WELCOME BACK DAVID LACHAPELLE!

Per il suo sguardo orgogliosamente Surrealista, in cui i dettagli sono decontestualizzati e ricontestualizzati in continuazione, è stato definito come il Fellini della fotografia. Da sapiente alchimista, David LaChapelle, ha saputo sintetizzare advertising puro e pop art grazie alla fotografia di moda, di cui ha riscritto l’immaginario e a cui è tornato proprio nel 2017.

1984, un giovane fotografo nato in Connecticut non ha ancora terminato gli studi quando il suo mito, Andy Warhol, gli commissiona un servizio per  Interview. È cosi che, sotto l’argentea egida del maestro della Pop-Art, LaChapelle inizia a produrre ritratti. Lavori che pongono al centro quella figura umana che diverrà ossessione della sua produzione.

 

David LaChapelle. Andy Warhol Last Sitting November 22,1986 | via theweeklyreview.com.au

 

La critica accoglie bene i suoi lavori, e questo fa sì che per David si aprano le porte delle più prestigiose riviste di moda: Vanity Fair, Gq, Rolling Stone e Vogue lo vogliono. Per il fotografo, erede delle visioni oniriche di Dalì e Magritte, la moda si rivela il palcoscenico ideale. Qui narrazione fantastica e decorativismo, alto citazionismo e spirito kitsch, non solo possono, ma devono convergere. LaChapelle è un maestro in questo e le case di moda lo cercano per ingaggiarlo. Abile story-teller è in grado di tradurre mondi e messaggi in immagini dalla rara efficacia. Negli anni ,firma le campagne pubblicitarie di Lavazza, L’OrealIceberg, Mtv e lavora con autori di moda dissacrante come Jean Paul Gaultier e raffinata come Giorgio Armani, per cui gira il corto Salvation Armani (con Amanda Lepore e Ryan Philippe). Dal 2004 infatti Il fotografo passa anche dietro la macchina da presa. Il primo corto realizzato si chiama Rize ed è un docu-film girato nei sobborghi periferici di Los Angeles che ci racconta del “Krumping”, il ballo che esplose come un’epidemia nei ghetti neri della città.

 

via lachapellestudio.com

Con attitudine Citazionista-Neomanierista e taglio postmoderno, David combina glamour e colori acidi e lussureggianti creando un metalinguaggio che assume una distanza ludica e cinica verso i soggetti fotografati.

“Provo a fotografare l’infotografabile. Le immagini mi appaiono semplicemente in testa e le creo”

Contro il minimalismo d’introspezione psicologica, LaChapelle fa valere la fotografia Ex-positive. L’esteriorità è enfatizzata, esasperata,  seguendo le teorie di Diane Arbus e August Sander. Per LaChapelle è il modo in cui vogliamo che gli altri ci guardino a rappresentare la nostra essenza.

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Andando avanti nella sua attività di ritrattista i personaggi sono sempre più appariscenti, David abbraccia in modo ostentato quello che molta della fotografia contemporanea aveva cercato di superare: La maschera pubblica e sociale.

I volti noti trasmutati in icone sacre, effigi della contemporaneità, dai suoi scatti sono davvero molti:  Bjork, Michael Jackson, Hilary Clinton, Andy Warhol, Madonna, Uma Thurman, Angelina Jolie,David Bowie, Muhammad Ali, Jeff Koons, Kurt Cobain, Marilyn Manson, Pamela Anderson, solo per citarne una piccola rappresentanza.

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Se, per tutta la prima parte della sua produzione LaChapelle si serve delle opulenze materiali come testimoni di una corrispondenza incontrovertibile tra esteriorità-socialità-interiorità, il 2006 segna per lui un punto di svolta. In quell’anno il fotografo è in visita a Roma e rimane abbagliato dalla Cappella Sistina e dagli affreschi di Michelangelo.

«Sin da bambino sono stato affascinato da Michelangelo», spiega LaChapelle, “guardando la sua opera si guarda il mondo. Non è il mondo dell’arte, è il mondo, è l’umanità”.

La folgorazione coincide con un momento di crisi per il fotografo che, quasi annichilito, decide di lasciare la moda per perseguire l’arte votata a sé stessa.

L’autore si ritira in una farm per nudisti a Maui, Isole Hawaii, dove successivamente fonda una fattoria biologica alimentata solo da energia solare e idrica, che non utilizza pesticidi o fertilizzanti artificiali.

David LaChapelle. After the deluge cathedral | via equilibriarte.net

A questo periodo risalgono sia The Deluge (Il Diluvio), serie di scatti ispirati al Diluvio Universale di Michelangelo, sia After the Deluge, ritratti di una realtà in cui tutti gli oggetti e i simboli del mondo contemporaneo vengono sommersi.

In un disperato tentativo catartico LaChapelle sembra volersi ribellare a quell’oggettualità incarnata dalla moda che l’ho ha investito con tanta violenza in precedenza. Con una paradossale acrobazia, impensabile per il David dell’inizio, l’artista si libera del corpo. Come testimonia After the Deluge: Museum, lo abbandona. I soggetti non esistono più. Rimane il mondo, quello dei Land Scape, le Gas Stations e gli Still Life.

 

After the Deluge- Museum | via radiocolonna.it

 

Il 2017 è un’anno davvero importante per LaChapelle, e non solo per i motivi sopra elencati, ma anche perché dal 12 aprile, e fino al 10 di settembre, a Casa dei Tre Orci, a Venezia, è in scena una nuova fase del suo lavoro: New World.

 

David LaChapelle, Nativity, 2012 © David LaChapelle

 

Proprio come nel vecchio testamento, dopo la tabula rasa ad opera del nubifragio, il mondo dell’artista si ripopola di figure umane. La resurrezione avviata con Awakened, in cui erano ritratte persone immerse in acqua in uno stato embrionale, viene portata a compimento. Quattro anni di lavoro per sviluppare tematiche metafisiche e psicologiche come il paradiso e le rappresentazioni della gioia, della natura, dell’anima. Tutta l’introspezione a lungo rigettata torna ad affacciarsi prepotentemente e urgentemente al fotografo.

 

awekened | via ilgiornale.it

 

LaChapelle dichiara di essere stato ispirato dal pittore francese di fine ‘800 – inizio ‘900 Odilon Redon, da William Blake, e, naturalmente, da Michelangelo e Michael Jackson.

È all’insegna di questo nuovo corso, in perfetto equilibrio tra interiorità ed esteriorità, che il fotografo può avvicinarsi nuovamente alla moda. Per la spring-summer in corso, in sinergia con il direttore artistico Nicola Formichetti, firma infatti la campagna di Diesel. La moda si pone al mondo come interlocutore per lanciare un preciso messaggio politico : #makelovenotwalls. LaChapelle e Formichetti esortano a rompere le le barriere erette, non solo metaforicamente, per dividerci.   

Quello che sta lentamente volgendo al termine è anche un’anno delle prime volte per il fotografo.

Proprio in questi giorni le opere di David LaChapelle sbarcano in Australia. Cento lavori sono e saranno esposti durante la International Foto Biennale 2017, presso la The Art Gallery of Ballarat. Per l’autunno sono inoltre attesi  Lost and Found e Good News, editi da Taschen, i due volumi rappresenteranno  gli ultimi episodi di un’antologia in cinque tomi che comprende opere inedite realizzate negli ultimi dieci anni.

…Welcome back David!

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