Israele e Palestina, due padri a confronto col proprio dolore. Per non cedere all’odio

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L’Apeirogon è, per definizione, un poligono con una serie infinita di lati, così come sembrano poter essere infinite le parole per descrivere il tragico lutto della perdita di un figlio. L’omonimo libro di Colum McCann (Apeirogon, pagg. 528, € 20,90, Feltrinelli editore, vincitore del Premio Terzani nel 2022) racconta come la spirale d’odio può trasformarsi in comprensione dell’altro.

Lo scrittore Colum McCann, autore di “Apeirogon“.

Promosso da Fondazione Diritti Umani e Festival vicino/lontano di Udine è andata in scena, a Milano nell’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, una lettura teatrale di questo libro meraviglioso. 

Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana hanno voluto portare in scena questo testo così attuale, il racconto della storia vera di due padri, uno israeliano e uno palestinese, che hanno perso entrambi una figlia ma decidono di non cedere all’odio. La figlia di Rami, israeliano, è stata uccisa da un attentatore palestinese, la bambina di Bassam, palestinese, da un soldato israeliano. 

Un recital che accende un barlume di speranza in questi giorni così difficili, dice Danilo De Biasio, direttore della Fondazione Diritti Umani: “Gli estremisti puntano alla perpetuazione dell’odio. Ogni bambino mutilato, ogni donna violentata, ogni civile dilaniato lascia un’eredità di odio. Ben venga chi interrompe questa spirale”. 

È anche il pensiero di Paola Colombo, curatrice del festival Vicino/Lontano: “La pace non deve essere un’utopia. Per questo crediamo sia necessario continuare a dare voce a Rami e Bassam, che hanno saputo fare del loro dolore un’arma di pace”.

Abbiamo incontrato i protagonisti di Salam/Shalom. Due padri, Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana.

Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana, “Salam/Shalom. Due padri”, Udine, Festival Vicino Lontano 2022. Foto © 2022 Luca Valenta e Luciano Rossetti/Phocus Agency.

Come è nata l’idea di mettere in scena questo testo?

M.S. “Tutto nasce da un festival che si svolge a Udine, che si chiama “Vicino/lontano” e che ogni anno attribuisce un premio letterario intitolato a Tiziano Terzani, nel 2022 il libro vincitore di questo premio è stato proprio Apeirogon di Colón McCann. Durante la cerimonia di consegna del premio oltre all’intervista con l’autore c’è una lettura di frammenti dello stesso e devo dire che di solito passano abbastanza inosservati e invece la lettura di questo libro è stata accolta con entusiasmo.”

Perché secondo te?

M.S. “Questo libro è strutturato in una maniera molto particolare, è fatto a frammenti successivi. È strutturato con 500 frammenti numerati da 1 a 500 e poi 500 frammenti numerati al contrario da 500 a 1. I due frammenti numero 500 sono la voce dei due protagonisti. Questi due padri, che hanno perso una figlia per mano, mi verrebbe da dire dell’altro, ma ovviamente non è così, è più giusto dire per mano della parte avversa e la loro storia è straordinaria”.

Come mai la loro storia è così speciale?

M.S. “Io penso perché trasformano il dolore, l’odio e la rabbia in un sentimento di pace. Fanno un viaggio magnifico, elaborano, capiscono, trasformano e fanno la pace vera. Ogni volta che facciamo la lettura di questo testo, c’è una trasformazione una sorta di rito collettivo perché le storie sono assolutamente toccanti.  La nostra intenzione è quella di far diventare questa lettura scenica, in uno spettacolo teatrale vero e proprio”.

Questa storia è tristemente attuale?

A.L. “Quello che stiamo vedendo e vivendo in questi mesi, dal sette di ottobre funesto giorno sia per gli israeliani sia per i palestinesi, sta sconvolgendo gli equilibri non soltanto dei Paesi coinvolti Israele e la Striscia di Gaza, ma anche gli equilibri di tutto il mondo”.

Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana, “Salam/Shalom. Due padri”, Udine, Festival Vicino Lontano 2022. Foto © 2022 Luca Valenta e Luciano Rossetti/Phocus Agency.

Qual è la forza di questo dialogo, che voi portate in scena?

A.L. “Quello che fanno i veri protagonisti della storia è incredibile. Fanno qualcosa di molto piccolo di molto semplice, Massimo prima ha detto fanno la pace, fare la pace vuol dire agire con la concretezza di un’azione perché la pace è un concetto e loro hanno la forza di fondare insieme ad altri un’associazione che si chiama Parents’ Circle il cui obiettivo è diffondere un messaggio. È anche il nostro obbiettivo mio e di Massimo indirettamente certo, mentre loro lo fanno direttamente portando la loro voce e girando per il mondo come se fossero due musei viventi della memoria”.

Parents’ Circle, è nata nel 1995 per iniziativa di Isaac Frankenthal, il cui figlio Arik era stato rapito e ucciso nel 1994 da gruppi di terroristi affiliati ad Hamas. Lo scopo dell’associazione è ridare ragioni di vita e di speranza a quanti, israeliani e palestinesi, hanno provato la sofferenza di una vita spezzata violentemente vicino a loro. Non credi che sia difficile dimenticare un dolore del genere?

A.L. “Non si può dimenticare ciò che è avvenuto in passato, ma dobbiamo avere la coscienza di quello che è la potenza del nostro atto: di rinuncia alla violenza, di rinuncia alla vendetta. Ci accomuna il dolore, tu hai perso qualcuno, io perso qualcun altro. Quindi siamo due esseri umani immersi nel dolore. Questa vicinanza incredibile agli occhi di molti sia da un lato che dall’altro, a maggior ragione oggi, diventa veramente un atto concreto di trasmissione di costruzione della pace.  È quello che McCann è riuscito a condensare in questo romanzo meraviglioso, partendo da due vite vere e trasformandole in una narrazione potentissima”.

Si tratta di una storia realmente vissuta e non dai soli protagonisti del libro?

A.L. “Si, sono persone reali, hanno perso la figlia uno nel 97, l’altro nel 2016, e hanno deciso di trasformare la loro vita in un messaggio di pace, nella comunicazione di un messaggio di pace. E come ricordavi tu non sono gli unici. Sono due esempi che Colum McCann ha voluto scegliere, perché forse i più densi come storia e trasformali in una narrazione che ha avuto un successo planetario”.

Il testo è molto toccante emotivamente, come lo vivi?

M.S. “Non è semplice anche in considerazione appunto dell’attualità. Quando noi leggevamo questo testo nel 2022 (anno dell’uscita del libro ndr) ci sembrava una cosa lontana, ci sembrava di fare un omaggio a uno scrittore che aveva vinto un premio. Poi, dopo il 7 ottobre, le cose sono cambiate. E allora parole astratte come pace, vendetta, guerra, occupazione sono diventate di una concretezza spaventosa. La situazione adesso, per quello che ci raccontano e ci riportano i giornali e i media in generale, a me pare assolutamente senza via d’uscita, cioè, risuona forte l’impotenza del mondo davanti a questa a questa situazione. E allora incappare in una storia come questa, che invece ti racconta, che cambiando il punto di vista non guardandolo dall’alto, da lontano, ma entrando nelle storie singole e private questa cosa è possibile. Fa nascere una speranza”.

In questi giorni ci sono state diverse manifestazioni, contro la guerra, il popolo israeliano insieme a quello palestinese chiedono il cessate il fuoco. Addirittura, chiedono di processare Netanyahu come criminale di guerra, cosa ne pensi?

A.L. “Questo è lo scontro tra la grande storia quella fatta da chi ci governa, dai politicanti la storia con la ‘S’ maiuscola che poi è quella che si studia sui libri nel futuro quando ci si distacca dal tempo e la storia con la s minuscola che però è la storia per me più potente, ovvero quella degli esseri umani, dei popoli che subiscono. Quello che sta avvenendo e quello che è avvenuto il 7 ottobre è condannabile e deprecabile sotto ogni punto di vista. Di Bassam e di Rami (i due padri protagonisti del dialogo, ndr) sicuramente ce ne sono tanti sia in Israele sia nella striscia di Gaza. Bisognerà vedere quanto la storia con la ‘s’ minuscola riuscirà ad essere ascoltata dalla Storia con la ‘S’ maiuscola”.

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