Premio Pritzker per gli architetti: cos’è e perché viene assegnato

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Tra i più alti riconoscimenti, celebra gli architetti che si sono distinti per talento e contributo reso alla comunità.

Noto anche come Premio Nobel per l’Architettura, il Pritzker Architecture Prize è considerato tra i più alti riconoscimenti che un architetto possa sognare di ricevere nel corso della sua carriera.

Il prestigioso riconoscimento internazionale, assegnato fin dal 1979, ogni anno celebra uno o più architetti viventi che si siano distinti non solo per il proprio talento, ma anche per il contributo reso alla comunità attraverso l’arte dell’architettura.

Come recita il Manifesto del Premio infatti, la vittoria è dell’architetto “Il cui lavoro costruito dimostra una combinazione di qualità, di talento, visione e impegno, che ha prodotto contributi coerenti e significativi all’umanità e all’ambiente.”

Il  Pritzker Architecture Prize viene assegnato fin dal 1979. Il primo architetto premiato è stato l’americano Philip Johnson, celebrato per la sua “immaginazione e vitalità incarnati in una miriade di musei, teatri, biblioteche, case, giardini e strutture aziendali” da lui ideati. Tra i suoi progetti più iconici, si ricorda la Glass House a New Canaan.

Si tratta quindi di una vera e propria istituzione del settore dell’architettura. Ma chi ha istituito questo premio così importante e ambito?

L’idea ha preso vita dalle menti dei coniugi Jay e Cindy Pritzker, imprenditori e filantropi originari di Chicago, città in cui non a caso è nato anche il primo grattacielo.

La loro volontà, e quella della Fondazione Hyatt Foundation da loro istituita, era quella di incentivare una maggiore consapevolezza pubblica degli edifici oltre che stimolare la creatività tra gli architetti.   

 Il premio e la premiazione  

Oltre alla gloria e al privilegio di entrare nella Hall of fame degli architetti, il vincitore riceve una medaglia di bronzo e un premio in denaro di ben 100mila dollari.

Il design della medaglia si ispira ai progetti dell’architetto originario di Chicago Louis Sullivan,  riconosciuto come padre e ideatore del grattacielo. Su una delle due facce sono incise tre parole in latino e inglese, che rappresentano un omaggio all’architetto e teorico romano Vitruvio: firmitas, utilitas, venustas, rispettivamente solidità, utilità, bellezza.

Le cerimonie di presentazione e consegna del premio sono itineranti, studiate nel dettaglio e di anno in anno viene scelta una diversa location. Generalmente vengono scelti dei luoghi che rendano omaggio ad architetture di altre epoche oppure opere di precedenti vincitori del premio. 

Il progetto per lo Schützenquartier di Berlino, Aldo Rossi  1992-1998 – Courtesy of Fondazione Aldo Rossi

Architetti italiani vincitori del premio 

Il primo architetto italiano a vincere il Premio Nobel per l’Architettura è stato il milanese Aldo Rossi (1990). Tra i più celebri progetti nazionali e internazionali di arte pubblica e civile da lui realizzati si ricordano il colorato complesso di edifici nello Schützenquartier di Berlino e il progetto per il Cimitero di San Cataldo

La successiva vittoria del premio da parte di un italiano si colloca durante la ventesima edizione del Pritzker Prize: in questa occasione è stato proclamato vincitore Renzo Piano, nome tra i più noti nel panorama contemporaneo.

La Giuria definì così il suo lavoro: “una rara fusione di arte, architettura e ingegneria in una sintesi davvero notevole.” Tra le sue più celebri opere non si può non ricordare quella del Centre Pompidou di Parigi, prestigioso museo di arte contemporanea.

Tutte le donne del Premio Pritzker 

Il campo dell’architettura è stato accostato per secoli al genere maschile piuttosto che a quello femminile. Per quanto le donne abbiano trovato degli ostacoli ad affermarsi e a ricevere riconoscimenti, col tempo le cose sono cambiate.

Nel caso del Pritzker Architecture Prize, ci sono volute ben 26 edizioni per vedere una donna entrare in questo olimpo dei grandi dell’architettura.  

MAXXI, Museo delle Arti del XXI secolo, progetto di Zaha Hadid e del suo studio,  1998-2009, Roma – Courtesy of Zaha Hadid Architects

Il suo nome è Zaha Hadid, architetta di origine irachena e cittadina britannica premiata nel 2004. Tra le grandi opere da lei ideate si ricorda il complesso dell’iconico Museo MAXXI di Roma

Venne così lodata da un membro della giuria, Carlos Jimenez, professore di architettura alla Rice University: “Presa di un’ inimitabile esuberanza grafica e formale, il lavoro di Zaha Hadid ci ricorda che l’architettura è un sifone per le energie collettive, ben lontano dall’edificio solitario, perennemente ignaro della vitalità della città”. 

Dopo la sua importante vittoria, altre due donne si sono distinte, seppur in coppia con altri progettisti e sono le architette Kazuyo Sejima premiata nel 2010 e a seguire Carme Pigem insignita nell’edizione del 2017.

 
 
 
 
 
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Per riscrivere la storia del Premio bisognerà attendere il 2020 con le irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara di Grafton Architects. Le architette, prime a ricevere questo riconoscimento come duo, avevano anche vinto il World Building of the Year nel 2008 con il progetto per il nuovo edificio dell’Università Bocconi di Milano

Il premio, arrivato quest’anno alla sua 42esima edizione, è stato assegnato ad Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, due designer francesi che dal 1987 guidano lo studio Lacaton & Vassal.

Cover Photo Credits: Centre Pompidou Parigi, un fianco del museo detto il “bruco” – Courtesy of Centre Pompidou © Manuel Braun, 2018

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