Blu: lo street artist italiano celebre in tutto il mondo

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Il suo inconfondibile stile fumettistico e caricaturale decora i giganteschi muri di numerose città.

Dall’Italia alle più grandi capitali europee, dal Sud America agli States fino in Palestina: lo street artist italiano noto come BLU ha lasciato traccia del suo passaggio e della sua arte su una miriade di muri in tutto il mondo.  

Noto ai più per i suoi mastodontici e iconici murales, l’artista è stato definito il “Banksy italiano” ed è stato inserito nella lista dei 10 migliori street artist in circolazione sia dal The Observer nel 2011 che dal The Guardian nel 2013. 

Gli esordi nella periferia bolognese 

Come altri street artist tra cui il più famoso tra tutti, Banksy, anche l’identità di BLU è avvolta nel mistero. Nessuno ha la certezza di chi sia e da dove venga, anche se sembrerebbe essere originario di Senigallia.   

Quello che è certo, è che alla fine degli anni ‘90 sarà Bologna a consacrarlo come urban artist. Blu inizia la sua carriera artistica come un comune writer e dedica il suo tempo a realizzare graffiti con la vernice spray per decorare e animare remoti angoli della città. 

Pian piano il suo inconfondibile stile fumettistico e caricaturale inizia a delinearsi, e l’artista dà sempre più voce a tematiche legate alla denuncia politica e sociale.

Protagonisti di queste “tele urbane” sono bizzarre figure umane che richiamano un immaginario surrealista e pop e dialogano con il degrado della periferia urbana e industriale.

La popolarità non tarderà ad arrivare. Le sue prime opere riconosciute dal mondo dell’arte sono una serie di graffiti che realizza nella periferia di Bologna e nel Centro Sociale “Livello 57”.  

Nei primi anni 2000 la sua tecnica si evolve ulteriormente e l’artista passa dalle classiche bombolette spray alle vernici a tempera che applica su superfici sempre più vaste tramite rulli e bastoni telescopici. La città di Bologna gli offre inoltre la possibilità di collaborare con altri importanti street artists del calibro di Dem, Sweza, Run ed Ericailcane, che gli faranno guadagnare sempre più visibilità.

La street art di BLU incontra la stop-motion 

Il confronto instauratosi tra BLU e gli artisti incontrati sul suo cammino porta l’artista a sperimentare altri orizzonti artistici: infatti, nel primi anni 2000, Blu introduce l’animazione digitale nella street art tramite video in stop motion che accompagneranno la realizzazione di diversi suoi murales

Questi corti sono delle vere e proprie video-performance, dei documentari urbani che rendono ancor più virali i suoi lavori. Un esempio è il corto animato realizzato nel 2008 intitolato MUTO, dove figure antropomorfe, animali e oggetti da lui dipinti sulle superfici prendono vita in un loop di trasformazioni, percorsi e metamorfosi.  

MUTO è stato girato tra le strade di Buenos Aires e Baden, e ha ricevuto in seguito diversi riconoscimenti, tra cui il Grand Prix Festival “Clermont Ferrand” del 2009.  

Opera site-specific di BLU alla Tate Modern, London, 2008 – Courtesy of the artist

La street art come denuncia del sistema culturale

Nel 2004 alcune gallerie iniziano a interessarsi al lavoro di Blu e gli propongono di partecipare a prestigiose mostre. Per citarne una, si ricorda quella della Tate Modern di Londra nel 2008 dedicata proprio alla Street Art. In quella occasione, diversi artisti – tra cui BLU – erano stati chiamati a realizzare delle opere site-specific sulla parete laterale esterna del museo. Nonostante ciò, la sua indole di artista di strada lo porta ad allontanarsi spesso dalle dinamiche del sistema dell’arte tradizionale, optando per gli spazi pubblici della città, sempre a disposizione della collettività.

Iconica è la vicenda del 2016: l’artista, come gesto di denuncia del sistema culturale ufficiale, aveva deciso di cancellare diversi suoi murales bolognesi realizzati nel corso degli anni per ribadire il concetto della gratuità dell’arte e opporsi alla mercificazione e privatizzazione della street art.

Il motivo di questa drastica azione era scaturito dallo “stacco” di diversi murales, alcuni senza l’autorizzazione degli autori, per essere poi esposti nella mostra Street Art – Banksy & Co: L’arte allo stato urbano, organizzata dalla Fondazione privata Genus Bononiae. Lo stesso BLU commentò così la sua scelta estrema di sacrificare i suoi murales bolognesi: «A Bologna non c’è più BLU e non ci sarà più finché i magnati magneranno»

“El Hombre Banano”, murales di BLU a Managua, 2005 – Courtesy of the artist

La Street Art come metafora di denuncia sociale e geo-politica  

Un altro tema caro a BLU è la critica ai governi e alla società, che caratterizza tante delle sue opere in giro per il mondo. Alcune particolarmente iconiche sono state realizzate nel corso del grand tour fatto in Sud America, durante il quale partecipa a diversi festival. Nel 2005 A Murales de Octubre, conquista il cuore della città di Managua, in Nicaragua, dipingendo il famoso El hombre banano nell’Avenida Bolívar.  

L’opera rappresenta un grande mostro formato da una miriade di banane che si trasformano in armi e disseminano morte e disperazione, una profonda denuncia verso le multinazionali produttrici del frutto accusate di sfruttare i propri lavoratori e di causare danni all’ambiente e agli animali con l’utilizzo di pesticidi. Al festival A conquista do espaço, a San Paolo in Brasile nel 2007, protagonista è la denuncia contro la guerra e il traffico di armi e nella sua opera il Cristo Redentore di Rio de Janeiro è sommerso da una montagna di armi da fuoco.

Particolare di “La Pandemia”, Blu, Campobasso 2020 – Courtesy of the artist

Dalla  Pandemia al ricordo di Carlo Giuliani 

Gli ultimi lavori creati da BLU si trovano entrambi in Italia. Uno di questi è stato realizzato in Molise in occasione del festival Draw The Line 2020 sulla facciata del cinema Alphaville di Campobasso e si intitola La Pandemia. L’opera rappresenta uno scenario apocalittico dove dei panda giganteschi invadono la città e distruggono tutto, metafora degli effetti dell’epidemia del virus COVID-19.

L’opera più recente è stata invece presentata lo scorso luglio a Roma, e caratterizza la facciata dell’Ex Cinodromo, sede del collettivo Acrobax. Il murale è stato realizzato in occasione dei vent’anni dai fatti del G8 di Genova e in ricordo di Carlo Giuliani.  

Ad oggi è possibile fare un viaggio cartaceo per poter godere simultaneamente di tutte le 200 opere realizzate da BLU in giro per il mondo. Per poterlo fare, basta sfogliare Minima Muralia, catalogo pubblicato nel 2018 che raccoglie le immagini dei murales, gli scatti del backstage e i lavori mai realizzati tratti dagli archivi dell’artista.

Cover Photo Credits: Murales di BLU a Lisbona, Portogallo 2010 – Courtesy of the artist

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