Alla scoperta degli artisti che raccontano il Medio Oriente

Getting your Trinity Audio player ready...

Terra di conflitto con una situazione socio-politica complessa, il Medio Oriente è la terra di molti artisti che vogliono farsi ascoltare. 

Generazioni di artisti si espongono e provocano, fino ad arrivare sulla scena internazionale del mondo dell’arte. Si pensi al territorio dell’Afghanistan, dove gli artisti, segnati dalle esperienze dei decenni passati e dai recenti sviluppi, cercano emancipazione, nonostante la forte diffidenza nei confronti dell’espressione artistica, soprattutto quando esercitata dalle donne.

Proprio come i singoli Paesi del Medio Oriente, le voci e i mezzi di questi artisti sono radicalmente diversi e rendono il panorama artistico mediorientale ancora più interessante. 

In comune, però, c’è la voglia di parlare, partendo dalle proprie esperienze personali, di tutta la società, del modo in cui vive e pensa, del suo territorio e della sua condizione difficile, della politica, ma soprattutto dell’esigenza di cambiare e ricominciare. 

Ahmed Mater

Nasce ad Abha, in Arabia Saudita, dove attualmente vive e lavora. Ad oggi, è una delle voci più significative e influenti: tramite fotografia, video, performance e scultura, documenta e analizza senza filtri la realtà della sua terra. Sempre in continuo sviluppo, la sua ricerca si focalizza sulla memoria collettiva. Il suo obiettivo è raccontare storie nascoste e “non ufficiali”. 

Ahmed Mater, Magnetism, 2012

Mona Hatoum

Nata a Beirut, in Libano da una famiglia palestinese, oggi vive a Londra e manifesta il suo senso di dislocazione con suoi lavori. Tra surrealismo e minimalismo, Hatoum esplora i conflitti del mondo come lo conosciamo e la relazione tra la politica e il singolo individuo. 

Youssef Nabil

Viene da Il Cairo, in Egitto, e attualmente vive e lavora a Parigi. Il suo medium è la fotografia, con cui da sempre sperimenta in ogni modo: dai suoi primi soggetti che richiamavano il cinema egiziano alle sue fotografie dipinte a mano. Personaggi famosi della scena araba o autoritratti che raccontano della sua vita lontana dall’Egitto e tanti altri sono i protagonisti dei suoi racconti.

Youssef Nabil – Say Goodbye, Self Portrait, Alexandria 2009 Courtesy of the Artist

Malina Suliman

Nata a Kandahar, è una delle più rilevanti artiste afghane viventi. E’ l’autrice degli “scheletri in burqa” comparsi per le strade di Kabul negli anni Duemila e ci tiene a precisare che la sua arte è fortemente politica, per questo considerata “scomoda”. La sua motivazione l’ha portata fino alla Kandahar Fine Arts Association e oggi, dopo una vita in fuga, è in Olanda, esperienza che per lei ha rappresentato un nuovo inizio. Con determinazione, però, cerca di mantenere viva la sua identità e le sue origini, soprattutto adesso, in un momento di forte vulnerabilità per l’Afghanistan, per i suoi cittadini e per il suo patrimonio artistico.

Malina Suliman

Mandana Moghaddam

Nasce a Teheran, in Iran, per poi chiedere asilo a Gothenburg, in Svezia, colpita dalla Rivoluzione Iraniana. Ha partecipato alla 51esima edizione della Biennale di Venezia. I suoi lavori si concentrano su temi come l’alienazione, la comunicazione e il gender, come espedienti per costruire legami e dialoghi tra culture. 

Shirin Neshat

Da Qazvin, in Iran, si trasferisce negli Stati Uniti per studiare arte, dopo la rivoluzione khomeinista. È famosa in tutto il mondo per i suoi lavori filmici e fotografici, che lega fortemente alla sua biografia e con cui indaga temi come le rappresentazioni di genere nella cultura iraniana. Nota è la serie fotografica Women of Allah: ritratti di donne iraniane, nelle cui parti del corpo lasciate scoperte dallo chador inserisce testi tratti da libri di scrittrici iraniane. 

Shirin Neshat, Ne sono il segreto (dalla serie Disvelamento), 1993

Boushra Almutawakel

Nasce a Sana’a, nello Yemen, quella che per molto tempo è stata l’unica fotografa donna a lavorare nel suo Paese di nascita. Riconosciuta da subito a livello internazionale per The Hijab Series, il cui obiettivo è sfidare gli stereotipi e la percezione comune della donna che porta il velo, rivolge la sua attenzione alle donne e alle loro esperienze personali.

Boushra Almutawakel, Mother, Daughter, Doll, 2010.

Cover Photo Credits: Malina Suliman, Scheletri in burqa, Kabul

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno