Giano Art Festival: 15 giovani pittori per un evento di live painting

Lo scorso sabato 25 maggio, dalle 9,30 alle 14.30 l’Arco di Giano di Roma è stato protagonista e scenario di una manifestazione di arte contemporanea sui generis: Giano Art Festival, iniziativa realizzata da Roma Capitale in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. L’idea è di Marco Panella, portata avanti dalla factory culturale Artix con la direzione artistica di Danilo de’ Cocci. 

Quindici pittori, allievi delle migliori accademie di belle arti di Roma, dopo aver vinto un bando di concorso, hanno avuto l’opportunità di dare una loro versione personale dell’Arco di Giano, uno dei monumenti archeologici più importanti e affascinanti della capitale. Entrando nell’area, i giovani sono disposti in modo circolare, l’uno accanto all’altro. Tra loro regna il silenzio, come se ci fosse un tacito accordo basato su rispetto e comunanza reciproci. Ognuno assume due ruoli contemporaneamente; il singolo che lavora e crea per sé, che rimane concentrato e pare vivere in un mondo parallelo dove nessuno può o deve avere il coraggio di entrare e una piccola ma necessaria parte determinante per rendere efficace l’intero spirito e scopo del progetto: collaborar attivamente per far rivivere il passato glorioso e simbolico dell’Urbe secondo i canoni dell’Arte contemporanea. A fare da sottofondo musicale la musica leggiadra e aggraziata di un’arpa. Il suono è intimo, non sovrasta l’atmosfera ma ne aumenta la vibrante intensità.

Il primo dei quindici giovani, posto esattamente di fronte all’Arco di Giano, sta dando le ultime pennellate alla sua opera. Tra un gesto e l’altro si ferma, si prende del tempo prezioso per osservare il suo lavoro. Forse non è mai pienamente contento di ciò che ha fatto. Forse c’è sempre un margine di miglioramento  o forse un artista non è mai soddisfatto in maniera compiuta del proprio operato. Il ragazzo si allontana, guarda il quadro da una distanza maggiore e poi riprende a dipingere, concentrato e assorto.

Ciao, chi sei e dove stai studiando?

Ciao, sono Niccolo Tolaini, sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Roma dove sto per concludere il primo anno; ho iniziato a dipingere frequentando l’atelier Ultra Blu, un collettivo di artisti dove ho avuto occasione di ispirarmi ai pittori che già lo frequentavano e di approfondire anche alcune correnti artistiche, come la outsider art o l’art brut, che mi hanno letteralmente catturato. Mi sono appassionato molto alla pittura in un senso più profondo, ho sentito una connessione molto seria e intima con questo tipo di artisti e mi è venuto spontaneo iniziare un percorso di ricerca, sia pittorica che dentro di me.

Per quanto riguarda l’esperienza che stai facendo oggi, com’è venuta fuori e come hai deciso che avresti partecipato?

Ho saputo dell’esistenza di questo concorso confrontandomi con altri pittori e ne sono rimasto subito molto colpito; il fatto che si svolgesse in uno spazio aperto è stato un incentivo in più, l’ho trovata una cosa molto stimolante e intrigante, diversa dal solito. In genere questo tipo di manifestazione si svolge in un locale chiuso, in una galleria, all’aperto è più raro. Poi è entrata in gioco anche un’altra motivazione: non era un luogo aperto a caso, ma un vero gioiellino storico di Roma, ricco di fascino. Poter rappresentare, secondo il mio modo di sentire e dipingere, l’Arco di Giano era una cosa bellissima, che non potevo di certo lasciarmi sfuggire.

Anche un modo per rendere attuale l’arte antica e farla rivivere.

Sì, la mia pittura è molto legata ai ricordi. Sono nato e cresciuto a Roma, ho tantissime rimembranze d’infanzia in questa città. Il fatto poi che questo sia un monumento storico a cui sono legate reminescenze della memoria collettiva dei romani mi affascina e mi fa sentire partecipe di un movimento di ripristino del passato su larga scala, la trovo un’occasione splendida e me la sento molto mia. 

Proseguendo nel cerchio salta all’occhio una ragazza che, come gli altri, sta riproducendo l’Arco di Giano, ma a differenza dei colleghi, gli ha conferito un aspetto umano. Nel suo quadro, l’arco ha degli occhi, un naso e una bocca. Lo sguardo è velatamente malinconico, emozionato, quasi stupito. E’ stato inevitabile fare quattro chiacchiere con lei.

Ciao, chi sei?

Ciao, mi chiamo Arianna, sto facendo il primo anno di Pittura e Arti Visive all’Accademia Naba di Roma.

Hai partecipato ad altri concorsi prima di questo?

E’ il primo live painting che faccio, ma ho partecipato a vari concorsi come il Premio Riflessi del 2020, il Premio Malanotte 2022 (a cui concorrerò anche quest’anno) e ho intenzione di partecipare al Talent Prize, insomma tante cose in cantiere.

Che emozioni ti sta dando l’esperienza di oggi?

Sicuramente è un’esperienza suggestiva, non ho mai dipinto in un luogo storico cercando di catturarne l’essenza. Anche se i tempi sono un po’ strettini è sicuramente un tassello molto positivo del mio percorso.

Vedo che stai conferendo sembianze umane all’Arco. Perché?

La mia impressione di questo arco, che è stata confermata dalle ricerche che ho fatto e dalle informazioni che ci hanno dato gli organizzatori del concorso, è stata quella di un luogo storico quasi malinconico, mi sembra un posto dimenticato, chiuso tra i suoi ricordi. Rimane aperto solo pochi giorni a settimana e per qualche ora. Mi pare un luogo solo. Quello che stiamo facendo noi oggi è per me fare compagnia ad una persona sola. Infatti ciò che sto rappresentando è l’essenza malinconica dell’Arco. Mi sembra quasi sorpreso di ricevere compagnia. La mano che ho riprodotto sotto al viso sta a simboleggiare il nostro aiuto, la nostra vicinanza, la luce che stiamo cercando di ridargli con il pennello in mano. Questo posto mi ha fatto tenerezza. Sto cercando di rappresentare questo. 

La tua opera di oggi porta con sé un amore indiscusso per uno stile prettamente figurativo?

Sì. Lo stile figurativo fa parte della mia natura, non ci posso fare niente. Mi sento molto vicino ad artisti come Jenny Saville, Alice Neel. Tendo ad andare verso il materico  che, in una circostanza come oggi, è sicuramente una sfida. Per adesso è la mia posizione stilistica, ma sto andando verso un’evoluzione e non so che derive prenderà il mio futuro.

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