Basquiat: il Re del mercato dell’arte contemporanea del 2018

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Per anni dominata da Picasso e Warhol, la vetta della classifica dell’artista più venduto dell’anno è ormai salda nelle mani di Jean-Michel Basquiat. Parola di Artprice.

Ma con tutto quello che capita nel mercato dell’arte contemporanea, com’è possibile tenere sotto controllo la situazione e  comprendere quali siano gli artisti in crescita e quali in calo, quali i più venduti e quali i flop dell’anno? Una risposta ci arriva da Artprice, società francese leader mondiale indiscussa tra le banche dati sulle quotazioni e gli indici dell’arte. Semplificando, la piattaforma raccoglie i risultati d’asta della stragrande maggioranza delle aste del pianeta. I dati raccolti e rielaborati ci danno appunto trend, indici e classifiche, che ogni buon art dealer consulta assiduamente per restare sempre aggiornato sul mercato. Mercato, quello dell’arte contemporanea, che nonostante gli anni di crisi continua a registrare un’incredibile crescita.  E New York, di questo settore, resta la piazza principale.

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Per anni i primi posti della classifica di Artprice sono stati occupati dai due nomi più altisonanti dell’arte del ‘900. Chi se non Picasso e Warhol potevano godere del primato di artisti più venduti e influenti del mercato dell’arte? Fino al 2010 la loro posizione di veri Re del mercato dell’arte contemporanea non era stata messa in discussione se non poche volte, da qualche capolavoro impressionista o colpo di scena dal mercato contemporaneo asiatico. Finché proprio il pupillo di Warhol, Jean-Michel Basquiat, iniziò a scalare prepotentemente le posizioni della classifica degli artisti più venduti e desiderati dal mercato dell’arte contemporanea. Nel 2018, dopo alcuni anni di tira e molla il report annuale di Artprice parla chiaro: c’è un nuovo sceriffo in città. A trent’anni dalla sua morte Basquiat è il primo artista del mercato dell’arte. A lui si riferiscono 20 delle 100 più alte aggiudicazioni dell’anno. Il 20% insomma. Record personale dell’anno corrente va a “Flexible” del 1984, battuto alla cifra di $45,315,000 presso la casa d’aste Phillips di New York.

Basquiat, Flexible, 1984.

Basquiat in pillole. Jean-Michel Basquiat (1960-1988) iniziò nelle strade di New York dipingendo i suoi graffiti firmati SAMO (Same Old Shit). La sua storia inizia da Brooklyn, siamo negli anni della musica rap e del graffitismo clandestino. Si sperimenta e si crea l’arte nelle periferie, si beve e si assumono sostanze. In un locale di SoHo, quartiere oggi molto chic all’epoca frequentato dagli artisti, nel 1978, mentre vende cartoline da lui stesso illustrate entra in contatto con Andy Warhol che ne apprezza subito il tratto ruvido e naif. All’interno della sua Factory, Warhol introduce Basquiat alla scena artistica di rilievo. L’artista, nonostante l’influenza di Warhol, resta distante dalla Pop Art patinata e mantiene la propria autenticità, riuscendo a portare il graffitismo dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte. In pochi anni raggiunge un successo straordinario, diventando il primo artista afroamericano negli States riconosciuto dal mercato. La sua breve vita è stata segnata da eccessi di ogni genere: momenti di pura poesia alternati ad abiezioni.

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La sua arte in pillole. La sua arte è rabbiosa e a tratti rancorosa, i colori accesi dal segno incisivo. Il suo mondo è popolato da simboli tribali, scritte e figure infantili simili a guerriglieri inseriti in un contesto urbano sfumato nell’astrattismo. Altro elemento che contraddistingue l’arte di Basquiat è l’utilizzo di parole inserite sia come parte integrante della figurazione, sia come sfondo, spesso cancellate per richiamarne l’attenzione. Il simbolo che lo contraddistingue è la corona, che quasi auspica ed anticipa la sua sovranità artistica. Nella New York degli yuppies Basquiat rappresenta un momento di rottura, in un’America che ancora non aveva risolto le sue contraddizioni, come l’odio razziale nei confronti della comunità afroamericana di cui egli stesso faceva parte. Le sue opere sono lo specchio di una società alienante di cui egli era espressione; paragonava spesso l’arte ad un ring su cui combattere. Quando i suoi quadri raggiunsero quotazioni milionarie le sue fragilità interiori presero piede, il successo tanto bramato gli apparve come una menzogna ed iniziò a dissipare i suoi guadagni. Morì in seguito ad overdose all’età di 27 anni, lasciando dietro di sé un gran numero di opere. I suoi dipinti neo-espressionisti sono quotati oggi decine di milioni di dollari. La sua arte, il suo segno viscerale restano profondamente attuali anche a distanza di tempo.

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