Torino e lo Stile Liberty: un legame candidato all’Unesco

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Il percorso del capoluogo piemontese come Città Patrimonio Mondiale Unesco per il Liberty prende il via con una grande mostra a Palazzo Madama e molti tour dedicati tra centro e periferia.

L’idea è nata nel 2022 e si è concretizzata ad ottobre di quest’anno con la grande mostre intitolata “Liberty. Torino Capitale”, visitabile fino ad inizio giugno 2024. Un centinaio di opere in un percorso espositivo promosso da Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino, dalla SIAT (Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino) e da MondoMostre, per coadiuvare l’ingresso della città nel RANN di Bruxelles. Ovvero il “Réseau Art Nouveau Network”, nato nel 1999 per riunire una serie di istituzioni e città dal ricco patrimonio Art Nouveau con l’idea di costituire una rete europea di cooperazione e studio dell’argomento. Insomma, un primo passo per poi candidare Torino a patrimonio UNESCO dello Stile Liberty. Le cinque sezioni della mostra di Palazzo Madama ruotano tutte attorno al concetto di metamorfosi, intesa a livello estetico, sociale e politico e sono state curate da Beatrice Coda Negozio, Roberto Fraternali, Carlo Ostorero, Rosalba Stura e Maria Carla Visconti.

Mostra Liberty a Palazzo Madama.

Del resto Torino, con la sua intrinseca eleganza ed il suo fervente spirito artistico, si è da subito rivelata una culla ideale per lo sviluppo di questa corrente che in Europa ha assunto nomi differenti: Jugendstil, Modern Style, Art Nouveau, Modernismo tanto per citarne alcuni. L’Art Nouveau emerse alla fine del XIX secolo in risposta all’opulenza e alla rigidezza dell’epoca vittoriana, caratterizzandosi per le linee fluide, gli ornamenti floreali e l’uso innovativo dei materiali. Divenne ben presto simbolo di modernità e libertà artistica, diffondendosi rapidamente soprattutto nei paesi e nelle regioni che rivendicavano una maggiore autonomia culturale. Insomma, si caratterizzò a tutti gli effetti come un trend ante-litteram che investì quasi ogni ambito della quotidianità dell’epoca, per poi altrettanto velocemente attenuarsi, a partire dal 1906, e scomparire quasi del tutto durante la Prima Guerra Mondiale. 

In questo racconto Torino riveste un ruolo particolare in quanto lo stile ribattezzato in Italia come Liberty si diffuse più tardi rispetto ad altre nazioni europee: per la precisione a partire dall’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna del 1902. 

Il movimento trovò nel capoluogo piemontese una cornice ideale per la manifestazione dei nuovi valori del progresso e soprattutto una nutrita borghesia industriale capace di commissionare nuovi edifici, oggi diventati capolavori architettonici che delineano il volto della città. 

Per menzionarli tutti non basterebbero decine di pagine, perciò noi di Artuu abbiamo pensato ad un mini tour in 10 tappe significative.

Soffitto Palazzo Poste e Telegrafi

1) Palazzo delle Poste e dei Telegrafi – Via Alfieri n.10 

Progettato dall’ufficio tecnico municipale e edificato tra il 1905 ed il 1911, conserva sulla facciata principale e negli ambienti di rappresentanza opere dello scultore Edoardo Rubino, autore anche dei mosaici interni, e dell’architetto Giulio Casanova. Stupefacente il soffitto del vano d’ingresso. 

2) Caffè Torino – Piazza San Carlo n.204

Il capoluogo piemontese, si sa, è la patria delle caffetterie storiche dal fascino senza tempo grazie a specchi antichi, lampadari d’epoca, boiserie, tappezzerie di raso e prelibatezze tipiche come il noto “bicerin”. Tra queste spicca il Caffè Torino che al suo interno conserva una magnifica scala elicoidale che porta ai piani superiori, dotata di una ringhiera a girali in ferro ed illuminata da un’immensa vetrata. Aperto nel 1903 all’incrocio tra Via Alfieri e Via Roma, negli Anni Trenta del Novecento il Caffè Torino si spostò nella sede attuale, recuperando alcuni elementi del vecchio sito.

3) Villino Raby – Corso Francia n.8

Commissionato nel 1901 da Michele Raby al famoso ingegnere ed architetto Pietro Fenoglio, uno dei massimi interpreti italiani dello Stile Liberty, conserva elementi desunti dalla scuola architettonica e decorativa francese e da quella belga. Stupefacenti le parti in ferro battuto e i decori in lito cemento alla cui progettazione collaborò anche l’architetto Gottardo Gussoni.

4) Casa Fenoglio-Lafleur – Via Principi d’Acaja n.11

A pochissima distanza dal Villino Raby sorge uno degli emblemi della stagione liberty torinese, non a caso progettato da Pietro Fenoglio stesso come sua abitazione privata. In realtà la famiglia Fenoglio vi rimase ben poco e l’edificio venne venduto all’imprenditore francese Lafleur. Esternamente l’attenzione di chi lo vede per la prima volta viene attirata soprattutto dai bow window: un particolare tipo di finestratura non allineata al muro, ma aggettante. Casa Fenoglio-Lafleur si trova nel quartiere di San Donato: un’area ad alta densità di edifici in questo stile assieme al confinante quartiere di Cit Turin. 

5) Casa Maffei – Corso Montevecchio n. 50

Commissionata da uno dei più importanti agenti di cambio dell’epoca all’ingegner Antonio Vandone di Cortemiglia, stupisce per i suoi balconi ed il magnifico ingresso.

6) Casa Crescent – Corso Re Umberto n.67

La casa a “mezzaluna”, da qui deriva il suo nome, richiama scenografie fantasiose e fu realizzata nel 1911 su progetto di Genesio Ermanno Vivarelli

7) Portone del Melograno – Via Argentero n. 4

Non solo magnifici edifici, ma anche dettagli che fanno la differenza: è il caso del portone in ferro battuto su cui sono scolpiti due alberi di melograno, ricchi di foglie e frutti, all’interno di una cornice in stile floreale. Non è un caso che il progetto, datato 1907, sia di Pietro Fenoglio.

8) Fontana dei Mesi – Parco del Valentino

In realtà tutto il Parco può essere considerato una vera e propria cassa di risonanza delle Stile Liberty e la fontana è una delle opere più significative. Costruita ben prima dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna del 1902 è un curioso esempio del mix tra eclettismo accademico ed apertura alle novità stilistiche e tecniche. 

9) Casa Florio – Via Bertola n.20

Non passa di certo inosservato grazie ai suoi bow window, alle splendide vetrate e alle decorazioni in facciata l’edificio all’angolo tra Via San Francesco d’Assisi e Via Bertola. Progettata nel 1901 da Giuseppe Velati Bellini, Casa Florio rientra nel progetto urbano di riqualificazione del centro storico torinese, iniziato intorno al 1880. 

10) Palazzo Bellia – Via Pietro Micca n.4

Come la Fontana dei Mesi anche il palazzo, non lontano da Piazza Castello, rappresenta una delle prime sperimentazioni tra eclettismo e Stile Liberty. La sua costruzione fu portata a termine tra il 1892 e il 1898.

Queste 10 tappe offrono solo un assaggio di quanto la città abbia da offrire a coloro che desiderano immergersi nella bellezza di uno dei più straordinari periodi artistici. Tanti sono anche i tour organizzati e le guide turistiche esperte a cui potersi rivolgere. 

Del resto Torino, più di molte altre città italiane, per una congiuntura di motivazioni, ha davvero abbracciato con entusiasmo il movimento all’inizio del XX secolo, trasformandosi oggi in un vero e proprio museo a cielo aperto del Liberty. Chissà che anche l’UNESCO non se ne renda presto conto. 

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