Svitlana Tereshchenko, un festival per promuovere la cultura ucraina

Svitlana Tereshchenko è una figura di spicco nel mondo della moda e ora promotrice culturale. Nata in Ucraina, Svitlana è arrivata a Milano nel 1996 per studiare all’Accademia di Brera, ma dopo solo un anno, ha deciso di seguire la sua passione per la moda, creando il suo brand Tak.Ori e collaborando con rinomati brand come Valentino, Marni, Loro Piana, Ralph Lauren e Vionnet. La sua vita, come quella di tutti gli ucraini, ha però subito un cambiamento radicale dopo il 24 febbraio 2022, quando i bombardamenti russi su Kharkiv, dove vive sua sorella con la famiglia, l’hanno costretta ad affrontare una nuova realtà. Ha tagliato i suoi lunghi capelli castani, ha abbandonato la moda, e ha iniziato a studiare e scoprire la storia, l’arte e la cultura del suo paese natale.

Recentemente, Svitlana ha conosciuto Luciano Tellaroli, che da molti anni organizza eventi culturali presso il Circolo Filologico Milanese. Sin dal primo incontro, tra loro c’è stata una grande intesa: Luciano, con il suo entusiasmo e le sue idee, ha proposto inizialmente una serata dedicata all’Ucraina. Tuttavia, dopo aver ascoltato i racconti di Svitlana sulla storia, l’arte e la letteratura ucraina, hanno deciso di organizzare un evento di cinque giorni per esplorare a fondo queste tematiche.

Così è nata la prima edizione del festival “Ucraina è Ucraina”, in programma dal 27 al 31 Maggio al Circolo Filologico Milanese. Un nome che esprime chiaramente l’orgoglio e l’identità di un grande paese libero, indipendente e democratico con la propria cultura, etnia, lingua e storia. Per questo noi di Artuu abbiamo deciso di intervistarla per scoprire i retroscena di questa bellissima iniziativa.

Svetlana Tereshcenko

Svitlana, ci può raccontare come è nata l’idea del Festival “Ucraina è Ucraina”? Qual è stata l’ispirazione principale per questa iniziativa?

Da quando si è cominciato a parlare dell’Ucraina, mi sono accorta che la gente non ne sapeva praticamente nulla nel migliore dei casi. Nel peggiore, avevano l’idea dell’Ucraina solo come “il granaio d’Europa”. È come presentare l’Italia in un luogo del mondo dove non la conoscono (ad esempio, se andassimo sulla Luna, un viaggio che pare essere possibile in un futuro prossimo) e descrivere l’Italia ad extraterresti parlando solo di pasta, pizza e mandolino come caratteristiche principali di questo paese. Certo, sono aspetti importanti. Ma, da italiano, per presentare il tuo paese parleresti come prima cosa di di Dante, Michelangelo, Leonardo, Verdi.

Allo stesso modo, l’Ucraina, pur essendo un paese politicamente giovane, è una civiltà antica con oltre 7000 anni di storia, una cultura, un’arte e una musica classica ricchissime, e sono una parte integrante del patrimonio culturale mondiale, ma che fino a ieri sono rimaste invisibili. Ho deciso che la mia missione, e quella dell’associazione Boristene che ho creato a questo scopo, è semplicemente dare voce alla mia amata Ucraina e presentarla e raccontarla alla mia altrettanto amata Italia.

Il caso fortunato mi ha fatto conoscere Luciano Tirarolli, il direttore degli eventi del Circolo Filologico Milanese, che si è subito appassionato all’idea. Lui è un uomo di grande cultura e ha organizzato tantissimi eventi culturali. Perciò c’è stata un’intesa a prima vista. La questione era solo mettere tutto insieme, riunire gli ospiti eccellenti ucraini e quelli italiani.

La scelta della Sala Liberty del Circolo Filologico Milanese è molto evocativa. Cosa rappresenta per voi questa location e quale atmosfera sperate di creare per i partecipanti?

La sala Liberty si adatta perfettamente a ciò che andremo a presentare e a raccontare. Se visitate le città ucraine, da Leopoli a Černivci, che per 600 anni sono state parte degli imperi Austriaco, Tedesco e Polacco, vedrete molti edifici in stile liberty. Questo stile fa parte della cultura ucraina. L’Ucraina, essendo (e la geografia non inganna) in Europa, non poteva non seguire lo stesso percorso di sviluppo culturale. Ma parleremo anche del barocco ucraino, che critici d’arte e gli storici mondiali ha considerato uno stile particolarmente bello con caratteristiche ben precise ed individuali. Parleremo anche di tante altre cose.

L’Ucraina sta attraversando un periodo storico molto complesso. Quanto è importante, secondo lei, promuovere eventi culturali come questo in un momento così difficile?

Ha toccato un tasto dolente. Purtroppo, per tanti anni, una propaganda massiccia è riuscita a convincere il mondo che l’Ucraina fosse una parte minima e non così importante di un qualcosa più grande e significativo. E purtroppo, nei 33 anni da quando l’Ucraina esiste come stato libero riconosciuto da tutto il mondo, è stato fatto molto poco, quasi niente, da parte ucraina per raccontare al mondo la verità.

Uscendo dalla situazione economica e politica disastrosa che ci ha lasciato in eredità il sistema sovietico, senza menzionare i milioni di ucraini morti nei Gulag e altri campi siberiani (dove venivano spesso semplicemente assassinati l’intellighenzia e la classe intellettuale ucraina), il popolo ucraino, e purtroppo neanche i nostri governi, non si sono preoccupati di raccontarsi e farsi conoscere dal mondo. Questo è stato un errore gravissimo! Se non si sente parlare di qualcosa, se non la si vede, è come se non esistesse. Allora, chi è malintenzionato e vuole approfittarne può girare la situazione a suo favore. E il risultato è evidente.

Se il mondo, almeno negli ultimi 30 anni dell’Ucraina indipendente, avesse conosciuto la nostra meravigliosa musica classica, i nostri scrittori con i loro eccellenti romanzi, così europei e anche la storia della nostra lotta per la sopravvivenza e per il salvataggio non solo della nostra identità e cultura, ma della cosa più naturale al mondo che un popolo ha il diritto di avere – la nostra lingua! Durante l’impero zarista e l’impero sovietico ci sono state oltre 142 leggi e circolari che limitavano o vietavano l’uso della lingua ucraina, bruciando Bibbie e libri scritti in ucraino (e purtroppo questa pratica che loro usano anche oggi nei territori occupati).

Ecco, se il mondo avesse conosciuta la vera Ucraina avrebbe capito che l’Ucraina con la sua storia antica e cultura europea, e il suo patrimonio culturale, ha praticamente creato e influenzato l’impero zarista , che per il 90% fino il XIX secolo era composto da etnie e popoli asiatici. Oggi sarebbe stato molto più difficile attaccare un paese europeo la cui storia, cultura e arte fanno parte del patrimonio mondiale. Perciò, sono convinta che promuovere e raccontare la cultura è la cosa più importante oggi e sempre! Anche per prevenire le guerre.

Yaroslav Hrytsak

Il festival presenta una varietà di eventi che spaziano dalla storia all’arte, dalla musica alla letteratura e al cinema. Come avete selezionato i temi e gli ospiti di questa prima edizione?

Sono i temi direi più comuni per qualsiasi festival di cultura. Questa è la prima edizione in cui andremo a raccontare praticamente tutto da zero. Cominceremo dalla storia dell’Ucraina per poi passare logicamente all’arte, alla musica, alla letteratura e alla più giovane arte dei nostri tempi – il cinema.

La mia idea iniziale era di coinvolgere solo i professionisti italiani. È più facile parlare e anche fidarsi di qualcuno “dei nostri”, è umano. Ma cercando, ho scoperto che sono pochissimi i professionisti che hanno studiato e conoscono l’Ucraina, appunto per i motivi che raccontavo prima. L’Ucraina era vista come una parte insignificante, piccola. Ed oggi, quando gli storici, i critici d’arte, i politici o anche semplicemente le persone interessate stanno scoprendo che tutto è stato capovolto, che sono stati creati miti falsi che oscuravano o nascondevano la verità, non se la sentivano di intervenire e presentarsi come esperti di Ucraina. Tanti sono stati sinceri con me: “Svitlana, abbiamo studiato sul materiale che ci è stato fornito dall’Unione Sovietica o dalla Federazione Russa. Non conosciamo la storia vera.”

Ad esempio, per quanto riguarda il cinema ucraino, in Italia c’è un solo esperto, uno soltanto. Massimo Tria, che parteciperà alla giornata dedicata al cinema del nostro festival. Ma anche lui è esperto del cinema contemporaneo, non della storia del cinema ucraino. Massimo conosce personalmente molti registi, e le registe oggi sono al fronte, nelle trincee “anziché sul red carpet di Cannes o Venezia che meriterebbero alla grande!” come dice Massimo.

Still dalla Performance di Alissa Marchenko

Perciò, sono andata dai miei amici ucraini e ho chiesto loro di darmi una mano. Insieme con Luciano, che si occupava della parte italiana, abbiamo creato una bellissima energia fra i nostri partecipanti. E sono molto felice di come sta uscendo questa prima edizione di “Ucraina è Ucraina”. Mi auguro che fra 20 anni ci siano tantissimi esperti di Ucraina e che i nostri due paesi facciano scambi culturali in modo costante e consolidato.

Come descriverebbe l’evoluzione della cultura ucraina negli ultimi decenni, e quali sono gli elementi che ritiene più significativi?

Negli ultimi 10 anni, nonostante l’invasione russa in Donbass e l’annessione della Crimea, l’Ucraina stava avendo uno sviluppo economico notevole. Nell’arte e nella cultura, i giovani di oggi stavano esplodendo in tutto il loro splendore. Tanti anni di oppressione, persecuzioni e divieti della cultura ucraina, perché per il Cremlino era “troppo cosmopolita e troppo europea”, oggi stavano tornando ai loro passi. Quando saranno tradotti (e questa è anche un’altra missione e compito di Boristene) i romanzi degli scrittori ucraini dal XIX secolo ad oggi, ci meraviglieremo della loro bellezza e della loro vicinanza alla letteratura europea!

Nei tempi del terrore rosso negli anni ’30, un poeta di Kharkiv, Mykola Khvyliovyi, disse il motto: “Via da Mosca!” Già allora i visionari capivano che l’Ucraina doveva tornare sui propri passi europei per salvarsi e per sopravvivere. Khvyliovyi, ovviamente, fu fucilato. Il sistema terrorista non tollerava la diversità o il desiderio di appartenere a un altro popolo che non fosse sovietico.

Il nostro festival, in cinque serate, ha l’obiettivo di far conoscere il mondo ucraino semplicemente raccontando ogni tema che è stato scelto. Secondo me, le persone arriveranno da sole alle conclusioni. Noi siamo solo la voce, la voce che racconta il bellissimo patrimonio dell’Ucraina.

Ci sono stati momenti particolarmente memorabili o aneddoti interessanti durante la fase di preparazione del festival che vorrebbe condividere?

Come memorabile io lo sento e lo vivo ogni momento. Stiamo organizzando e andremo a raccontare per cinque giorni consecutivi qualcosa che prima non si è mai visto né sentito. Stiamo vivendo questa esperienza con il nostro team, composto da ragazzi ucraini meravigliosi: la mia collega e coautrice Nadia Pereviznyk, un’attivista e politologa diplomata in istituto Europeo e nella NATO, e i suoi tecnici e ingegneri che hanno creato tutto il materiale visivo e tutta l’estetica delle nostre presentazioni, lavorando dalle trincee nelle pause di tregua. dove oggi si trovano sul fronte a combattere per la liberta e per la democrazia. Volodymyr, studente di economia all’Università Bocconi, ha creato il nostro sito rubando il tempo alla preparazioen per gli esami. Le mie amiche professoresse e giornaliste ci fanno la traduzione simultanea dei nostri professori e docenti. I ragazzi studenti degli universita di Milano e di Monaco di baviera faranno gli assistenti durante le serate. L’aperitivo inaugurale ci ha ommagiato una giovane signira ucraina che ha un ristorante a Milano.

Tutte queste persone capiscono l’importanza del momento. Siamo uniti, investendo il nostro tempo e il nostro impegno perché ci crediamo e perché vogliamo raccontarvi quanto sia bella la cultura ucraina e quanto meravigliosa sia l’Ucraina. Tutti i nostri amici italiani, da Luciano, alle ragazze del Circolo Filologico, a Daniele il tecnico che organizza tutto il supporto tecnico, e il mio amico Flavio che ci ha creato una “piece of art” al posto del palcoscenico, Paolo Rolla che aiuta non solo a noi ma anche altre associazioni nella nostra missione non facile, sono parte di questa avventura. E last but not least, ci sono i nostri sponsor, veri mecenati come una volta, che non traggono alcun beneficio economico da questo evento ma hanno dato i loro contributi per fare questo sogno la realta, sono i nostri amici imprenditori ucraini . E si sono uniti intorno la nostra idea , ci credono e capiscono l’importanza di iniziare a parlare e di raccontare. Sono i visionari. Vediamo il futuro del nostro paese fra 10, 20, 100 anni.

Vogliamo che gli italiani, ai quali tutti noi vogliamo molto bene e che amano il bello, amano l’arte finalmente vedano la nostra bellissima Ucraina alla luce del sole e inizino a conoscerla e ad apprezzarla . Chi ha conosciuto l’Ucraina, chi è stato in Ucraina, chi ha capito l’Ucraina non può fare a meno di innamorarsene!

Per concludere, cosa si augura per il futuro del festival “Ucraina è Ucraina” e quali sono i suoi sogni e ambizioni per le prossime edizioni?

Il mio sogno o meglio il nostro programma per i prossimi 20 anni creare i collegamenti culturali fra Italia e Ucraina. Creare le colaborazioni fra i teatri, musei, gallerie, fra i musicisti, e gli artisti in tutti campi possibili. Abbiamo così tanto in comune che non potete immaginare! Di la verita non non bisogna immaginare basta voler sapere e conoscerci reciprocamente. Slava Ucraina! Viva l’Italia!

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