Intervista a Cesare Biasini Selvaggi, curatore della “Pittura Segreta”

Si chiama The Bank, perché è allestita all’interno di un’ex filiale della Banca Commerciale Italiana a Bassano del Grappa. Rimasta chiusa per una decina d’anni, questa ex-filiale bancaria è stata trasformata oggi in galleria-museo privato. Istituita nel mese di agosto 2023 dal collezionista Antonio Menon, suo Presidente, la Fondazione THE BANK -Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea è un’istituzione no-profit che ha come ambizioso obiettivo la promozione del linguaggio della pittura e la costituzione di un Museo della Pittura Contemporanea, tra i primi in Europa.

Attualmente, nella galleria principale, è allestita la mostra “Pittura segreta”, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Paolo Zanatta, con opere di oltre sessanta pittrici e pittori contemporanei facenti parte della collezione permanente, che vuole analizzare lo status della pittura italiana, tra figurazione e astrazione, al di là delle geografie e delle dinamiche del mercato.

Parallelamente, la gallery al secondo piano ospita la personale “Champions League” dell’artista Michele Moro (Treviso, 1964), autore di un progetto espositivo che presenta una quindicina di quadri ad olio in stile iperrealistico e dal sapor pop-surreale.

Abbiamo incontrato il curatore Cesare Biasini Selvaggi, già segretario generale della Fondazione, e gli abbiamo chiesto di raccontarci più approfonditamente le istanze e le motivazioni che hanno portato all’ideazione delle mostre ora in corso.

Veduta della mostra Pittura segreta, Fondazione THE BANK ETS, Bassano del Grappa. Ph. Tommy Ilai

La mostra si intitola “Pittura segreta”. Come mai e rispetto a cosa “segreta”?

Segreta perché sono coinvolti pittori e pittrici che lavorano con quella segretezza che la pittura, quando è radicale, richiede. Segreta perché, per gli artisti, vuol dire stare tante ore nel proprio studio a dipingere o a pensare, in quanto fare pittura comporta anche tante incertezze… e il pittore e la pittrice si consumano nella pittura.  Segreta perché ci sono anche molte figure outsider, fuori dal sistema, fuori dai circuiti, isolati.

Sono pittori e pittrici che hanno avuto una grande visibilità in un certo periodo storico, tra gli anni Novanta e Duemila, perché c’erano delle testate molto concentrate sulla pittura, c’erano dei critici in auge che hanno sostenuto la pittura e, infine, c’erano delle gallerie che facevano la loro parte di promozione. 

Poi è subentrata una sorta di “damnatio memoriae” e molti di questi artisti, che prima erano al centro, sono stati poi messi da parte. Si tratta, quindi, di una pittura segreta perché sono autori che non si vedono spesso nelle gallerie, non si vedono nelle fiere e (ahimè cosa più grave!) non si vedono neanche presso le istituzioni pubbliche. 

Credo che le istituzioni pubbliche abbiano invece il dovere di mantenere un bilanciamento equilibrato tra la ricerca artistica italiana, che è fatta anche da tanti stranieri che vivono in Italia, e la ricerca internazionale. Purtroppo si osserva spesso uno sbilanciamento a favore dell’estero. Bisogna invece saper coltivare il Genius Loci, un Genius Loci che tanto ha offerto all’arte in oltre duemila anni di storia.

Veduta della mostra Pittura segreta, Fondazione THE BANK ETS, Bassano del Grappa. Ph. Tommy Ilai

Qual è stato il ruolo della Fondazione The Bank nell’ambito di queste proposte di valorizzazione del panorama artistico attuale?

La fondazione con la mostra “Pittura segreta” ha inteso valorizzare una parte fondamentale della sua collezione, ma non la totalità (perché gli artisti in totale sono più di 150 e principalmente italiani). 

Fondazione The Bank ha sempre privilegiato il contatto diretto, umano, con l’artista, e quindi il rapporto che Antonio Menon ha con gli artisti, in qualità di collezionista, è un rapporto fatto di relazioni strette e quotidiane con gli artisti, che condividono con lui tutte le incertezze, tutti i progetti, le visioni, le debolezze del fare arte oggi.

In questi mesi è in corso alla Triennale di Milano un’altra mostra dedicata alla pittura italiana e intitolata “Pittura italiana oggi”. Questa concomitanza è voluta oppure si tratta di un processo casuale?

Ho letto con molto interesse i nomi e sono contento che ci sia un’attenzione verso la pittura, quindi non esprimo un mio giudizio di merito, che sarebbe oltretutto scortese, essendo io impegnato in prima persona sia su questa progettualità che nella realizzazione del primo “Manuale sulla pittura contemporanea 1980-2025”  (edito da Skira) dedicato al cosiddetto ritorno alla pittura e agli artisti che hanno operato in questo periodo storico.

Queste due mostre sono nate senza che l’una sapesse dell’altra. In Triennale ci sono più artisti esposti (120) che qui in fondazione, perché abbiamo uno spazio più ridotto rispetto alla Triennale, quindi ne abbiamo potuti esporre solamente una sessantina. 

Tranne 3 o 4 casi, sono tutti i pittori e pittrici diversi, che documentano però la ricchezza del fenomeno “pittura” in Italia. I nostri sono più autori segreti, probabilmente più outsider, meno inseriti nel circuito delle gallerie. 

Sono sicuramente due mostre complementari. La nostra, in questa occasione, non ha pretese di documentare periodi storici attraverso un taglio diacronico, perché parliamo di artisti che sono stati collezionati dal nostro Presidente Antonio Menon in relazione ai suoi interessi personali.  Con questa mostra mi fa piacere poter offrire un ampliamento di quel percorso, basata su altre scelte critiche. 

Rispetto alla mostra in Triennale si è parlato molto dei “numeri”. In tanti hanno affermato che si sia trattato di un censimento “troppo” numeroso e che ci fossero “troppi” artisti e “troppi” quadri esposti. Cosa ne pensi al riguardo, anche in relazione al numero di artisti catalogati dalla Fondazione The Bank?

I numeri sono importanti. Alla triennale ci sono 120 artisti; da noi ce ne sono più di 60. Qualcuno ha appunto eccepito che siano troppi i pittori e troppi i quadri. Ritengo che questa sia una affermazione di straordinaria ignoranza, perché vuol dire non conoscere i territori e non conoscere la storia dell’arte del nostro Paese. Ogni due anni ho il privilegio di firmare il focus di exibart sull’arte emergente, il “222 artisti emergenti su cui investire”. Mi muovono spesso la critica che 222 artisti/e, per quanto scelti tra i diversi linguaggi artistici, siano troppi. Ma chi lo asserisce dovrebbe fare più studio-visit dal nord al sud Italia. Allora si renderebbe conto che anche il “222” è un numero basso rispetto alla realtà straordinaria del nostro Paese. Nel caso degli artisti emergenti è la “meglio gioventù” italiana. È chiaro che il nostro territorio sia “iper-fertilizzato”: il nostro occhio è abituato a convivere con la bellezza e con il senso dell’armonia. Se applichiamo un discorso di curatela e di ricerca scientifica, non è affatto possibile affermare che in Italia 100 o 200 pittori e/o pittrici attivi negli ultimi vent’anni siano troppi. 

Credo, quindi, che queste due mostre, quella alla Triennale e la nostra, che non hanno in precedenza dialogato tra loro, possono offrire un panorama ampio e variegato per poter approfondire la conoscenza della pittura italiana oggi.

Antonio Menon, Michele Moro, Cesare Biasini Selvaggi, Paolo Zanatta. Ph. Tommy Ilai

Ho ritrovato, allestite nella mostra “Pittura segreta”, una sequenza di opere suddivise nei generi tradizionali della pittura (dal ritratto al paesaggio), fino ai generi provenienti da altri ambiti linguistici (dalla letteratura al cinema), ma con una prevalenza della ritrattistica perché, come affermava il Presidente Antonio Menon, lo ha sempre attratto molto la figura umana. Dal tuo punto di vista di curatore, credi che ci sia un genere in particolare che prevalga sugli altri oppure una tematica e una visione verso cui si indirizza la pittura italiana oggi?

Credo che i generi siano coltivati in maniera relativamente omogenea. La pittura sta andando verso un’estensione semantica, per cui abbiamo della pittura che arriva a propaggini di video-arte, diventa installativa, performativa, e addirittura ibridata con le tecnologie. Queste estensioni semantiche sono, a mio avviso, molto interessanti e vengono spesso praticate. Il pittore – o la pittrice – non ha alcun pregiudizio nei confronti del linguaggio o del mezzo espressivo che utilizza. L’artista ha in mente un’idea e sceglie di realizzarla nella maniera che gli è più congeniale. 

Per quanto riguarda i generi, sicuramente la ritrattistica è qui preponderante rispetto agli altri generi, che tuttavia sono presenti, perché indubbiamente noi ci stiamo interrogando sul ruolo dell’umanità nel prossimo futuro. Un’umanità che ha invaso in maniera aliena questo pianeta. Io credo che l’uomo debba rimanere centrale, ma attraverso un nuovo equilibrio, un nuovo rapporto con le intelligenze non umane. E quindi c’è bisogno di un nuovo Umanesimo, che è tutto da costruire. Questi artisti riflettono dunque sull’uomo, sulla sua identità, sul suo ruolo e sulle sue responsabilità nella società del futuro. 

Vuoi farmi alcuni nomi di artisti che sono presenti in mostra e che costituiscono dei rappresentanti fondamentali per la Fondazione The Bank? 

Tra gli artisti di punta della collezione c’è sicuramente un maestro come Sergio Padovani, anche lui un outsider, a cui la Fondazione aveva dedicato la prima mostra di apertura e che sarà protagonista di una grande personale a Roma il prossimo anno.

Federico Guida, con tutta una serie di cicli, tra cui alcune opere monumentali ora in mostra al Museo e alla Pinacoteca diocesani di Imola.

C’è poi molta pittura siciliana rappresentata da artisti come Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Alessandro Bazan. La Sicilia rimane una delle terre elettive per la pittura.

C’è poi l’officina milanese con Pignatelli, Frangi, Papetti, Petrus, Busci, Velasco e, per la parte toscana, Martinelli.

Ci sono tante artiste donne, come Romina Bassu, Chiara Sorgato, Carla Bedini, Ilaria Del Monte, Laura Giardino, Barbara De Vivi.

Ci sono poi alcuni esponenti delle nuove generazioni come Giuliano Sale, a mio avviso uno dei pittori più interessanti, ma anche tra i più maturi per il linguaggio unico e originale. E ancora Marta Naturale, anche lei molto giovane, che presenta disegni di visioni urbane estremamente raffinate. 

Alla Fondazione The Bank è anche allestita la mostra personale di Michele Moro, uno degli artisti outsider di cui parlavi prima…

Si, ma proprio per questo merita a mio avviso di essere scoperto, perché è un vero e proprio pittore segreto, con una vita che lo ha reso necessariamente e dolorosamente segreto. Il bello rappresentato dall’io nella ritrattistica di Moro è presente in qualsiasi forma che, di per sé, può essere considerata non-bella, non-convenzionale, addirittura brutta. È questa la personale ricerca del sublime dell’artista.

E tuttavia questa è una pittura che parla di vita, di riscatto e di speranza, perché il gesto creativo non può che nascere comunque da una spinta di ottimismo. E noi abbiamo bisogno di questi messaggi perché le nuove generazioni sono forse le prime a non credere in questo ottimismo: che domani possa essere possibile un mondo e un futuro migliore!

Info:

Pittura segreta

a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Paolo Zanatta

Michele Moro. Champions League

a cura di Cesare Biasini Selvaggi

Fondazione THE BANK ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea 

Fino al 29 febbraio 2024

Orari: sabato 17.00-20.00 e domenica 16.00-20.00 e su appuntamento

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