La tecnologia 3D aiuta l’arte

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Tre esempi interessanti di come la tecnologia 3D abbia aiutato a preservare la rilevanza storica delle opere d’arte

Quando sentiamo parlare di 3D e arte pensiamo automaticamente al futuro, alla sperimentazione e all’innovazione.

Questa tecnologia, invece, può incontrare anche opere e oggetti che vengono dal passato ed essere d’aiuto per preservare la loro rilevanza storica.

A partire da riproduzioni digitali di opere esistenti o perdute, fino alla stampa 3D usata per ridare vita a oggetti antichi – questi sono tre esempi interessanti di come questa tecnologia contemporanea sia un ottimo mezzo per mantenere il contatto con il nostro passato.

I Fregi del Partenone tornano a casa in versione 3D

Di recente l’Institute for Digital Archeology (IDA) ha ricevuto lamentele legali da parte del British Museum per il suo recente progetto che prevede la ricostruzione 3D dei Fregi del Partenone, le opere oggetto di contesa tra il museo inglese e la Grecia. 

Nonostante non sia legalmente vietato fare riprese 3D delle opere all’interno del British Museum, in questo caso la questione è più complessa. Infatti, l’IDA ha in progetto di destinare le riproduzioni digitali al Museo dell’Acropoli di Atene così che possano essere esposte di fronte al monumento da cui sono state rimosse nel 1817. 

La tecnologia 3D viene, così, in aiuto della Grecia e si inserisce nel contesto di una delle più antiche e celebri dispute di restituzione.

Davanti al continuo rifiuto del British Museum di rimpatriare i fregi si pone l’innovazione dell’IDA che ha come missione quella di sfruttare la tecnologia per estendere al massimo il potenziale educativo dell’arte.

Riproduzione 3D dell’Arco di Palmyra a Washington D.C. Courtesy IDA

L’Arco di Trionfo di Palmyra torna in vita

Non è la prima volta che l’IDA segue un progetto simile. Nel 2016 è stato sviluppato un modello 3D dell’Arco di Trionfo di Palmyra, il monumento romano del III secolo che è stato distrutto dai militanti dell’ISIS.

Per la ricostruzione è stata usata una combinazione di stereoscopia, 3D rendering e 3D machining.

Il modello alto quasi 7 metri è stato esposto per la prima volta a Londra a Trafalgar Square e ha poi viaggiato tra New York City, Washington D.C., e Dubai.

Una piccola replica è stata acquisita dal Victoria & Albert Museum di Londra. Il piano per il futuro è riuscire a portare la riproduzione 3D in Siria.

Da sinistra a destra: Sedia prima del trattamento di conservazione. Sedia dopo il trattamento. Jean-Baptiste-Claude Sené, about 1785 – 1790, France. Museum no. W.7-1956. Courtesy Victoria and Albert Museum

La stampa 3D in soccorso alla sedia di Maria Antonietta

È proprio il Victoria & Albert Museum il protagonista di questo episodio, perché le tecniche di mappatura e stampa 3D sono servite a concludere il restauro di una delle sedie provenienti dagli appartamenti privati di Maria Antonietta nel Castello di Saint-Cloud. 

La sedia è stata realizzata nel 1788 da Jean-Baptiste-Claude Sené e poi dipinta e decorata da François Chatard.

Nel 1956 giunge al V&A e nel 2015 è stato deciso di sottoporla a un processo di restauro che le restituisse la forma autentica.

La tecnologia 3D è venuta in soccorso dei restauratori quando si sono ritrovati a dover ricreare l’intaglio della sedia che era stato danneggiato e parzialmente rimosso.

Per riprodurre la parte mancante è stato fatto un calco della parte intatta e poi creata una riproduzione speculare in formato digitale.

Four stages in attaching and gilding the new 3D printed piece. Courtesy Zoe Allen. Fonte V&A Museum

Con una stampante 3D è stato stampato il risultato in un materiale non chimico che non danneggerà il legno originale al contatto.

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