“Mia madre aveva una Cinquecento gialla”, l’esordio autobiografico di Enrica Ferrara

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“Un esordio dolceamaro su una famiglia che di colpo si ritroverà al centro degli intrighi politici che hanno diviso l’Italia a cavallo degli anni Ottanta

Il passaggio tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta non è stato un periodo facile per la storia italiana, tra gli anni di piombo, il rapimento di Moro e i numerosi intrighi politici che sfoceranno poi nella fine della Prima Repubblica, tra l’inizio e la metà degli anni Novanta. 

È in questo contesto che si colloca la storia di Gina, la protagonista di Mia madre aveva una Cinquecento gialla, edito da Fazi, che racconta la storia della sua famiglia della Napoli bene che improvvisamente vede cambiare completamente la sua situazione. Il padre di Gina, infatti, è un politico democristiano che nell’estate 1980 è costretto ad abbandonare la sua famiglia e a farsi latitante, senza che sia chiaro, nemmeno per Gina, sua sorella e sua madre, se abbia commesso i reati di cui è accusato o meno. 

Gina cresce tra incomprensioni famigliari, difficoltà economiche, amici che non sono più tali nel momento del bisogno e persone che si rivelano validi alleati, ma il desiderio di rivedere il padre, l’eroe della sua infanzia, e di scoprire la verità non l’abbandona mai e la porta a indagare e fare congetture che forse, alla fine, potrà verificare. 

Mia madre aveva una Cinquecento gialla è il romanzo d’esordio di Enrica Ferrara e ha tanto di autobiografico, come spiega lei stessa alla fine della storia. Forse è perché i personaggi della storia sono costruiti o ispirati a individui reali, che appaiono così concreti e verosimili, nei loro punti di forza e soprattutto nelle loro debolezze. 

Il linguaggio narrativo è scorrevole e segue lo sviluppo di Gina, che narra la storia in prima persona. Conosciamo la protagonista in due momenti principali: quando ha dieci anni e la sua vita cambia e, con un bel gioco di flashback e flashforward, che movimenta la storia e nello stesso tempo rende l’idea dell’indagine, quando ha diciassette anni e può prendere effettivamente in mano le redini del suo destino. 

Nonostante sii tratti di un’epoca storica molto vicino a quella contemporanea, sono tanti i fatti e gli eventi che rimangono sconosciuti ai più, ma il contesto in cui si muovono e pensano i personaggi del libro della Ferrara non è mai incomprensibile al lettore, che può non ricordare o conoscere i dettagli, ma percepisce benissimo il senso d’incertezza generale.

Come stabilire se una persona è colpevole o innocente?

Come capire cos’è giusto e cos’è sbagliato, e chi sta dicendo la verità o meno?

Sono tutte cose che Gina deve scoprire da sola, e il lettore con lei.

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