La poesia ti guarda. A Roma La Galleria d’Arte Moderna omaggia il Gruppo 70

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Calligrafia, lettering, font design: tutte queste pratiche trattano consapevolmente la parole come significato, ma anche e soprattutto come soluzione estetica della superficie a se stante, dotata di una sua valenza artistica precipua. La poesia visiva, invece, amplia la superficie di scrittura (in questo caso dell’opera), per comunicare sensazioni fisiche tridimensionali, per movimentare il supporto e suggerire dinamicità. I termini di comunicazione verbale e visivo, in questo caso, si rafforzano: il testo non è più soltanto sequenza di segni lineari ma diventa forma, colore, texture, e la parola assume nuove sfumature di significato attraverso il suo posizionarsi nello spazio. Il fine ultimo è quello di fornire un’esperienza polisensoriale grandiosa, dove le immagini sono parole, le parole sono musica, in un’equazione a più fattori.

Roberto Malquori, Stop, 1964, Collage e decollage su carta, 42 x 53 cm, Prato, Collezione Carlo Palli

In particolare, questo tipo di espressione ha avuto una breve, ma grandemente intensa, vitalità alla fine degli anni ’60 in Italia, nata direttamente dalle ceneri delle avanguardie dadaiste e futuriste. E oggi la Galleria d’Arte Moderna di Roma intende rendere omaggio al Gruppo 70, un collettivo che di visionari che, con audacia e sottile ironia, ha infranto i codici della comunicazione visiva, tramite la mostra «La poesia ti guarda». Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023), curata da Daniela Vasta. Nei loro incontri e convegni, all’apice di una stagione di radicali cambiamenti socio-culturali, questo gruppo ha elaborato le teorie e pratiche denominate “poesia visiva”, che si manifesta anche tramite l’uso di tecniche come il collage, il décollage e il fotomontaggio. Le loro opere, all’inizio di quella che è l’era contemporanea del bombardamento comunicativo e sensoriale, hanno attinto dal vasto repertorio della comunicazione di massa, dalla pubblicità ai mass media, rielaborandoli con intenti critici, parodistici ed eversivi.

Questo gruppo di poeti e artisti, che include figure chiave come Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, ha cercato di riflettere e rispondere alla crisi dell’immagine visiva e della parola poetica in un periodo di rapido cambiamento tecnologico e culturale, proponendo nuove soluzioni estetiche, esplorando e ampliando i confini della poesia verso l’immagine, la performance e l’installazione ambientale.

Lucia Marcucci, Sotto accusa, 1966, Collage su cartone telato, 60 x 50 cm, Prato, Collezione Carlo Palli

La mostra è una danza di contrasti e armonie, dove il collage e il fotomontaggio si intrecciano e frammenti del quotidiano si fondono con l’arte: giornali, pubblicità, cartoline, segnaletiche, fumetti, e fotoromanzi diventano sono i segni di un readymade che ci guidano in quel particolare fervore, dove il Gruppo 70 risorge, rivelando le sue scelte poetiche e le sue modalità espressive. a mostra mette in luce il lavoro dei protagonisti di questo movimento, fondamentale nelle neoavanguardie del Novecento. Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, figure chiave del gruppo, esplorano l’ibridazione di testo e immagine, realizzando opere che vanno oltre la poesia tradizionale. Lucia Marcucci, con il suo occhio critico, sfida le rappresentazioni tradizionali di genere, mentre Ketty La Rocca si concentra sull’espressività del linguaggio corporeo e sull’ambiguità semantiche. Luciano Ori, Roberto Malquori e Michele Perfetti completano l’ensemble, portando ognuno una voce unica al dialogo sul ruolo dell’arte nella comunicazione e nella società.

Ketty La Rocca, Segnaletiche, 1968, Smalto su tavola, 60 x 109 cm, Prato, Collezione Carlo Palli

Attraverso il linguaggio del Gruppo 70, la mostra “La poesia ti guarda” parla di tematiche di genere, di ruoli sociali, di bellezza e consumismo, in un’epoca in cui il dialogo tra arte e società diventa sempre più acceso, uno specchio in cui si riflette l’incessante ricerca di significato, una domanda aperta sul ruolo dell’arte nella società.

Con un catalogo ricco di approfondimenti critici e documenti storici, la mostra non è solo un’esposizione, ma anche un’opera d’arte narrativa in sé. È un invito a immergersi in un mare di segni e simboli, a decifrare i messaggi cifrati lasciati dai maestri della poesia visiva, un invito a riscoprire e a riconnettere con un periodo che ha lasciato un’impronta indelebile sulla tela del tempo.

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