Scoperta una “firma chimica” nella Gioconda di Leonardo

Non sono ancora per niente finiti i segreti della “Gioconda” o “Monna Lisa”, il dipinto di Leonardo più famoso e forse l’opera più conosciuta al mondo.

Infatti, secondo una ricerca pubblicata mercoledì sul sul Journal of American Chemical Society, Leonardo avrebbe sperimentato una pigmento nello strato base dell’opera chimicamente sconosciuto dai suoi egregi colleghi contemporanei.

Gli scienziati infatti, attraverso l’ispezione a raggi X di un granello del dipinto, hanno scoperto la presenza di plumbonacrite, un raro composto chimico che ha confermato una teoria di lunga data tra gli storici dell’arte secondo cui Leonardo avrebbe utilizzato polvere di ossido di piombo per addensare e asciugare gli strati pittorici della Gioconda sulla tavola di pioppo.

“Era una persona che amava sperimentare, e ciascuno dei suoi dipinti è completamente diverso dal punto di vista tecnico“, ha detto all’Associated Press Victor Gonzalez, autore principale dello studio e chimico del CNRS francese. Gli scienziati del CNRS, un importante ente di ricerca, hanno collaborato al progetto con storici dell’arte. “In questo caso, è interessante vedere che esiste effettivamente una tecnica specifica per lo strato di base della Gioconda”, ha aggiunto Gonzalez.

L’articolo sottolinea quanto sia stato incredibile anche solo rilevare la plumbonacrite, dati i suoi minuscoli resti: il granello di vernice era quasi invisibile a occhio nudo e gli scienziati hanno esaminato la sua struttura atomica utilizzando i raggi X prodotti da una macchina ultramoderna, il sincrotrone, che accelera le particelle cariche attraverso il magnetismo fino a raggiungere la velocità quasi della luce.

Ma come ha fatto Leonardo ad utilizzare questo composto? Secondo gli esperti, avrebbe semplicemente sciolto la polvere di ossido di piombo in olio di lino o di noci riscaldando la miscela per ottenere una pasta più densa e ad asciugatura più rapida. “Quello che si ottiene è un olio che ha un bellissimo colore dorato”, ha detto Gonzalez. “Scorre come il miele”.

Sebbene rara, questa non è la prima volta che la plumbonacrite viene rilevata nel lavoro degli antichi maestri. Gonzalez e il suo team hanno trovato un dipinto di Rembrandt, suggerendo che le stesse ricette di pittura, o molto simili, sono state tramandate nel corso dei secoli.

“Ci sono molte, molte altre cose da scoprire, questo è sicuro. Stiamo appena scalfindo la superficie”, ha detto Gonzalez. “Quello che stiamo dicendo è solo un tassello in più nella conoscenza“.

Questa scoperta potrebbe avere effetti importanti sul futuro del restauro e della conservazione delle opere d’arte, ma anche svelare una tecnica che ha forse consentito al grande genio di rendere immortale l’impressione fugace della Monna Lisa e del paesaggio.

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