Alex Katz a Milano. Un inno all’amore per la sua musa di sempre, la moglie Ada

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Noi romantici questa non ce la possiamo perdere. La mostra di Alex Katz in programma dal 14 settembre al 7 ottobre da Deodato Arte, a Milano, è un inno all’amore, nello specifico quello per la moglie dell’artista, Ada, con lui da sessantacinque anni (sessantacinque!) e soggetto di un migliaio di ritratti nel corso della loro vita insieme. L’idea dello sguardo dell’artista che ti determina, ti trasforma e ti rende immortale è molto golosa per noi ragazze, in effetti, ma non è detto che le muse siano sempre fortunate. Per una Gala, adorata e resa mitica (e mistica) da Salvador Dalí fino ai limiti della decrepitezza, per una Marta (Marzotto) ritratta compulsivamente in sottoveste e calze nere da Renato Guttuso, c’è un esercito di signorine a cui non è andata tanto bene. Da Dora Maar, per esempio, che il buon Picasso si divertiva a far piangere per poi ritrarre il suo volto rigato di lacrime, alla povera Elizabeth Siddal, beatificata e cornificata dal suo Dante Gabriel Rossetti; dalla sventurata Jo Nivison, che Edward Hopper ha voluto come modella fino a un’età veneranda con il solo scopo di risparmiare denaro – e che non si peritava di correggere, smagrire, sbiondire e truccare come una squillo in una sorta di perverso e crudele Photoshop – fino all’onorevole Cicciolina, trasformata dal marito Jeff Koons in una Barbie dalle seduzioni virginali (!), portata alla Biennale e poi abbandonata nelle tragiche spire di un divorzio ad armi spianate.

Ada #4 by Alex Katz, Litografia ad edizione limitata, Courtesy of Deodato Arte

E poi c’è Ada Del Moro, classe 1928, intensa bellezza italiana (la sua famiglia è originaria dell’Abruzzo, suo padre è scappato negli Usa perché antifascista) che su un americano come Alex Katz, ancorché di origini russe, non può che avere l’effetto di uno tsunami. Si conoscono nel 1957, a un concerto di Billie Holiday, lui si innamora perdutamente e comincia a ritrarla. I capelli scuri, gli occhi grandi e profondi, il portamento elegante, lei “buca lo schermo”, come si dice, anche nei dipinti più recenti in cui il viso – appena assottigliato, ma inaccessibile agli insulti del tempo – è incorniciato da lunghi capelli grigi.

Ada racconta che all’inizio, quando lui la studiava così da vicino che pareva volerla annusare, lei era al tempo stesso imbarazzata e sedotta. Lui, ancora oggi, dice di lei che “se appena fosse stata un po’ più alta avrebbe scalzato Miss America. È perfetta, così bella da fermare il traffico”.

Una coppia splendente, nei ritratti in cui l’artista si mostra al fianco della moglie: entrambi belli come divi del cinema. E lui, a modo suo, bello lo è ancora a novantasei anni, di quel fascino caparbio e intramontabile che solo certi uomini intellettualmente superiori possiedono. Forse anche perché racconta – almeno, a novant’anni ancora lo diceva – di frequentare regolarmente la palestra e di sottoporsi a lunghe camminate ogni giorno per mantenersi in forma e riuscire ad affrontare anche le tele più gigantesche.

Ada #2 by Alex Katz, Serigrafia ad edizione limitata, Courtesy of Deodato Arte

Ha dipinto la bellezza assoluta, Alex Katz, nel paesaggio prima e poi soprattutto nel ritratto, incurante di un mood artistico che cercava di trascinare il gusto verso l’estetica scomposta e spesso disturbante delle neoavanguardie, regalandoci un mondo pulito, splendente, senza retropensieri, scandito in grandi campiture piane, intriso di una luminosità che sembra promanare dai soggetti stessi, nato dallo studio assiduo della grande arte del passato (Picasso e Matisse, soprattutto, amati profondamente e in cui l’artista si divertiva a rintracciare il dato astratto), imparentato con l’estetica semplificata della Pop Art e vicino per temperamento, anche, alla grafica pubblicitaria, che Katz spesso cita senza complessi tra le sue fonti d’ispirazione. La sua arte è la raffigurazione bidimensionale di un sogno di perfezione in cui si annida sempre, però, un minuscolo seme d’inquietudine; negli sguardi, magari, o nella ripetizione modulare di un soggetto che dà alla tela suggestioni cinematografiche; oppure in quella sorta di sigillato silenzio che ricorda certi scorci hopperiani.

Ada #8 by Alex Katz, Serigrafia ad edizione limitata, Courtesy of Deodato Arte

Le opere in mostra oggi da Deodato sono lo spaccato di un’intensità, di uno sguardo sul viso dell’amata ai limiti dell’ossessione. Si tratta delle serigrafie di due portfolio, uno del 2017 e l’altro, recentissimo, del 2022. Primi piani che tagliano il volto a una sezione fatta solo di una bocca morbida con la chiostra perfetta dei denti e di uno scorcio della mano; oppure l’inquadratura è dominata dalla grana della pelle e da uno sguardo reso in pochi tratti, due pennellate a suggerire malizia, o malinconia. Istantanee di un amore, a colori o giocate solo sul bianco e sul nero. E mentre le osserviamo avvertiamo, proprio come Ada, la potenza dello sguardo dell’artista.

Le altre muse, sconosciute, nel mondo dell’arte

Muse, soggetti fonte eterna d’ispirazione, o veri e propri partner creativi, complici anche nell’arte, che sono entrate anche esse di diritto nella storia dell’arte. Conosciamo già le muse più famose dell’arte, da Gala Dalì a Lee Krasner per Jackson Pollock e Doora Mar per Pablo Picasso. Vediamo invece 4 storie meno conosciute, che come Ada Del Moro, hanno dato un forte contributo allo sviluppo dell’arte contemporanea.

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