Addio Erwin Olaf, fotografo che “ha visto la bellezza in ogni persona”

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Il fotografo olandese Erwin Olaf è morto a 64 anni, all’artista era stato diagnosticato un enfisema nel 1996. La morte di Olaf è stata annunciata dalla sua pagina ufficiale di Instagram, la dichiarazione del suo studio diceva che aveva ricevuto un trapianto di polmone qualche settimana fa, poi si era sentito male e purtroppo non aveva risposto alla rianimazione cardiopolmonare.

Erwin Olaf è nato nel 1959 a Hilversum, nei Paesi Bassi. Si era iscritto alla scuola di giornalismo di Utrecht, ma alla fine aveva scelto la fotografia. Negli anni Ottanta, Olaf fotografò la scena delle feste di Amsterdam e documentò il nascente movimento di liberazione gay. Ben presto, però, iniziò ad abbandonare la tradizionale pratica della fotografia documentaria e ad abbracciare la fotografia di scena: le sue prime fotografie documentarie apparvero su pubblicazioni queer olandesi e occasionalmente sono state scattate su commissione per gruppi LGBTQ come il COC.

Una volta che queste immagini iniziarono a circolare in modo più ampio, venne notato il grande talento di Olaf.  Nei suoi scatti ha affrontato questioni come il sesso, il desiderio, la bellezza, la violenza e la libertà accompagnandoli con la propria visione unica con la quale ha mosso critiche incisive nei confronti dell’ipocrisia della società e dei tabù. Lucidamente ha saputo mescolare linguaggi quanto mai eterogenei, restituendo lavori che sono radiografie impeccabili dell’immaginario contemporaneo. Nonostante la diversità e frammentarietà di contenuti, è riconoscibile lo stile unico di Olaf, che fa da filo conduttore, caratterizzato dalla provocazione, dalla fantasia, l’erotismo, la satira e l’umorismo che si vedono nelle tante serie realizzate, tra cui ricordiamo la provocazione di “Chessmen” (1987/88), il nero raffinatissimo di “Blacks” (1990), l’ironia di “Mature” (1999), la sperimentazione satirica in “Royal Blood” (2000) l’atmosfera sospesa in stile anni Cinquanta di “Hope” (2005), l’enigmatica “Berlin” (2012) fino alle ultime serie “April Fool” e “Im Wald”, entrambe del 2020, dove l’artista ha affrontato il tema della fragilità dell’esistenza proprio durante il periodo del Covid.

“Erwin Olaf ha visto la bellezza in ogni persona”, ha dichiarato Taco Dibbits, direttore del Rijksmuseum, commentando la scomparsa del fotografo. “È stato una figura chiave nella storia per il suo attivismo e il suo ruolo nella comunità LGBTQIA+, nonché un fotografo che ha definito il suo mezzo espressivo nei Paesi Bassi. Un artista di straordinaria grinta, la sua attenzione ai dettagli non ha eguali”. 

“Un fotografo unico, dal talento eccezionale e un grande artista”: con queste parole il re dei Paesi Bassi Willem-Alexander e la regina Máxima Zorreguieta hanno ricordato Olaf, che aveva lavorato come ritrattista ufficiale per la famiglia reale olandese. Nel 1998 e nel 2001 Olaf vinse il Leone d’argento per la pubblicità a Cannes per le campagne di Diesel e Heineken. Una sua foto fu scelta come manifesto della Biennale di Valencia 2001. A marzo 2023, Olaf aveva ricevuto dal Re olandese Willem-Alexander la medaglia d’onore per l’arte e la scienza dell’Ordine della Casa d’Orange, un riconoscimento destinato agli individui che ottengono risultati eccezionali nel campo dell’arte e della scienza.

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