Quando nel 1961 prova a proporre a diverse case editrici il suo primo romanzo, ci mette un po’ a trovare attenzione. E’ Cesare Zavattini a rendersi conto che dietro quella storia di guerra e di crudeltà, di morti ingiuste e di bambine rimaste sole, dove i nomi erano stati modificati perché la verità non suonasse troppo atroce, c’erano due vite speciali.
Uscirà nel 1961, Il cielo cade, diventando in breve un classico della letteratura italiana e poi, più avanti, nel 2000, un film con Isabella Rossellini. E facendo sì che la strage nazista di Rignano si inscrivesse nella storia italiana come una delle imperdonabili cicatrici della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi l’autrice del romanzo, Lorenza Mazzetti, e la sua gemella Paola sono le protagoniste di una delle mostre che celebrano quest’anno il Giorno della Memoria, al Memoriale della Shoah di Milano (piazza Edmond J. Safra 1) fino al 25 febbraio. After Images racconta le due sorelle a settant’anni dalla tragedia. Tredici scatti delicati, lirici, firmati da Eva Krampen Kosloski (figlia di Paola), che raccontano le due donne nel luogo che le ha viste felici, bambine, e poi mute testimoni dell’annientamento di tutto ciò che era rimasto loro al mondo. Nelle immagini il gioco intrigante della sovrapposizione, dagli effetti stranianti e onirici, si enfatizza nella somiglianza speculare dei due soggetti, così come la delicatezza con cui è ritratta la vecchiaia – al momento degli scatti le due sorelle, oggi entrambe mancate, avevano ottantacinque anni – si sposa con la fascinazione dei muri sbrecciati, con la sensazione di memorie remote.
Una, Lorenza, è diventata regista e scrittrice, l’altra, Paola, psicoterapeuta e pittrice, entrambe strappando la vita a morsi a un destino che si svolgeva intorno a loro come un romanzo, e non mollando mai. Da quel primo giorno di vita, il 26 luglio del 1927, che vede la mamma, Olga, morire di parto e il padre, Corrado, cadere in una disperazione senza scampo. Quindi l’affido a una balia, la scoperta che le piccole erano lasciate sole e la decisione di consegnarle a chi le avrebbe amate: Nina. Cesarina (Nina) Mazzetti è la sorella di Corrado, è sposata con Robert Einstein – primo cugino di Albert – e la coppia ha da poco acquistato una villa a Rignano sull’Arno. Hanno già due figlie: Luce e Annamaria, e a Nina l’idea di allargare la famiglia alle due gemelline sembra perfetta.
Arrivano piccine, a Rignano, e dunque i loro ricordi d’infanzia cominciano lì, nella gioia dell’allegro gineceo formato con la zia, le cuginette e le amiche in mezzo alla natura Toscana.
Poi, il 3 agosto del 1944, l’incantesimo si spezza.
Hitler odia Albert Einstein di quell’odio viscerale che si riserva a chi si sa essere immensamente superiore. Tedesco di origine ebraica, e dunque macchiato dello stigma che per il führer è il più terribile, non solo ha deciso di restare negli Stati Uniti non appena lui è andato al potere, ma ha messo la sua straordinaria intelligenza a servizio del nemico, diventando uno dei simboli dell’antinazismo. E quando Hitler odia, non perdona. Non può colpire Albert, ma la sua famiglia sì.
E’ la sera del 3 agosto 1944 quando un commando delle SS si presenta nella villa di Rignano. Robert è scappato nei boschi, certo che il fatto che sua moglie e le sue figlie non siano ebree basti a salvarle. Quando raccontano l’episodio, a settant’anni di distanza, le due sorelle hanno ancora un nodo alla gola e le voci che tremano. I passi pesanti, le grida degli uomini in divisa, l’interrogatorio – inutile – alla zia per sapere dove fosse il marito, il processo sommario celebrato in cantina a lei e alle figlie, mentre le due gemelle, risparmiate grazie al cognome, aspettano di sopra. E poi i colpi d’arma da fuoco, e la consapevolezza dell’orrore nel momento in cui vedono la sentinella lasciata a fare la guardia alle due ragazze – un ragazzino non tanto più grande di loro – che comincia a tremare.
Restano sole in una casa che viene messa a fuoco, salvate dalla benevolenza dei contadini, senza un soldo, perché il loro tutore legale, nel frattempo, si è mangiato tutto. E sole, caparbie, decidono che devono farcela. Anche per raccontare la loro storia.
Oggi un pezzo di quella storia è a Milano: nelle foto di Lorenza e Paola, ma anche nei video, nelle fotografie e nei documenti raccolti a testimoniare l’evento e i suoi protagonisti. Ci sono anche Robert e Nina, giovani e innamorati, ignari del destino che li aspettava. Robert non resisterà a lungo senza la sua famiglia. Si toglierà la vita meno di un anno dopo l’eccidio, nel luglio del 1945.