Lo squalo di Damien Hirst, tra arte e scienza

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Damien Hirst, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991, Tate Modern, Londra.

Alla scoperta della storia e delle curiosità dell’emblematica opera di una delle figure più famose del panorama artistico contemporaneo.

Animali in formaldeide, corpi di insetti dipinti e incastonati su superfici di vario tipo, teschi ricoperti di diamanti ed esplosioni di colore in movimento sono quegli elementi di follia che rendono Damien Hirst uno degli artisti contemporanei più sorprendenti e provocatori di sempre. 

L’arte contemporanea non fa distinzione: tutto è concesso. Ma l’artista inglese è riuscito a non passare mai inosservato, tanto da essere conosciuto anche dai meno appassionati del settore, con opinioni spesso contrastanti.

Fin dal 1988, le sue mostre fanno discutere e destano scalpore. In particolare, dalla mostra organizzata con alcuni studenti del Goldsmith College in un magazzino londinese, Freeze, ebbe inizio il celebre movimento degli Young British Artists, sostenuto dal mercante d’arte e collezionista Charles Saatchi

Nell’ambito degli Young British Artists, Damien Hirst inizia a lasciare tutti a bocca aperta attraverso la sua arte provocatoria, diretta e senza filtri, attraverso cui interpreta il nostro tempo e i suoi dualismi, affrontando temi come la vita e la morte, la bellezza e la cattiveria, la moralità e l’immoralità.

Nel 1991, Damien Hirst realizza l’opera che ancora oggi è ritenuta icona mondiale dell’arte britannica degli anni Novanta: The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living” (“L’impossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente”)

Uno squalo tigre lungo più di quattro metri, conservato in un’enorme vasca piena di formaldeide, per un peso totale di più di due tonnellate. Il lungo e complesso titolo, che viene solitamente abbreviato con “Lo squalo”, come in ogni opera dell’artista inglese è parte integrante del lavoro e ne fornisce il significato. 

L’animale, naturalmente feroce, imponente e terrificante, simbolo di forza e potenza indiscussa, si trova immobile, senza vita, cristallizzato in un attimo eterno. Lo spettatore può coglierne il duplice significato di vita e di morte, il suo equilibrio e la sua eterna bellezza. 

“Mi piace l’idea di qualcosa che descrive una sensazione. Uno squalo fa paura, è più grande di te, si muove in un ambiente a te sconosciuto. Sembra vivo quando è morto e morto quando è vivo”, afferma Hirst.

In sospeso tra arte e scienza, a completare il significato dell’opera è il luogo dell’esposizione. Vedere un animale imbalsamato all’interno di un museo di storia naturale è qualcosa di ordinario, ma trovarsi davanti ad uno dei predatori più pericolosi al mondo all’interno della Tate Modern di Londra è destabilizzante. La sua visione è sorprendente, a tratti inquietante, fa inevitabilmente soffermare a lungo lo spettatore, affascinato, davanti alla sua teca di formaldeide, che all’improvviso sembra più fragile di quanto non sia. 

Damien Hirst ha sicuramente previsto tutto: si aspetta che, davanti alla sua opera, ci si interroghi sui grandi temi, come la vita oltre la morte, la crudeltà, la paura, o le prospettive della scienza nel mondo contemporaneo. E infatti è proprio così. 

La grandezza dell’opera d’arte è riscontrabile anche in senso economico. Le vicende dietro la vendita dell’opera, insieme alla concorrenza, sono uniche come l’opera stessa.

Damien Hirst non fu il primo artista ad esporre uno squalo: Eddie Saunders aveva già esposto uno squalo martello nel 1989. Saunders ci tenne, quindi, a precisare che a differenza di Hirst, non solo lui aveva catturato tutto da solo il suo squalo, ma era anche molto più bello. Lo mise, quindi, in vendita per un milione di sterline: “Saldi di fine anno: squalo per un milione di sterline soltanto; risparmiate milioni di sterline sulla copia di Damien Hirst”. Nonostante l’ottimo slogan pubblicitario, non ricevette neanche una proposta d’acquisto.


Nel caso di Damien Hirst, invece, la situazione fu molto diversa. Infatti, l’hedge fund manager americano Steve Cohen, capace di gestire l’andamento del mercato dell’arte di fascia alta, comprò l’opera nel 2004 per ben 12 milioni di dollari, rendendo Hirst uno degli artisti più costosi nel mondo dell’arte contemporanea.

L’artista, collezionista e imprenditore britannico è, oggi, un personaggio iconico, un nome conosciuto a livello mondiale, ma anche una personalità molto complessa, che sa ciò che vuole e si impegna per ottenerlo. La sua ricerca è infinita, la sua produzione di idee inesauribile. É infatti l’idea ad essere al centro dell’opera, piuttosto che la sua realizzazione. 

Attraverso l’impiego di materiali poco convenzionali (come corpi di animali e insetti) – oggi si è spinto fino anche al digitale con il progetto “The Currency” e la creazione di 10.000 NFT Non Fungible Token – la sua arte sorprende, provoca e affascina, ma soprattutto fa riflettere su temi come la vita, la morte, o il superamento dei limiti umani.

Cover Photo Credits: Damien Hirst, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991, Tate Modern, Londra

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