Il ragazzo e l’airone di Miyazaki, riti di passaggio verso l’età adulta

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Un po’ come il lungometraggio del regista Richard Stuart Linklater Boyhood del 2014 oppure Chiamami col tuo nome del 2017 diretto da Luca Guadagnino, anche il nuovo capolavoro di Hayao Miyazaki, Il ragazzo e l’airone, uscito nelle sale cinematografiche di tutta Italia il primo dell’anno, può essere categorizzato come “film di formazione”. Si gioca infatti tutto sulla crescita e sui riti di passaggio tra infanzia e maturità il fulcro della trama del nuovo, bellissimo film del maestro giapponese.

Uscito dieci anni dopo l’ultimo film Si alza il vento, che all’epoca venne inconfutabilmente percepito come l’ultimo film dell’era Miyazaki, Il ragazzo e l’airone incarna e porta all’estremo alcune caratteristiche dei vecchi film d’animazione firmati Studio Ghibli, come la magia poetica dell’immaginazione, le straordinarie scenografie fantastiche, il disegno impeccabile, l’enigmaticità della trama.

In una Giappone bellica, quella della Seconda guerra mondiale, il giovane Mahito, protagonista del film, perde la madre nell’incendio causato da un bombardamento all’ospedale dove la donna lavora. Disobbedendo all’avvertimento del padre di restare in casa, Mahito si lancia di corsa per raggiungere l’ospedale ormai distrutto dalle fiamme. Il ragazzo cerca disperatamente sua madre, gridando il suo nome. Nel momento in cui riesce a penetrare tra le fiamme e tra la folla che, disperata, cerca di scappare, il fantasma amorevole di sua madre appare, spiegandogli che deve andare verso l’alto, poiché è ormai morta sulla terra.

La perdita della madre nell’ospedale distrutto dalle bombe è un inizio tanto traumatico quanto realistico e contemporaneo, che affliggerà Mahito e che verrà enfatizzato anche dalla sparizione improvvisa, per motivi misteriosi, di sua zia (la sorella della madre) in dolce attesa.

Il film dunque rievoca le atmosfere belliche di Si alza il vento, con il tocco magico e onirico presente ne Il castello nel cielo, Il castello errante di Howl e La città incantata mentre l’ambientazione in campagna ricorda fortemente Il mio vicino Totoro o La collina dei papaveri, con l’architettura a tratti in stile nipponico e a tratti in stile occidentale.

Il titolo giapponese di Il ragazzo e l’airone si traduce in E voi come vivrete?, titolo preso dal romanzo del 1937 di Genzaburo Yoshino, al quale Miyazaki si è liberamente ispirato per costruire il suo capolavoro, che tuttavia ha in comune col romanzo solo l’idea di un momento di crescita di un gruppo di ragazzi, dell’importanza della libertà, dell’immaginazione e della memoria. Per il resto, la trama del film di Miyazaki procede autonomamente rispetto a quella del romanzo, tra colpi di scena, strani animali appartenenti al mondo dell’immaginazione e invenzioni fantastiche di grandissima suggestione.

Il film, con il suo ritmo a tratti un po’ troppo lento, soprattutto nella prima parte, riesce però a far emergere un grande senso di suspence: lo spettatore è pietrificato, non si muove, non emette suono durante i lunghissimi silenzi tombali del film, alternati dalle poche, misurate frasi dei dialoghi famigliari, colto da una morbosa curiosità e dall’incertezza su quello che avverrà nell’ingarbugliata e molto articolata trama. Sembra quasi di essere catapultati all’interno delle scene talvolta surreali, oniriche e talvolta di grande realismo e quiete, come se noi stessi ci trovassimo dentro la mente di Mahito.

I colori vivaci, forti, accentuati contrastano le sfumature tenui, delicate, sottili rendendo ogni scena gradevole, bilanciata: è un’evoluzione stilistica, un contrasto armonioso di colori presenti solo negli ultimi film.

Come in tutti i film e romanzi di formazione, attraverso mille peripezie, incontri inaspettati e fantastici e vere e proprie lotte, viaggi e battaglie condotte in misteriosi mondi paralleli, Mahito cresce, matura, e oltrepassa il ponte che separa l’età giovanile da quella adulta. Nel suo viaggio alla ricerca della zia scomparsa affronta il suo destino e trova la sua strada in un mondo parallelo, onirico, magico, surreale e gremito di personaggi fantastici, dai pellicani parlanti alle piccole e tenere anime perdute.

In questo capolavoro di animazione, riportando a galla tutti i temi classici dei suoi film, Miyazaki ci racconta della vita e della morte, del difficile viaggio di un ragazzo attraverso le impervie vie dell’inconscio per trovare la propria strada nel mondo.

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