Sgarbi: “Ecco come sarà il mio Mart2 a Rovereto”

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Una seconda sede del Mart a Rovereto. È la nuova idea di Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura e tutt’ora Presidente del Mart, che ci racconta la sua proposta: “Un Mart 2 all’ex Anmil (sede dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro di Rovereto situata sulla montagna di fronte alla città, rimasta da anni in stato di abbandono e spesso considerato un “ecomostro”, ndr), che diventerebbe il deposito del Mart, dove finirebbero le opere che abbiamo e che non riusciremo mai ad esporre”, ci dice. Ma non solo: sarebbe un desposito, ma insieme anche una seconda sede del museo. “Propongo una forma di fruizione nuova, che valorizzerebbe finalmente tanti capolavori di artisti come Morandi, Burri, Fontana, che qui sarebbero finalmente visibili”. 

Quello immaginato da Sgarbi è un progetto ambizioso che trae spunto dalla lettura del piano della Provincia Autonoma di Trento per i musei nell’ambito della ricerca di nuove strutture ad uso magazzino per le realtà espositive presenti sul territorio, programmazione che fa esplicito riferimento all’esempio di Rotterdam, dov’è stato aperto Depot, il più grande deposito d’arte aperto al pubblico. Il presidente del Mart vorrebbe quindi mettere in atto un percorso simile a quello intrapreso in Olanda dal Museum Boijmans Van Beuningen, da cui sono stati reperiti i beni necessari alla realizzazione del maestoso deposito-museo.

All’interno di questa prospettiva si muove la suggestione che vorrebbe trasformare l’ex Anmil in una sede distaccata del Mart. Sgarbi, a seguito di un sopralluogo proposto dagli uffici del Patrimonio Trentino, dice: “partendo da quello che resta di questo frammento architettonico intendo chiamare architetti per realizzare un progetto per trasformare quello che doveva essere una clinica per reduci, caduti, persone che erano in qualche modo invalide, in un luogo dedito alla cura di un’altra invalidità che è quella dell’opere d’arte che devono essere restaurate e custodite”. Le funzioni principali di questo futuro secondo polmone del museo, dalla collocazione bucolica immerso nel Bosco della Città, dovrebbero includere: “deposito, restauro, spazio espositivo, un’ala attrezzata per ospitare residenze artistiche e volendo un’area indirizzata alla formazione”.

L’edificio, disegnato nel 1966 dall’architetto Luciano Perini (i lavori, iniziati nel 1968, vennero interrotti per mancanza
di risorse e per la liquidazione dell’Anmil, per cui ancora oggi è in stato di abbandono, ndr
), è stato giustamente definito da Sgarbi “un’architettura notevole e quindi meritevole di recupero”. Una colossale struttura di cemento armato su tre piani, 36mila metri cubi, composta da due edifici principali dalle linee curve lasciati a se stessi dalla fine degli anni Sessanta, a dimostrare l’incredibile talento italiano nello sprecare risorse già esistenti.

All’apparenza il secondo Mart potrebbe sembrare un’idea azzardata, forse un sogno, eppure deriva da un’esigenza concreta. Il deposito interrato del Mart, un caveau sotterraneo che ospita migliaia e migliaia di opere di proprietà e in concessione da collezioni private, è ormai al completo. Giunti a questo punto bisogna affrontare le stringenti necessità dalla sede espositiva “pericolosamente” vicina a ricevere altre donazioni, affidi e acquisizioni. In aggiunta, va considerata la prossima scadenza del contratto di affitto che il Mart ha stipulato, fin dalla sua apertura, con un privato per un magazzino sito in comune limitrofo. Contratto che ha fruttato al proprietario dell’immobile già 1,2 milioni di euro, soldi che il museo potrebbe risparmiare gestendo in autonomia le aree di deposito.

Attualmente il magazzino si trova diviso in due sedi, un locale in affitto a Volano e uno spazio apposito all’interno del museo, nelle quali sono conservate tra le 18 e le 20 mila opere d’arte. Una cifra impressionante se si considera che solo il 15% delle opere del Mart sono ad oggi esposte, eppure non parliamo di opere minori stipate in un angolo. Quando chieediamo al Presidente Sgarbi quale fosse il calibro degli artisti in magazzino e cosa si possa trovare all’interno della collezione non in mostra, ci risponde: “Di tutto, da Morandi, a Carrà, a Depero, a Fontana, a Burri, fino ad Hermann Nitsch”. Si tratta di opere inestimabili, dei più grandi nomi dell’arte contemporanea, in grado di attirare svariati visitatori non solo dal territorio, ma anche dall’estero. Archivi, fotografie, dipinti, sculture, installazioni, opere concettuali e tantissimi video, un immenso patrimonio storico-artistico in attesa di essere esposto.

A sostegno della sua proposta, Sgarbi afferma che sarebbe “a costo zero, a parte il recupero della struttura in quanto già proprietà della Provincia autonoma”, perché tutelata dalle Belle Arti per via del diritto d’autore del suo ideatore, scomparso nel 2021. Tuttavia, la struttura è da tempo al centro di un intenso dibattito tra abbattimento e riutilizzo, riconversioni in area verde o fruizione alternativa degli spazi. Quella di Sgarbi è solo una delle tante proposte volte alla riqualificazione dell’ex Anmil: immaginata prima come un’accademia di canto lirico, poi come una clinica privata e solo ora come succursale del Mart. Negli anni sono state presentate svariate stime sui costi di un eventuale ripristino, tutte succedute senza ordine. I motivi? Sempre i costi. Le proposte presentate per ora si aggiravano tra i venti e i trenta milioni, senza contare altrettanti investimenti volti alla costruzione di servizi, sottoservizi, impianti e strade di accesso. Eppure Sgarbi si dichiara estremamente positivo riguardo al progetto e la sua accoglienza da parte del Presidente della provincia, Maurizio Fugatti, e dell’assessora alla cultura Francesca Gerosa: “Ho già parlato con loro, il sindaco e gli assessori e c’è stata un’unanime valutazione positiva della proposta, che io personalmente ho chiamato Mart2”.

Entusiasmi a parte, i fattori economici sembrano porre dei grossi ostacoli al sogno di Sgarbi, ma solo il tempo saprà dirci se i bisogni del più importante museo della città, o meglio della Provincia autonoma di Trento, uniti al sogno di una seconda sede innovativa, che riunisca deposito e sede espositiva, saranno sufficienti a dare il via ai lavori.


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