Il Carnevale e la sua influenza sull’arte contemporanea dal Novecento ad oggi 

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Maschere, balli, sfilate, teatro, parate e travestimenti caratterizzano i festeggiamenti tipici del Carnevale, un’usanza che celebra la fine dell’inverno profondamente legata ai riti pagani come le Dionisie dell’antica Grecia o i saturnali romani. La festa assume la forma di un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali per lasciare spazio al rovesciamento dell’ordine e in passato rappresentava un rinnovamento simbolico, un collegamento tra sacro e profano.

Follia, scherzi e dissolutezza sono le caratteristiche principali del Carnevale che hanno influenzato e affascinato la cultura visuale e letteraria. Le maschere e i travestimenti, in particolare quelli ispirate alla commedia dell’arte, sono state oggetto di studio per molti pittori dal Rinascimento fino all’età moderna. Il Novecento fornisce numerosi esempi di opere d’arte dedicate alla festa e alle sue maschere, oggetti con la magica facoltà di celare la realtà e rivestirla di nuovi significati. Possiamo affermare che esista un vero e proprio topos iconografico centrale nell’arte della prima metà del XX secolo. 

March Chagall, Carnevale notturno, olio su tela, Museo d’arte contemporanea di Caracas, 130×162 cm, 1963

Esposte nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo è possibile ammirare quadri come: «Arlecchino Pensoso» (1901) di Pablo Picasso, dipinto giovanile appartenente al periodo blu, «Il carnevale di Arlecchino» (1924-25) capolavoro di Joan Mirò e il «Carnevale notturno» (1963) di Marc Chagall, quadro misterioso ed onirico dalle tinte tenebrose ricco di riferimenti popolari legati alla terra d’origine. Affianco a questi famosi esempi possiamo citare il «Carnevale di Venezia» di Ugo Rossi, realizzato nel 1949, allegra scena di festa ambientata nei pressi di Piazza San Marco capace di congelare l’esuberanza delle celebrazioni per descrivere la bellezza e la ricchezza dei costumi, mostrando una particolare attenzione al colore che sembra rifarsi alla brillante tavolozza del manierista Pontormo. 

Ugo Rossi «Carnevale di Venezia», olio su tela incollata su tavola, Venezia, cm 138×383, ca. 1949

Arlecchino, la maschera più celebre nella tradizione popolare italiana, riesce ad insediarsi anche nella produzioni di uno dei maestri dell’Arte Povera, Pino Pascali. L’artista le dedica un’opera unica nella suo catalogo, chiaramente ispirata alle avanguardie di inizio secolo e prodotta con tecnica mista e collage su carta fotografica, nella quale Arlecchino appare sospeso tra i gioiosi colori del costume e lo sfondo nero, restituendo un senso di ambiguità che si adatta perfettamente al personaggio: servitore allegro e buffo, ma anche astuto e spietato, capace di ingannare e sbeffeggiare il proprio padrone. 

Pablo Picasso, Arlecchino Pensoso, olio su tela, Metropolitan Museum of Art, New York, 82,7×61,2 cm, 1901

Esiste una lunghissima tradizione musicale popolare legata al Carnevale, non stupisce quindi la scelta da parte del pittore e teorico cubista Juan Gris di rappresentare un attore della commedia dell’arte mentre suona la chitarra travestito da Arlecchino. Maschere ed attrezzi di scena diventano spesso metafora dei personaggi della commedia sostituiti dai loro attributi. È il momento di calma dopo la fine dello spettacolo ad essere raffigurato nell’opera “Strumenti e costumi” (1956) di Angelo Urbani, conosciuto sopratutto come scenografo e costumista teatrale, spostando il fulcro della composizione sugli strumenti che suggeriscono silenziosamente allo spettatore l’accaduto. 

Tutt’ora la festa continua ad esercitare una forte capacità attrattiva nei confronti di fotografi e artisti internazionali che riconoscono nella libertà e nella follia del Carnevale un soggetto dalle illimitate possibilità espressive. Ne è un esempio Cartiê Bressão, artista che da anni ha intrapreso un percorso di ricerca dedicato alla reinterpretazione della celebrazione ponendosi alcune stravaganti interrogativi. Come sarebbe stato il blocco bauhaus al carnevale carioca all’inizio del secolo scorso? Cosa sarebbe successo se l’eclettico regista cileno Alejandro Jodorowsky avesse trascorso un carnevale a Rio?

Cartiê Bressão «Artficial Carnivals», opera d’arte digitale prodotta con l’ausilio dell’AI, Brasile, 2023

Pubblicista e fotografo, Bressão documenta da anni i festeggiamenti del carnevale, ma solo di recente ha iniziato ad usufruire delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. Utilizzando software in grado di costruire immagini partendo da una descrizione testuale, e apportando alcune modifiche ai risultati ottenuti, ha trasportato il Carnevale brasiliano nell’immaginario di diverse correnti artistiche e autori dell’arte contemporanea. 

Rimanendo in Brasile, la cui tradizione legata al Carnevale è globalmente nota, citiamo le opere di Rafael Bqueer, artista che si è imposto nel panorama della performance brasiliana. Il suo lavoro è permeato dalle tematiche di genere, dall’esigenze promosse dalla decolonialità e dal forte attivismo politico, traendo ispirazione dalla danza e della cultura drag. Recuperando dalla strada palloncini, festoni ed addobbi decorati con paillettes e lustrini ha prodotto l’installazione «Bocca che mangia tutto» (2022), che richiama un evento noto come il Carnevale di Rio e allo stesso tempo sostiene la lotta della comunità LGBTQ+ elevando ad opera d’arte oggetti e props immediatamente riconducibili all’estetica queer. 

AIR, installazione ambientale, IDEM Studio, installazione site specific, dimensioni variabili, Paratissima, Cavallerizza di Torino, 2023

In conclusione, torniamo in Italia per scoprire l’installazione itinerante AIR (2022), un monumento costituito interamente da coriandoli che intende essere allegoria stessa della pittura creando una tavolozza variopinta e multiforme pronta a conquistare con la sua euforia spazi espositivi e location esclusive. L’opera è stata ideata e prodotta di Idem Studio, gruppo torinese nato dalla collaborazione degli artisti Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi e Angelo Spatola, uniti dalla volontà di sperimentare insieme nuove linee di ricerca e materiali in un processo collettivo di costante contaminazione. 

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