Barbie nell’immaginario dell’arte contemporanea nelle opere di 5 artisti

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Non potevamo che chiudere questo speciale dedicato alla nuova pellicola di “Barbie” con le opere di 5 artisti contemporanei che hanno “preso in prestito” l’iconica figura della Mattel per esplorare concetti e significati tipici della propria epoca.

Già attenti a temi come il femminismo, il consumismo e la parità di genere, artisti come Andy Warhol, E.V. Day e David Levinthal, hanno anticipato i vari focus della pellicola cinematograffica diretta da Greta Gerwig, per arrivare a conclusioni totalmente personali.

Andy Warhol, “Portrait of Billy Boy (1986)”

Eseguito nel 1986, “Barbie, Portrait of BillyBoy*” è stata l’ultima icona americana a entrare nel sacro pantheon di icone e brand famosi creati dal pop artist Andy Warhol. In realtà, quest’opera non è altro che una scusa, un gioco tra Andy e l’amico BillyBoy*, un fashion designer che per anni ha rifiutato la sua richiesta di dedicargli un ritratto. Alla fine, sembra che BillyBoy* abbia semplicemente dichiarato: ““Se vuoi davvero fare il mio ritratto, fai un ritratto di Barbie perché Barbie, c’est moi!”

Perfetto soggetto warholiano, Barbie rappresenta l’incarnazione della celebrità e del glamour, del consumismo e della cultura popolare, un’opera che è anche il triste epilogo dell’intera ricerca artistica di Warhol.

E.V. Day, “Mummified Barbie” (2001)

L’artista E.V. Day esplora invece il concetto di eterna giovinezza, o meglio immutabilità, della bambola. Dal 2001, la Day ha creato una serie intitolata Mummified Barbies che è un riflessione sull’ossessione della società occidentale per le donne che sono state esagerate e sessualizzate al punto da diventare fantastiche, perfette, quasi come un’idea di platoniana memoria. Con il corpo di Barbie coperto, Day traccia un paragone tra Barbie e la lunga serie di donne mitizzate prima di lei, fino a Venere e Afrodite. Avvolta in lino scintillante e cera d’api, Barbie si trasforma soltanto in un’altra reliquia dell’antichità, disumanizzata e esibita dalla società contemporanea.

David Levinthal “Untitled from the series Barbie” (1997)

Il fotografo americano David Levinthal ha di fatto costruito la sua intera ricerca artistica fotografando bambole e piccoli giocattoli meticolosamente allestiti, creando vignette suggestive che sembrano quasi set scenografici per un qualche film prodotto dalla Mattel. Attraverso queste scene drammatiche, Levinthal rilabora un po’ tutto, in un calderone magico: dalla cultura pop agli eventi storici, al razzismo e alla politica. Nella sua serie “Barbie”, il fotografo ha utilizzato la bambola come modella, vestita in modo impeccabile e posata come una donna per una campagna pubblicitaria o in una rivista di moda. Attraverso queste immagini, Levinthal sottolinea il modo in cui le donne sono state oggettivate e i loro corpi commercializzati storicamente a partire dal dopoguerra in poi.

Ghada Amer “Barbie Loves Ken, Ken Loves Barbie” (1995)

Questo lavoro mette in discussione il ruolo degli stereotipi – ciò che Ghada Amer chiama “l’idea del modello” – e i vari modi in cui possono essere interpretati. Amer ha realizzato due tute, una chiaramente “femminile” e l’altra riconoscibilmente “maschile”. Sulle tute sono ricamate le parole “”Barbie ama Ken”” e “”Ken ama Barbie”. 

Qui, però, Barbie e Ken sono scomparsi, sostituiti da involucri assenti che noi stessi possiamo indossare, non importa il nostro sesso: le tute sono l’essenza della libertà della scelta di genere,. Amer rifiuta e cacnella dunque la rigida fissità di genere sulla quale sono basati questi giocattoli infantili.

Ciò che mi interessa degli stereotipi è l’idea del modello da seguire; e tutti ci confrontiamo con questo nella nostra vita.

-Ghada Amer

Beau Dunn “Barbie #3 (2012)”

L’attrice, modella e artista di Los Angeles Beau Dunn è da tempo interessata a Barbie sia per il suo status di oggetto da collezione che per il simbolismo culturale della bambola. La sua ironica serie fotografica “Plastic” presenta una serie di Barbie ultra femminili e impeccabili, sia vintage che contemporanee, che sono state collezionate da top model ( Claudia Schiffer e Kylie Jenner, per citarne due) . Le opere creano un dialogo tra Barbie come giocattolo per bambini piccoli e le invasive richieste sociali e culturali di apparire “perfette”. Le fotografie sono nate dalle esperienze di Dunn, cresciuta a Los Angeles, in un’aspra critica del mondo del fashion modelliing.

In definitiva, questi cinque artisti hanno portato avanti il percorso di Barbie nell’arte contemporanea, sottolineando le complesse dinamiche culturali e sociali che ruotano intorno a questa icona globale. Le loro opere ci invitano a riflettere sul ruolo di Barbie come simbolo culturale e oggetto di desiderio, spingendoci a considerare in modo critico i concetti di identità, genere e perfezione nella società contemporanea.

E in Italia?

Anche in Italia, più di un artista si è ispirato alla Barbie per creare singole opere, spesso con una valenza fortemente ironica e paradossale.

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