In mostra a Guarene opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo

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Courtesy photo via Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Prima che il gallo canti è la mostra che si terrà a Guarene dal 5 giugno al 1 agosto 2021 opere significative della collezione privata della Fondazione Sandretto.

Organizzata in veste di celebrazione posticipata del 25esimo anniversario della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (caduto nel bel mezzo dei lockdown globali del 2020), la mostra Prima che il gallo canti, curata da Tom Eccles, Liam Gillick e Mark Rappolt, rispecchia la trasformazione da collezione privata a fondazione aperta al pubblico tramite una selezione di opere significative di artisti internazionali dalla collezione della Fondazione, selezione che ha preso in esame i molti modi in cui i pensieri privati e le singole voci entrano nel discorso pubblico e costruiscono idee di comunità. Questi temi erano presenti anche nella mostra Come una falena alla fiamma (tenutasi nel 2017 presso la sede della Fondazione a Torino e, congiuntamente, alle OGR nella stessa città, sempre a cura del team composto da Eccles, Gillick e Rappolt), di cui la presente esposizione costituisce sia una coda, sia una rilettura.

Fa da sfondo alla mostra il magnifico Palazzo Re Rebaudengo a Guarene, un borgo della campagna torinese. Costruito nel diciottesimo secolo, nel 2006 il palazzo è stato restaurato e ampliato, pur mantenendo gran parte delle sue caratteristiche originarie, per soddisfare le crescenti ambizioni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in materia di progetti espositivi e formativi. Di conseguenza, la mostra si snoda lungo un corridoio di stanze, spesso di dimensioni domestiche, con pavimenti e soffitti decorati, e organizzate attorno a specifici accoppiamenti e giustapposizioni di dipinti, sculture, installazioni e opere video.

Il titolo della mostra, Prima che il gallo canti, deriva dal titolo del libro che contiene due novelle di Cesare Pavese, Il Carcere e La Casa in Collina, raccolte insieme e pubblicate nel 1948. Pavese era nato a Santo Stefano Belbo, nella provincia di Cuneo, la stessa che ospita Palazzo Re Rebaudengo. L’esposizione si riallaccia ad alcuni temi trattati nelle due novelle (dove sono esplorati nel contesto degli ultimi giorni della seconda guerra mondiale): azione e inazione, sicurezza e rischio, e i modi in cui gli individui affrontano o evadono le situazioni di catastrofe e caos, destreggiandosi tra emozioni di orrore e di ottimismo. Sono questi, ancora una volta, i poli critici tra i quali è sospesa la nostra vita contemporanea.
Viste collettivamente, le opere esposte alla Fondazione indagano criticamente il ruolo che l’arte svolge in tutto ciò, con un occhio rivolto (a volte nervosamente) al nostro contesto presente e l’altro orientato (ottimisticamente) verso nuovi orizzonti, e parlano agli interessi comuni e alle declinazioni locali affrontati da una varietà di artisti provenienti da tutto il mondo.

Il titolo dato da Pavese si riferisce al passo del Vangelo nel quale Gesù predice a San Pietro che, “prima che il gallo canti”, lo tradirà tre volte: conformemente, la mostra si sofferma su prospettive mutevoli, ribaltamenti e punti di vista alternativi, nonché sul modo in cui questi vengono rappresentati tramite media diversi in momenti diversi. In un’ulteriore iterazione del tema del privato che diventa pubblico, la mostra si espande oltre i muri della Fondazione, fino a includere tre chiese, una cappella privata e un ex carcere ubicati all’interno del paese; le fa da complemento l’apertura del nuovo sito scultoreo all’aperto della Fondazione, situato sulla vicina collina di San Licerio.

Cover Photo Credits: Photo via Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

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