Fenomenologia dell’esistenza artistica nell’era Digitale: William Kentridge a Venezia

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L’Arsenale Institute for Politics of Representation a Venezia presenta una mostra dell’artista sudafricano William Kentridge, conosciuto per i suoi film d’animazione che mescolano narrazione poetica con un intenso stile grafico, le sue sculture che esplorano la memoria, e i suoi lavori nel mondo dell’opera e del teatro che toccano temi profondi sulla condizione umana.

La mostra, intitolata “Self-Portrait as a Coffee-Pot”, si basa su una idea semplice ma profonda, e si sviluppa attraverso nove video di trenta minuti ciascuno, invitando il pubblico a riflettere su cosa significhi essere un artista nell’era digitale della nostra società. Kentridge esamina come le nostre identità online possano sembrare divise e composte da diversi avatar e identità digitali, offrendo un’analisi visiva su come i media influenzano chi siamo. Il progetto è realizzato in collaborazione con la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, con la quale Kentridge condivide un lungo rapporto di lavoro e stima.

MUBI, un servizio di streaming dedicato al cinema d’autore, ha ottenuto i diritti globali di streaming per una serie, ampliando così la sua disponibilità su internet. Questo passaggio segue l’obiettivo dell’artista di riflettere su come il web influenzi le nostre libertà individuali e collettive. Nonostante il progetto abbia una forte componente digitale, la mostra a Venezia pone l’accento sull’importanza dell’esperienza fisica nell’arte, ricreanado l’ambiente dello studio di Johannesburg dove sono nate queste opere, sottolineando l’importanza del contatto diretto con l’arte.

Self-Portrait as a Coffee Pot Drawing 2011

Venezia, città storica ma culturalmente dinamica, riflette i temi di perdita e ritrovamento esplorati nell’opera che, influenzate dal periodo della pandemia, esprime un senso di isolamento ma anche una creatività che supera i limiti fisici per esplorare nuovi ambiti del pensiero. Kentridge affronta temi come la memoria e l’oblio, utilizzando la storia e il luogo per indagare su identità personali e collettive. Le sue opere, prive di utopie ma ricche di satira, mostrano la vita come un processo continuo di cambiamento e incertezza.

Un elemento centrale della mostra è l’interazione tra arte visiva, musica, danza e grafica, che Kentridge considera esercizi per la mente, volti ad arricchire il nostro essere in un’epoca di iperconnessione che minaccia le nostre capacità cognitive ed emotive. Durante la Biennale di Venezia, Kentridge e Christov-Bakargiev presenteranno i Midnight Whiskey Talks, una serie di incontri di approfondimento con ospiti speciali, trasmessi in diretta streaming. Inoltre, Kentridge terrà una conferenza presso l’Università Ca’ Foscari, offrendo ulteriori spunti su questo complesso lavoro artistico.

Venezia, ancora una volta, si conferma culla dell’avanguardia artistica, ospitando la mostra di un creatore che, con sensibilità, si spinge nell’esplorazione di quella terra incognita dove la persona e l’artista si trovano, si scontrano, e forse, si riconoscono.

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