L’apocalisse nelle fotografie di Giulia Mangione

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Attraverso l’obiettivo attento e investigativo di Giulia Mangione, il tema dell’Apocalisse e della fine del mondo emerge non solo come una serie di credenze remote, ma come un palpito vivido nei ritratti di chi vive all’ombra di un domani incerto. Le immagini di Mangione, come quelle di una bambina dagli occhi aperti sul futuro o di un anziano che sembra scrutare oltre il velo del tempo, ci parlano di un’umanità in bilico tra la vulnerabilità del presente e l’ignoto di un possibile dopo.

Queste opere, presentate nella mostra “Giulia Mangione. The Fall” presso la Triennale di Milano, sono il frutto di una ricerca che si snoda lungo migliaia di chilometri, attraverso paesaggi e volti, dal suolo vulcanico di La Palma fino alle terre bibliche di Patmos: oltre 8000 chilometri percorsi negli Stati Uniti alla ricerca di survivalisti, preppers, membri di culti religiosi e persone che abitano nei bunker La fotografa fiorentina, che oggi vive nella fredda Oslo, ha navigato attraverso culture e comunità diverse, tessendo una narrazione visiva che unisce il personale al collettivo, il quotidiano al mitico. La sua indagine ci conduce in luoghi dove la fine del mondo non è un mero concetto, ma una realtà da preparare e affrontare.

“The Fall” è l’esposizione di un viaggio che trascende la geografia, una mappa emotiva dove ogni scatto è una fermata, ogni volto una storia, ogni luogo un crocevia di domande e riflessioni. Con una struttura in legno grezzo, forse un rimando agli elementi di rifugio e di protezione ricercati dai soggetti dei ritratti, le finestre quadrate incorniciano singole fotografie, creando un gioco di sguardi tra l’osservatore e gli osservati, tra chi cerca e chi è trovato. Le pareti circostanti, ricettacolo di immagini di cieli minacciosi e terre solitarie, parlano della vastità e della varietà di scenari esplorati da Mangione.

Nel retro di questa struttura invece, si viene avvolti da una parete di colore giallo acceso, che fa da sfondo a due opere singolari: una ritraente vapori misteriosi che si levano da una terra febbrile, l’altra un paesaggio inciso da un fiume, forse metafora del tempo che scorre inesorabile. Il giallo intenso potrebbe simboleggiare l’energia, la trasformazione o persino un monito, un’allerta che si staglia contro l’ordinario delle altre pareti.

Giulia Mangione, laureata in letteratura e arti visive, porta con sé un bagaglio culturale che arricchisce ogni fotografia di sfumature letterarie e un’intelligenza visiva forgiata nelle accademie europee che le è anche valso il prestigioso il Premio Luigi Ghirri | Giovane Fotografia Italiana. Dal 17 gennaio al 18 febbraio 2024, le porte della Triennale si apriranno per ospitare “The Fall”, un’occasione per immergersi nelle profondità dell’esistenza umana, tra mito e realtà, attraverso lo sguardo sincero e profondo di Giulia Mangione.

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