Cosa c’è in un nome? Verso l’inclusione femminile con Wikipedia

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Alla luce di percentuali allarmanti riguardo l’universo femminile sul rinomato sito sono sorti progetti per una maggiore inclusività

Quante volte si incontra la dicitura “La ricerca non ha prodotto risultati” quando si cercano nomi femminili? Probabilmente troppe. Katherine Maher, CEO di Wikimedia Foundation, riporta percentuali allarmanti riguardo alla partecipazione e alla citazione femminile sul rinomato sito: meno del 20% delle biografie e circa il 9% delle editor sono donne. 

Alla luce di questi inquietanti dati esistono progetti che da ogni parte del mondo lottano per una maggiore inclusività e parità, ad oggi valori che rischiano di perdere significato sia nel mondo reale che in quello digitale.

Locandina evento Art+Feminism, Bogotá 2022

La posizione più autoritaria viene ricoperta direttamente dalla fonte del problema: Wikipedia inaugura il Project Rewrite, un invito a rompere le barriere di una storia al maschile, un atto collettivo che rivendica un’informazione trasparente e super partes a cui il mondo ha il diritto ma soprattutto il dovere di accedere. 

Per essere contemplato nell’eden del sapere digitale non è necessario avere requisiti inarrivabili, né particolari capacità tecniche: come afferma lo stesso sito, si tratta di dimostrare una copertura da fonti secondarie indipendenti l’una dall’altra che sia per un singolo evento o per riconoscimenti personali e di carriera.

Per quanto riguarda l’attività di inserimento delle suddette voci, non è per forza dipendente da abilità professionali: le numerose iniziative di associazioni no-profit e istituzioni culturali dimostrano che coinvolgere comunità più o meno specializzate permette di allargare il bacino di partecipazione, con particolare attenzione al pubblico femminile.

Gli eventi Edit-a-thon promuovono a livello globale la sensibilizzazione sul contenuto informativo presente in rete, una vera e propria formazione civica e sociale supportata da una reale preparazione tecnica per guidare il nuovo editor nel processo di inserimento di una voce.

Locandina evento Art+Feminism, CAAM (California African American Museum), Los Angeles, 2019

Tra gli incontri più conosciuti troviamo quelli organizzati da Art+Feminism, una realtà che dal 2014 si impegna a creare una comunità in difesa delle diversità contemporanee, coinvolgendo i maggiori player del mondo artistico contemporaneo. Nel mese di marzo musei, librerie e università si identificano come centri di formazione e informazione con interessanti webinar, talks e corsi appositamente pensati per l’occasione. Solo nell’ultimo incontro del 2021 presso la Richmond Library di Londra sono state aggiunte 20.000 voci dedicate ad architetti, designer e artiste donne. 

Il mondo artistico è senza dubbio fortemente svantaggiato dal punto di vista della ricerca: la maggioranza di artiste donne, artefici di meravigliose opere e rivoluzioni, non sono rappresentate, come se determinati nomi fossero meno incisivi di altri, in fondo come diceva Shakespeare “Cosa c’è in un nome?”. Questa ondata dilagante di disinteresse, o per meglio dire, di irrazionale ed immaturo oscuramento, rischia di cancellare personaggi che nella storia hanno avuto ugual peso se non a volte maggiore di altri.

Questi sacrifici ci spingono a considerare il semplice link non solo un automatismo di noi nativi digitali o una risposta ad una ricerca scolastica, ma anche e soprattutto una formula di legittimazione e riconoscimento che chi ha fatto la storia merita. 

Cover Photo Credits: Locandina evento Art+Feminism, BASE Milano, 2017

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