A Londra Marinella Senatore e altri artisti di luce

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Il titolo è simbolico del lavoro di Marinella Senatore, che da vent’anni lavora sull’arte partecipativa e sull’importanza della relazione con l’altro. “We rise by lifting others”, “Ci eleviamo sollevando gli altri” – la frase che compare sull’opera luminosa, realizzata in Puglia, a imitazione delle classiche “luminarie” folkloristiche italiane, che da qualche settimana è apparsa presso il Southbank Center di Londra, visibile fino al 7 gennaio 2024 – è un concetto-chiave nel lavoro dell’artista.

Sopra di essa, si legge ancora, sempre con lettere luminose: “I contain Multitudes”, citazione da una poesia di Walt Whitman (poi ripresa anche da Bob Dylan), già utilizzata da Marinella Senatore in più di un’opera, oltre che come titolo della sua recente mostra, da poco terminata, presso l’Italian Cultural Institute in Abu Dhabi. “La frase”, ha spiegato l’artista, “nasce da progetti partecipativi che faccio in giro per il mondo ormai da tanti anni. Abbiamo lavorato con più di 8 milioni di persone in 24 paesi. In generale la mia arte è molto basata sulla partecipazione e sull’inclusione del pubblico nella fase creativa dell’opera”, ha aggiunto l’artista.

L’opera è inserita nell’ambito di una mostra più ampia, “Winter Light“, che presenta diverse installazioni luminose installate nello spazio pubblico, realizzate da dieci artisti contemporanei. L’esposizione si propone di utilizzare i colori e le luci con approccio giocoso, al tempo stesso approfondendo tematiche riguardanti l’identità individuale e collettiva, l’ambiente e la tecnologia.

Tra le altre, ci sono ad esempio la Dichroic Sphere dell’artista danese Jakob Kvist, una “cupola geodetica” in alluminio (struttura realizzata in modo da poter realizzare degli edifici con forme sferiche anche di grandi dimensioni, ndr), con effetti luministici e di rifrazione della luce spettacolari; l’installazione digitale Cosmic Bloom dell’americano Leo Villareal, proiettata sul muro della Royal Festival Hall, che, attraverso la ripetizione di segni e forme dai movimenti ipnotici, sembra replicare strutture organiche e biologiche, fenomeni stellari e modelli atomici; gli “alberi luminosi” dell’inglese David Ogle, che inondano di luce la Queen’s Walk lungo il Tamigi, rendendo i platani londinesi delle vere e proprie sculture luminose.

E ancora, le “frasi al neon” dello scrittore e performer britannico Tim Etchells e quelle, dalla molteplice lettura, fatte di giochi di parole e contraddizioni, dell’artista sudafricano Kendell Geers; e poi il “giardino selvatico” ideato dagli artisti Denman+Gould e dalla designer Maeve Polkinhorn, che hanno creato un ecosistema urbano per attirare api, farfalle e altri insetti, punteggiato da baccelli selvatici per ospitare uccelli nidificanti; e l’orologio colorato dello scozzese David Batchelor, che, attraverso il variare dei colori durante la giornata, scandisce con la luce il passare delle ore.

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