Aldo Fallai, trent’anni di scatti da Armani/Silos

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Era il 1974 quando Aldo Fallai – fiorentino doc – conobbe a una festa, non lontano da Firenze, un giovanissimo Giorgio Armani. Le parole scambiate tra i due furono l’inizio di una simbiosi creativa durata fino ai giorni nostri. Un dialogo pluridecennale, destinato a lasciare il segno nella storia del costume.

Fino all’11 agosto è possibile vedere il frutto di questo dialogo negli spazi di Armani/Silos, a Milano. La mostra “Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977 – 2021” è il racconto, coniugato al tempo presente, di questi trent’anni di ininterrotta collaborazione artistica tra Giorgio Armani e Aldo Fallai.

Armani è un giovane stilista freelance quando incontra Fallai, che è un grafico con una passione per la fotografia. Armani vuole riscrivere le regole del vestire, i mutamenti sociali in atto vedono le donne acquisire potere e gli uomini vestirsi con più consapevolezza, e Re Giorgio ne è consapevole e per questo da genio visionario qual è crea un vero e proprio lifestyle.

Fallai da parte sua lo accompagna con le sue foto a metà strada tra minimalismo ed eleganza nostalgica, giocando con scene di vita quotidiana e profili più interessanti che lineari. A volte Fallai preferisce atmosfere più romantiche, più spesso ama il rigore e le luci dirette. Alla ricerca del perfetto equilibrio tra morbidezza e stile androgino.

Nelle foto esposte a Milano troviamo evocazioni cinematografiche e cenni neorealisti che si mescolano a echi della pittura tardorinascimentale e manierista, in una messa in scena che sa di vita e che per questo è profondamente autentica.

Giorgio Armani, Rosanna Armani e Leo DellOrco, braccio destro dello stilista.

“Lavorare con Aldo mi ha permesso, fin da subito, di trasformare in immagini reali la fantasia che avevo in mente: che i miei abiti non erano soltanto fatti in una certa maniera, con certi colori e materiali, ma rappresentavano un modo di essere, di vivere”, ha detto Armani presentando la mostra di Fallai. “Perché lo stile, per me, è un’espressione totale. Insieme, in un dialogo sempre fluido e concreto, abbiamo creato scene di vita, evocato atmosfere, tratteggiato ritratti pieni di carattere. E rivedendo oggi tutto il lavoro realizzato, sono io stesso colpito dalla forte suggestione che questi scatti sanno ancora emanare, e dalla grande capacità di Aldo di cogliere le sfumature della personalità”.

Gli scatti più suggestivi sono sicuramente quelli in bianco e nero, l’astrazione narrativa che ne deriva è la scelta vincente. Sono immagini senza tempo, ma comunque reali, ritratti di vita in cui lo spettatore si riconosce anche se concepite per far conoscere le collezioni, si concentrano sul carattere dei personaggi, facendo degli abiti un sottile complemento dell’essere. Rispecchiano l’idea dello stilista che eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.

Il percorso è su due piani e raccoglie, in rigoroso ordine sparso, circa duecentocinquanta scatti. C’è la foto con il tigrotto, realizzata a Palermo, quando la troupe si rifugia in un giorno di pioggia al circo Togni, la foto iconica di donna in carriera, impersonata da Antonia Dell’Atte, ritratta con lo sguardo dritto verso un radioso futuro, in mezzo alla folla in via Durini, sotto gli uffici Armani.

E ancora, la laguna veneta evocata in studio, le statue del Foro Italico, tradotte in un gioco di ombre nette e grafiche.

Aldo Fallai – Courtesy of Giorgio Armani.

“Il lavoro con Giorgio è stato il frutto di un dialogo naturale e continuo, e di grande fiducia da parte sua”, spiega Fallai. “Entrambi eravamo interessati a mettere in luce un aspetto dello stile legato al carattere e alla personalità, e questo si è tradotto in immagini che appaiono attuali oggi come ieri: una qualità resa evidente dall’allestimento della mostra, che non segue una sequenza cronologica. Dei trent’anni della nostra collaborazione ho ricordi vividi. Le produzioni erano sempre agili, snelle: si otteneva il risultato con pochi mezzi e senza effetti speciali. Questo, penso, ha fatto breccia nel pubblico”.

Aldo Fallai affida all’obbiettivo la sua straordinaria capacità d’interpretare il mondo della moda, facendone scaturire immagini di grande suggestione e rilevanza artistica. La mostra è un itinerario appassionante che riassume l’attività del fotografo in un intreccio di spunti e richiami artistici.

Armani Jeans SS 1981 – Photocredit Aldo Fallai.

Grazie al suo stile disincantato e anticonformista, Fallai si è imposto nel panorama internazionale, ha collaborato con diversi brand, e i suoi servizi sono apparsi nelle riviste di tutto il mondo, e poi dagli anni Ottanta ha iniziato un dialogo con le icone della storia dell’arte che non è mai finito.

Tra i suoi riferimenti trovano posto i manieristi toscani, da Pontormo ad Angelo Bronzino, la pittura di Caravaggio e la sua luce tagliente, l’accuratezza dei preraffaeliti e le visioni esotiche dei pittori orientalisti del XIX secolo. Un interesse per l’arte legato alla sua formazione (si è diplomato all’Istituto d’Arte) e che sempre di più trova commistione con la moda: nelle campagne di metà anni Ottanta per Emporio Armani, Fallai si ispira alla pittura dei primi decenni del XX secolo e al classicismo della scultura degli anni Trenta, illuminando in maniera radente i corpi solenni dei modelli ritratti in pose idealizzate. Pertanto, ammirare i suoi scatti è un po’ come leggere di lui e del tempo passato.

Aldo Fallai ha conquistato il mondo della moda alla fine degli anni Settanta soprattutto grazie alla collaborazione con Giorgio Armani, con cui ha contribuito a creare le più importanti campagne pubblicitarie degli ultimi decenni, firmando così alcuni dei capitoli più esaltanti della storia del Made in Italy.

Armani Junior FW 1984-85 – Photocredit Aldo Fallai.

La mostra consente di scoprire le creazioni e gli interessi dell’artista nella moda e oltre, cioè in direzione delle arti visive che, per un fiorentino come Fallai, hanno sempre costituito il contesto più naturale e indispensabile, come fonti di ispirazione inesauribili.
Le immagini di Aldo Fallai consentono al visitatore di riscoprire gli anni Ottanta, quando Giorgio Armani inventava una donna elegante e vagamente androgina e un uomo dal look raffinato, talvolta trasgressivo talvolta narcisista. Giocando con ruoli e situazioni, con modelle più affascinanti che belle e più espressive che seducenti, ma anche con persone comuni, Aldo Fallai ha ricostruito un mondo che va oltre l’abito per ritrarre un’intera società e una generazione, con i suoi sentimenti, i suoi umori, i suoi luoghi e le sue stagioni.

Curata dallo stesso Armani, dalla sorella Rosanna e Leo Dell’Orco, l’esposizione esplora i confini di una collaborazione unica, che ha definito l’essenza stessa di un’estetica che ha fatto breccia nell’immaginario collettivo.

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