Virgilio Rospigliosi, l’arte per le masse alla Galleria Nuovo Spazio Arte Contemporanea di Piacenza

Ha per titolo “Art for the Masses” (Arte per le masse) il progetto artistico di Virgilio Rospigliosi, aperto fino al 9 marzoalla Galleria Nuovo Spazio Arte Contemporanea di Piacenza, ed è un progetto tematico capace di colpire nel cuore delle dicotomie.
Dicotomia tra passato e presente, perché l’artista spezzino è a noi contemporaneo ma finge di dialogare con il pittore fiammingo ‘semileggendario’ Hubert van Eyck, vissuto alla fine del ‘300 e agli inizi del ‘400. Dicotomia tra espressività artistiche perché l’antico dei dipinti su tavolette (20 cm x 20 cm) di Rospigliosi, grazie al rimando digitale del QR code, crea un effetto estraniante ricollocandosi nei contesti più insospettabili, tracciando, quindi, un percorso che va dal dipinto alla fotografia grazie a un medium tecnologico.

Il risultato è molto interessante e dimostra il substrato filosofico dell’artista per cui l’opera d’arte che nasce è l’insieme del dipinto e della sottostante (o retrostante) ricollocazione.

A van Eyck si attribuisce una sola opera (il Polittico dell’Agnello mistico) mentre, al contrario, il gioco emotivo (serissimo) di Virgilio Rospigliosi potrebbe invece replicarsi all’infinito; l’artista fiammingo potrebbe persino non essere mai esistito, mentre la creazione di Rospigliosi esiste agostinianamente in una molteplicità di luoghi: davanti ai nostri occhi (la tavoletta), attraverso un canale invisibile fatto di migliaia di caratteri alfanumerici disposti dentro un modulo bianco e nero quadrato (il QR code) e infine nell’altrove estraniante correlato al primo luogo di osservazione (l’autoritratto di van Gogh, quello di Rembrandt o una micro discarica urbana).

Ma la serie “Art for the Masses” va letta anche in una dimensione propria: quella di arte che si avvicina al surrealismo, in una dimensione onirica e spiazzante, metafisica e grottesca. Rospigliosi ci permette di osservare una galleria continuamente ‘spezzata’ e parziale, con porzioni di elementi quotidiani facilmente riconoscibili e serviti su piattini lucenti alla nostra insaziabile fame di investigatori dell’opera d’arte. 

I nostri sensi sono lontani da considerazioni etiche, l’arte di Rospigliosi sembra legarsi ai sogni freudiani, ovvero a quei luoghi in cui tutto è concesso e soprattutto si realizza pienamente la verità umana: siamo ai confini del linguaggio e la linea della fruizione si sposta nel terzo tempo dell’altrove.

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