L’opera “triturata” di Banksy cambia ancora nome (e data)

Getting your Trinity Audio player ready...

Il titolo di un’opera d’arte e il suo anno di esecuzione sono due informazioni che racchiudono e determinano, in buona parte, il valore culturale ed economico dell’opera stessa. Se infatti essa appartiene ad uno dei periodi più richiesti, produttivi e innovativi di un determinato artista, ecco che automaticamente il suo valore economico sarà maggiore rispetto ad altre opere realizzate in altri periodi della sua vita. Questa è una delle convenzioni-regole-non-scritte che regola il mercato dell’arte, specialmente quello degli Old Master e degli artisti Blue-chip. Fino a qui ci siamo, ma qual è quindi il modo migliore per deridere e sfidare questa pratica universalmente accettata? Semplice, cambiare, ogni tanto, il titolo e l’anno di esecuzione dell’opera stessa.

E’ quello che, a mio avviso, sta mettendo in atto Banksy ormai da anni, specialmente con uno dei suoi lavori più iconici, quello che vedete qui sotto (scopriremo poi il titolo più avanti):

Banksy’s Love Is in the Bin, 2018. PHOTO ALEXANDER SCHEUBER/GETTY IMAGES

Ve la ricordate, vero?

Si esatto, questa è, in principio, “Girl with Balloon”, venuta alla ribalta delle cronache per essere stata “triturata” in diretta dopo essere stata battuta (per soli 1,2 milioni di euro) all’asta da Sotheby’s tramite un meccanismo azionato da uno degli astanti. Risultato? Metà dell’opera viene ridotta in strisce di tele tagliuzzate, ma non solo: il nuovo titolo è “Love in the Bin”, la data di esecuzione, appunto, il 2018. Questo gesto, tanto drammatico quanto teatrale, fu interpretato come una critica mordace all’industria dell’arte globale, un settore dove spesso il valore monetario sembra eclissare l’essenza stessa dell’arte. Paradossalmente, tale atto non fece altro che aumentare la fama e il valore dell’opera, che nel 2021 è stata venduta da Sotheby’s (aridaje) per 16 milioni di sterline, riprendendosi nuovamente il suo vecchio nome, ovvero ancora “Girl with Balloon”.

Nata come un semplice stencil nei vicoli di Londra nel 2002, l’immagine divenne presto un simbolo potente, un’icona di proteste politiche e di commento sociale, testimone muto di eventi storici come la costruzione del muro di separazione israelo-palestinese nel 2005 e la guerra civile in Siria nel 2014.

Banksy’s renamed Girl Without Balloon (2021) at the 2023 exhibition Love in Paradise: Banksy and Keith Haring at Paradise Art Space, Incheon © YNA

Ma la storia sembra avere un nuovo, recente, risvolto. Nel corso di una mostra tenutasi in Corea del Sud lo scorso agosto (“Love in Paradise: Banksy and Keith Haring” presso il Paradise Art Space a Seul), sotto l’egida attenta di Sotheby’s (mannaggia, sempre loro eh!), l’opera ha di nuovo cambiato titolo in “Girl Without Ballon”. Questo nuovo titolo, emerso senza spiegazioni da parte dello studio di Banksy, Pest Control, evoca un senso di perdita e di trasformazione, segnalando forse un nuovo capitolo nella vita di quest’opera che sembra avere una vita ed un’evoluzione propria.

Col cambio di nome, l’opera ha acquisito una nuova data, un nuovo inizio, quasi a simboleggiare una rinascita dalle proprie ceneri, una testimonianza del fatto che l’arte, proprio come la vita, è in costante evoluzione e reinvenzione. O forse, più semplicemente, sottolinea come basta aumentare l’attenzione mediatica su una certe opera per farle triplicare (almeno) il valore economico.

“Fisicamente c’è sempre stata una sola opera. Ma il cambio di titolo implica che l’opera abbia cambiato status nella mente dell’artista”, ha detto ad Art Newspaper Nick Buckley Wood, direttore delle vendite private di Sotheby’s in Asia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno