Cremona Art Week. Il contemporaneo dialoga con l’antico

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Si è da poco conclusa la Cremona Art Week, una nuova rassegna, il cui intento è stato quello di far dialogare la storia della città con l’arte contemporanea.

CITTA’ STORICA PROTAGONISTA

In un’ottica di integrazione tra cultura e territorio, si punta sempre di più ad una crescita sociale e culturale in cui la capacità di cogliere e creare opportunità di sviluppo va di pari passo con la voglia di diffondere la cultura in tutte le sue declinazioni. La città storica diviene, pertanto, il luogo privilegiato di sperimentazione della rigenerazione urbana culturale, in cui il patrimonio storico-architettonico e le espressioni artistiche, incontrandosi, producono potenti effetti innovativi.

E’ questo l’asse di riflessione che ha guidato la prima edizione di Cremona Contemporanea, nata dall’esigenza di riaffermare il valore della città cremonese, attraverso il dialogo tra i suoi luoghi e l’arte contemporanea. Realizzata con il patrocinio del comune di Cremona, è stata curata da Rossella Farinotti, figura di spicco nel panorama contemporaneo.

“Ego” di Maurizio Cattelan al Battistero

L’ALLESTIMENTO DIFFUSO

In questa cornice sono stati chiamati ventuno artisti differenti per generazione e formazione, ma uniti dall’idea curatoriale di dialogare con i luoghi scelti. Invitati a confrontarsi con il ricco panorama storico della città sono stati esortati a contaminarlo, creando un’unione tra passato e presente. L’esposizione è stata presentata attraverso un suggestivo percorso espositivo diffuso e mutevole: dalle sedi storiche, come il Palazzo Comunale, a luoghi più di nicchia come la Triangolo Art Gallery o il Laboratorio di restauro Robolottisei. Oppure l’area dell’ex fornace Frazzi, fuori dal centro della città e protagonista di un intervento di riqualificazione del quartiere Po, in cui ha ospitato un’installazione di Ettore Favini, Il fiume che piange, e la video proiezione, Garage – sometimes you can see much more, di Giovanni Ozzola. L’installazione-video è una riflessione sullo spazio e sulla percezione: lo stridore del movimento meccanico della serranda si scontra con l’apertura dell’orizzonte sul mare, i sensi, così, si accentuano al buio per poi essere sovrastati da una forte luce di uno spazio più ampio. Forse la più efficace da un punto di vista allestitivo è stata la sede quattrocentesca di Palazzo Guazzoni Zaccaria. All’interno delle diverse stanze spiccavano le coloratissime ceramiche, Watering jar, di Christian Holstad in perfetta sintonia con il ricco arredamento, hanno trovato il loro posto in questi spazi densi, avviando una perfetta conversazione tra pezzi di antiquariato e i numerosi oggetti presenti. A cavallo tra scultura, display e micro-architettura, il lavoro del giovanissimo Andrea Bocca, Action #1: apple, tenta di riformulare le proporzioni del design, sviluppando l’installazione su quattro pareti, di quattro altezze differenti, che si intersecano al centro. Ognuna di esse presentava su di un lato una stampa grafica, mentre sull’altro una superficie riflettente in acciaio. Pensato apposta per lo spazio, invece, il lavoro dell’artista italo-brasiliano, Francesco João, è stato un vero e proprio intervento site specific: 27 listelli di legno sono stati disposti sul pavimento del corridoio e, tramite annotazioni tecniche e tracce di pittura rossa, rappresentavano la sintonia che si crea tra il gesto pittorico e l’immagine scultorea.

Spostandosi nel Museo Archeologico di San Lorenzo, Alice Ronchi ha fatto un lavoro eccellente di dialogo con il passato. Love Keepers, il polistirene, trasformato in immagini dell’universo infantile (una casa, un albero e una nuvola), evoca sia elementi mitologici, sia paesaggi onirici, andando a creare con il luogo che l’ha ospitata un’iconica tenerezza abitabile.

L’INTERVENTO DI CATTELAN

Infine, non può mancare di citazione, l’intervento tanto atteso della rassegna cremonese: l’imponente installazione di Maurizio Cattelan, all’interno del Battistero: un enorme coccodrillo tassedermizzato è rimasto appeso sopra la fonte battesimale. Si tratta di Ego, esposto la prima volta nel 2019 durante la mostra personale al Blenheim Palace di Oxford, ha fatto subito discutere la città del torrazzo. Un rimando a simbologie al confine tra sacro e profano, il coccodrillo, da sempre visto come animale del male e del peccato nelle credenze popolari, diviene autoritratto dell’artista e protagonista all’interno di un luogo religioso. Ancora una volta, Cattelan non delude e ci provoca, mettendoci davanti al dubbio: l’enorme rettile appeso è un peccatore che ascende al cielo per essere salvato o è un lucifero fangoso che aspetta a fauci spalancate la prossima preda dalla sommità della cupola? Forse nessuno dei due, ma l’intervento allestitivo funzionava, facendoci rimanere a bocca aperta, come bambini allo zoo.

Un format quello di Cremona Art Week teso ad un rinnovamento urbano e, perché no, anche ad un ripensamento degli spazi cittadini, attraverso il coinvolgimento e la creatività.


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