Sostegno economico agli artisti per superare la crisi sanitaria: Italia vs resto d’Europa

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Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale colpendo tutti i settori. Arte inclusa. Gli artisti, soprattutto emergenti e meno affermati, stanno attraversando un momento di crisi senza precedenti. Ecco soluzioni concrete e alcune proposte che governi e noti critici d’arte hanno presentato per affrontare questo momento.

Lo Stato italiano non riconosce la “professione artista” come tale, né sul piano giuridico né su quello sociale. La situazione è, ahinoi, effettivamente questa. E l’emergenza sanitaria che stiamo affrontando lo mette drammaticamente in luce, come mai prima d’ora. Gli artisti e gli operatori del settore non possono, di fatto, accedere ai fondi istituiti per i lavoratori riconosciuti: i famosi 600€ (800 a maggio) per intendersi. Che cosa sta succedendo su questo fronte? Come stanno facendo gli artisti italiani a superare questo lungo e complessissimo periodo? Che succederà a tutti coloro che operano nelle arti visive una volta terminata l’emergenza Covid-19, dal momento che non si avrà la certezza di ricevere un sostegno economico da parte dello Stato?

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Numerosi Paesi all’estero hanno immediatamente messo in atto iniziative economiche a sostegno degli artisti, e delle strutture del sistema dell’arte. Berlino, per esempio, ha risposto stanziando un fondo di 500 milioni di euro per tutti gli artisti e liberi professionisti, senza limite di reddito, età o provenienza. Fino a 5000€ ad artista, già stati bonificati ai residenti della capitale tedesca per superare questi mesi terribili senza patire, oltre al dramma sanitario, quello economico. Anche l’Art Council England ha dato vita al Support Covid-19, un fondo di 160 milioni di sterline, per garantire che il mondo dell’arte e della cultura sia tutelato collaborando con Stato ed enti pubblici e privati. Cosa sta invece capitando in Italia? Seguendo le ultime  notizie, il Ministro dei Beni Culturali e del turismo Dario Franceschini, ha vagliato un decreto per gli artisti e gli autori meno tutelati. Il Ministro ha stanziato 13 milioni di euro per il “Diritto d’Autore”, affermando: “ Per gli autori, musicisti, artisti che sono un sotto un certo limite di reddito, quelli più indifesi e che devono essere protetti dal sostegno delle misure pubbliche. Nessuno verrà dimenticato, nessun artista, nessun attore, nessun musicista oltre che nessuna professionalità preziosa e sconosciuta. Le prime misure saranno a tutela di queste professionalità più indifese”.

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Dario Franceschini / Hans-Ulrich Obrist

Anche dall’Europa e dalla Commissione UE sono giunte nuove notizie: dopo la lettera di aiuto di diverse società di Collecting europee, l’Italia si è fatta promotrice per richiedere di istituire un Fondo di Solidarietà per fronteggiare i danni economici causati dalla pandemia. “Un fondo europeo è fondamentale e urgente, come importante è agire con tutti gli Stati membri e con gli operatori del settore”. Sono le parole di Gianluigi Chiodaroli, Presidente di Itsright, società che opera nel mercato dei diritti connessi e che rappresenta, ad oggi, più i 8.000 artisti.  Intanto dal gotha dell’arte europea sono arrivate proposte decise per risollevare il mondo della cultura e i suoi autori: il curatore svizzero e direttore artistico della Serpentine Galleries di Londra, Hans-Ulrich Obrist, ha proposto al governo londinese un progetto di arte pubblica come quello attuato negli anni della Grande Depressione da Roosevelt durante il New Deal. L’idea di Obrist nasce dal modello del PWPA (Public Works of Art Project) all’interno del WPA (conosciuto anche come Work Project Administration). Grande progetto di arte pubblica che, negli anni 20 aveva dato lavoro a 3700 artisti, tra cui anche Jackson Pollock e Mark Rothko. L’idea del noto curatore è di reinterpretare questo modello adattandolo alle esigenze e le possibilità di ogni Paese.

“È un progetto così affascinante se si considera dove ci troviamo ora, sia in termini di sostegno all’economia che di importanza nell’aiutare e prendersi cura degli artisti”, ha spiegato Obrist.

Anche se non c’è certezza che la proposta di Obrist venga presa in considerazione , è di fondamentale importanza per l’Italia iniziare ad attuare dei progetti in previsione del 2021, che coinvolgano lo Stato e gli artisti attivamente. Non basta solo “salvare” gli artisti, ma serve riconsiderare la figura dell’artista (quello accreditato, non l’appassionato) come un professionista dell’arte, e quindi un lavoratore con pari diritti e doveri degli altri operatori del settore.

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