La semplificazione estetica Phygital di Andrea Crespi

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Oggi lui è sinonimo di Phygital, specialmente in Italia: la sua ricerca si muove sinuosamente tra arte digitale, NFT, installazione immersiva e medium classici come l’olio e l’acrilico su tela, trovando un plus anche nei muri, superfici della sua arte urbana.

Andrea Crespi, nato a Varese nel 1992, oggi vive tra Lugano, Milano e il Mondo, e forse questa sua grande poliedricità ha spinto i nostri lettori a votarlo nella prima edizione di Artist of the Year, e a farlo arrivare in seconda posizione, dietro a Giuseppe Veneziano. 

Scopriamo qualcosa in più sul lavoro e il percorso Phygital di Andrea in questa intervista concessa in esclusiva per Artuu

Andrea, sei stato votato dalla nostra Community come secondo Artist of the Year del 2023. Riassumici brevemente l’anno appena trascorso in alcuni momenti fondamentali.

Breve ma intenso. Ve lo riassumo così: https://www.instagram.com/p/C1ejpC4IGA1/?img_index=1 e https://www.instagram.com/p/C1hP9BYoK7F/?img_index=1 , anche se mi servirebbe almeno un altro carosello per raccontarvi i progetti più importanti di quest’anno.

In un’epoca di bombardamento visuale, per l’artista è fondamentale sviluppare un alfabeto visivo, dei segni personali e riconoscibili, come le tue linee che abbracciano e dissezionano mondi e personaggi. Come sei arrivato a questo “segno”?

Prima di arrivare a questo codice visivo cercavo una semplificazione estetica della realtà. Ho sperimentato molto e alla fine ho capito che le linee sarebbero diventate l’elemento centrale della mia ricerca.

Ti sei sempre definito un artista Phygital, ovvero in grado sia di dipingere sulla tela, in maniera classica, che di usare il mezzo digitale, gli NFT e le installazioni immersive. Cosa significa per te essere un artista multimediale oggi e nel 2024?

Per me essere un artista multimediale è la possibilità di poter comunicare la contemporaneità attraverso le proprie opere. Non c’è nulla di più attuale ad oggi di muoversi in una dimensione tra il fisico e il digitale.

Sempre rimanendo in tema di NFT, tu ancora lavori, hai una community e soprattutto hai dei collezionisti digitali. Come hai fatto a superare la “Bolla Speculativa”?

Non speculando e seguendo una crescita graduale e organica.

Cosa ne pensi dell’uso dell’AI applicata all’arte? E’ un medium che vuoi/hai sperimentato?

Si, penso che possa essere uno strumento estremamente interessante. L’intelligenza artificiale sta coinvolgendo grande parte della nostra vita, e non vedo perché non anche l’arte. Io cerco di sfruttare la sua natura e le sue potenzialità per inserirla all’interno di alcune delle mie opere e collezioni, assicurandomi che il risultato non sia però completamente delegato alla macchina e che mantenga una sua dimensione di umanità.

Una parte della tua ricerca si focalizza sul linguaggio dell’advertising, ovvero esseri falsi slogan pubblicitari che riflettono sul senso dell’arte, dell’artista e non solo. Come nascono questo tipo di opere?

Queste specifiche opere sono diverse da altre perché il mio intento è quello di raggiungere più persone possibili con messaggi essenziali ma di forte impatto sociale.

Parlaci più diffusamente del documentario realizzato in collaborazione con Manu Invisible, e del progetto Make Art Not War. Come è nata la vostra amicizia?

Io e Manu ci siamo conosciuti qualche anno fa ad un festival di street art a Milano e successivamente siamo stati entrambi coinvolti in un progetto di riqualificazione urbana ma in quell’occasione abbiamo lavorato su soggetti differenti. Nell’estate del 2022 siamo riusciti a conciliare la nostra arte in un progetto condiviso che ha dato vita a uno dei campi di basket che a detta di molti è uno dei più iconici d’Italia (e anche del mondo! ☺)

Consiglio a tutti di vedere il Docufilm della realizzazione di questa opera su YouTube:

Da anni ormai collabori con Zanini Arte Gallery, Come è nato il vostro rapporto e quanto è importante oggi per l’artista essere rappresentato da una galleria?

Sono stato contattato dalla galleria Zanini per il mio approccio all’arte che sposa una dimensione sia digitale che fisica. Sono già diversi anni che collaboriamo, perché oltre al bel rapporto professionale e umano che si è creato, sono convito che anche se ad oggi esistono sempre più mezzi per gli artisti di arrivare al pubblico con la propria arte, le gallerie rivestono ancora un ruolo fondamentale nel percorso di un’artista.

Ci puoi anticipare alcuni progetti per il 2024?

Sono già al lavoro su molti progetti che non vedo l’ora di poterli condividere con voi. Posso solo dirvi che sarà un anno pieno di sorprese e novità.

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