Mauro Reggio, un viaggio onirico nel paesaggio italiano

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Se volete fare come Immanuel Kant che conobbe il mondo senza spostarsi dalla sua Königsberg, allora non vi resta che visitare la personale di Mauro Reggio da Punto sull’Arte a Varese, che in orario solo apparentemente insolito ha inaugurato di sabato mattina (ma la ragione c’è ed è validissima, niente di meglio per gli aficionados dell’arte che vedere una mostra in tarda mattinata e proseguire la gita culturale fuori porta del weekend, per poi magari ri-fare un salto in galleria nel pomeriggio). 

Mauro Reggio, Piazza Esedra, 2023, olio su tela, cm 100×80.

Un-reality è il titolo della mostra di Mauro Reggio che si può vedere fino al 16 marzo e lì hai già tutto: irrealtà ma coi piedi a terra, apparente contraddizione in termini che si riaccompagna al senso di tutte le opere, cioè vedute urbane caratterizzate dal principio del terzo escluso, dove il suddetto terzo escluso sono gli elementi potenzialmente disturbanti che altererebbero l’arredo costitutivo di questi paesaggi urbani. 

Mauro Reggio, Tangenziale, 2022, olio su tavola, cm 15×15.

Quindi: solo edifici, ponti, strade e tangenziali, piazze, palazzi e monumenti, assenza totale di intrusi che vuoi dire umani, zero persone, zero aerei, zero automobili e quant’altro richiami la presenza di creature viventi e/o costrutti che ex post ne testimoniano la presenza a parte le infrastrutture e le opere dell’ingegno, protagoniste silenti per quella che è un po’ la cifra stilistica della pittura di Mauro Reggio. 

Tu chiamala metafisica se vuoi, ma senza muse inquietanti e malinconia portami via: dimenticare Sironi, non è lo stesso campionato e non è nemmeno lo stesso sport e lo ha giustamente evidenziato anche Alessandra Redaelli, autrice del testo a catalogo, che ha presentato la mostra al pubblico la mattina dell’inaugurazione. 

Mauro Reggio, Duomo, 2018, olio su tela, cm 80×80.

La luce nei quadri di Reggio è a volte interstiziale, ricorda la stimmung niccian/dechirichiana (traduzione per il popolo: atmosfera Nietzsche / De Chirico) di un meriggio d’autunno: vedere il quadro Portici di Varese per credere. 

Altrove la stessa luce è psichedelica (fatevi un trip guardando Via del Corso) e un caleidoscopio di colori e lunghe ombre (ogni tanto riappare lo zampino del famoso autoproclamatosi  pictor optimus), come nella serie delle Tangenziali, dove nessuno va a comandare a parte la pittura. 

Mauro Reggio, Ponte Elio, 2018, olio su tela, cm 100×200.

La mostra di Mauro Reggio è un viaggio nelle città d’Italia, da Piazza Duomo a Parma al Colosseo e Piazza Esedra, passando lungo le Tangenziali arancio e viola  per il Castello Sforzesco di Milano e Santo Stefano a Bologna: un tour in Italia come quello di Goethe ma con una connotazione altra, gli occhi di Mauro Reggio, che ha assimilato l’esperienza di Cézanne (“Trattare la natura secondo il cilindro, la sfera e il cono”) e quindi prende la geometrica realtà trasfigurandola nella  irrealtà – Un-reality – fatta di campiture piatte e sature che denotano lo spazio (tutti noi riconosciamo al volo le geografie raffigurate) ma travalicano il tempo (non sai se sia giorno o notte e non è nemmeno colpa tua, perché ciò che conta qui è la stimmung che si rinnova). 

Mauro Reggio, Castello Sforzesesco, 2023, olio su tela, cm 80×40.

Il risultato è un’inedita mappatura della nostra bella Italia, di cui ciascuno di noi è qui in un certo senso il proprietario assente, perché a parlare è la vita silente di ponti, strade, piazze, edifici visti come sub specie aeternitatis, cioè dal punto di vista dell’eternità come direbbe Baruch Spinoza

E sì, c’è anche il Duomo di Milano, all’inaugurazione qualcuno lo cercava, infatti era lì bello grande sulla vetrina d’ingresso della galleria che dà direttamente sulla strada, un po’ come la lettera rubata in quel racconto poliziesco di Edgar Allan Poe, è sotto il naso di tutti ma all’inizio nessuno la vede. 

Mauro Reggio, Parma, piazza Duomo, 2023, olio su tela, cm 100×150.

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