Eco e Narciso: il connubio perfetto tra antico e contemporaneo.

Artuu incontra Bartolomeo Pietromarchi, Direttore del Maxxi Arte.

Giulio Paolini, Eco nel vuoto, accanto al Narciso attribuito a Caravaggio. Foto: © Alberto Novelli

L’impossibile dialogo tra arte antica e contemporanea non è poi così impossibile. È ciò che emerge dall’ambiziosa mostra Eco e Narciso, che celebra l’apertura al pubblico di 11 nuove sale di Palazzo Barberini (Roma).
La rassegna, che nasce dalla collaborazione tra la galleria d’arte antica e il MAXXI (Roma), ha come tema il ritratto e l’autoritratto e disegna un percorso che si snoda tra opere antiche e contemporanee, provenienti dai due musei.
Il titolo della mostra ci rimanda al mito narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, dove la ninfa Eco si consuma d’amore per Narciso, che la respinge e che morirà annegato, come per punizione divina, nel tentativo di catturare la propria immagine in uno specchio d’acqua.

Il progetto, sostiene Bartolomeo Pietromarchi, Direttore di MAXXI Arte, vuole mostrare come l’arte contemporanea sia in grado di interfacciarsi con i capolavori antichi di Palazzo Barberini. In Italia, prosegue il Direttore, “vi è ancora una grande insensibilità nei confronti dell’arte contemporanea ed è per questa ragione che abbiamo avvertito l’esigenza di lanciare un messaggio forte attraverso questa collaborazione”.

Il percorso espositivo ha inizio sotto la maestosa volta di Pietro da Cortona, che fa da cornice all’opera Le Ore di Luigi Ontani, artista poliedrico e considerato il narciso contemporaneo. Proseguendo con la visita si giunge al Salone Ovale, dove campeggia l’opera simbolo dell’intera esposizione, il Narciso di Caravaggio, che si oppone a Eco nel Vuoto di Giulio Paolini. Il Narciso, aggiunge il Direttore Pietromarchi, “è in realtà un’opera assolutamente moderna poiché racchiude in sé una doppia personalità. È l’immagine speculare del giorno e della notte, della realtà e della finzione; alcuni fra i temi che più si adattano alle ricerche identitarie degli artisti contemporanei”.

L’esposizione si compone di trentotto lavori appartenenti a venticinque artisti tra i quali Richard Serra, Kiki Smith e Stefano Orienti, che sembrano interfacciarsi agevolmente con le opere di grandi maestri come Guido Reni, il Bronzino e Raffaello Sanzio.
Fra i temi esplorati spicca quello di genere. La donna, autrice o ritratta, è infatti la figura predominante della rassegna. Ne è espressione rappresentativa la video installazione Illusions & Mirrors di Shirin Neshat, artista iraniana tra i maggiori fautori dell’emancipazione femminile, che comunica in modo sublime con il famoso ritratto dell’eroina popolare e simbolo della rivoluzione femminile Beatrice Cenci, attribuito a Guido Reni. Le due donne, sottolinea Bartolomeo Pietromarchi, appartengono a due periodi storici ben distinti ma si fanno portavoce del medesimo messaggio. “Siamo di fronte a un dialogo tra passato e presente che trova spazio nella società contemporanea”.

Il percorso espositivo si conclude nella Sala dei Marmi, che un tempo ospitava la collezione d’arte antica della famiglia Barberini, e che oggi vede opporsi il busto di Urbano VIII, realizzato da Gianlorenzo Bernini, agli imponenti ritratti di Giovanni Paolo II e Mao Tse-tung ad opera dell’artista cinese Yan Pei-Ming.

La mostra sarà visibile fino al 28 ottobre 2018.

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