare gli artisti – tiene un grappolo d’uva di topazi nel becco, segno di prosperità e buon augurio.

Anna Mattiuzzo, “Il Giglio delle valli in mezzo ai rovi”, 2023, Olio su carra, Ph Claudio Buoli

Quali sono gli artisti che vi hanno ispirato?

Kevin: Più che rifarmi ad artisti in particolari, io ho dei grandi amori: uno è James Ensor, che ho amato fin da bambino, avevo visto una imitazione in un museo a Mantova, dove sono cresciuto, e a quattro anni ho scelto di riprodurlo. La raffinatezza di quest’artista, che ha qualcosa di veneziano per il tocco, per l’acqua, per la malinconia, non tanto nelle maschere ma nel modo di dipingere. È un artista che vive sull’acqua e tutti gli artisti che vivono sull’acqua hanno un’altra dimensione. Io stesso ho vissuto un po’ sull’acqua e un po’ sulla terra, perché per otto anni ho vissuto a Venezia. Per le religioni antiche gli dèi sono nelle falde acquifere, dentro il cuore della terra.

Per Ligabue, ci dice invece Anna, ho una stima molto particolare perché trovo che abbia una profondità, un nero che esce in questa pastosità dei suoi quadri, una sorta di stregoneria, che vedo anche nei i suoi cerchi.

Il pozzo è un altro incontro delle due anime, ci spiega Anna, nel corso dell’esposizione, costruiranno, infatti, presso la Casa del Mantegna, un grande pozzo narrativo dedicato al romanzo Il Monaco di Antonin Artaud: un assemblaggio di diverse sculture figurative in terracotta e smalti vòlto a esemplificare la nostalgia e la verità dei preromantici.

“Questa mostra”, concludono Kevin Brazzi e Anna Mattiuzzo, “è un elogio al lato “wagneriano” dell’opera, all’immortalità del messaggio, del senso votivo e pregno di emozione; la catarsi, la sofferenza e la fertilità del caos”

L’esposizione presso Casa del Mantegna e Palazzo del Plenipotenziario di Mantova è visitabile fino al 26 novembre. Il Catalogo disponibile in occasione del finissage verrà presentato da Achille Bonito Oliva, Sergio Zanichelli, Francesca Baboni, Stefano Taddei, che ne hanno scritto i testi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno