Jannis Kounellis e l’incontro tra teatro e installazione

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La Galleria Fumagalli di Milano ha reso omaggio al grande artista dell’Arte Povera Jannis Kounellis.

La Galleria Fumagalli ha celebrato dal fino al 22 Dicembre 2022 Jannis Kounellis, uno dei massimi rappresentanti dell’Arte Povera, con la proiezione di un video dell’opera teatrale “Io” di Etel Adnan, scrittrice e artista visiva libanese-americana.

UNA RAPPRESENTAZIONE CELATA

Per la regia di Theodoros Terzopoulos, lo spettacolo si è tenuto al Piccolo Teatro Strehler di Milano nel Maggio 2022.

Scomparso nel 2017, l’artista greco romano viene ricordato in una rappresentazione profonda e intensa, alla quale partecipa attivamente con un’opera, “Senza titolo” del 2009, a supporto del messaggio di dolore, disagio, soggezione, allontanamento che viene dal grido del monologo della protagonista della pièce, interpretata da Aglaia Pappas, donna moderna ma strettamente legata ad archetipi della mitologia.

Le sofferenze e le ombre dell’umanità, rese magistralmente dai cappotti soffocati dal ferro, sono sublimate dal mutamento, come avviene nella tragedia greca, alla quale l’artista restituisce un significato profondo. Il legame con la Grecia è altresì confermato da una vasca piena di cenere, che richiama la distruzione dei boschi ellenici causata dagli incendi.

Le installazioni di Kounellis, strettamente connesse al Teatro (ricordiamo le collaborazioni a partire dagli anni Sessanta con il Teatro Stabile di Torino o Il Piccolo di Milano) descrivono una realtà che non è estetica, piuttosto drammaturgica e purificatoria.

Jannis Kounellis, Untitled, 2009. Courtesy Galleria Fumagalli. Work of art in Io by Etel Adnan, directed by Theodoros Terzopoulos, Scatola Magica – Teatro Strehler, Milano, 2022. Ph. © Masiar Pasquali

LA TEATRALITÁ NELL’ARTE DI KOUNELLIS

Kounellis si definisce pittore d’avanguardia della cultura italiana, nella misura in cui i luoghi vengono abitati da oggetti vivi e concreti che appartengono al mondo delle sfumature.

Vissuto a Roma negli anni Sessanta, dopo il racconto della “Roma città aperta” di Rossellini, in piena atmosfera pop, è affascinato dalla pittura tradizionalista, legato all’antichità e alla storia. Di animo romantico, amante delle ombre dei caravaggeschi, di Tiziano e del Barocco, considera l’arte un atto drammaturgico, che rompe e sublima la dimensione del quadro, spostandola su un piano teatrale.

Egli rinuncia alla rappresentazione dell’aspetto esteriore a favore del vissuto, degli elementi sensibili e naturali. Da qui l’utilizzo di materiali come carbone, ferro, rame, piombo, vetro, iuta, legati comunque al mito 800esco.

Scrive infatti il critico Germano Celant: “L’artista-alchimista organizza le cose viventi e vegetali in fatti magici, lavora alla scoperta del nocciolo delle cose, per ritrovarle ed esaltarle”. Kounellis non usa gli elementi naturali come simulazione scenica, alla maniera del cinema pop, ma come fatto reale, in cui coincidono arte e vita.

JannisKounellis, Senza titolo, 1969, Galleria l’Attico di Roma

OLTRE L’IMMAGINE

Il critico d’arte Jhon Berger afferma che osservare un’immagine è un gesto facile, apparentemente, ma in realtà lo sguardo è in grado di scatenare movimenti sociali, politici, culturali e di rompere la dimensione di “quadro” per divenire spazio abitato e trasversale.

In Kounellis ciò avviene, come in altri esponenti dell’Arte Povera, nella gestualità di un Pollock o nei tagli di Fontana.

La sua straordinaria modernità consiste nel valorizzare il particolare (sassi, pietre, legni, gessi, frammenti di statuaria) rendendo l’opera teatrale e misteriosa, di una sacralità fatta di luce e ombra, ma allo stesso tempo concreta e reale, lontana dalle logiche dell’estetismo imposte dalla società in cui viviamo.

La potenza del suo lavoro viene da qui.

Immagine: Omaggio a Jannis Kounellis, Galleria Fumagalli, Milano 2022

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