Ultima Generazione, l’attivista torna sempre sul luogo del delitto

L’ultimo blitz ha il sapore della beffa. Stiamo parlando degli attivisti di Ultima Generazione, famosi quanto famigerati perché, con le loro azioni, hanno diviso, sconcertato, fatto arrabbiare, discutere e litigare l’opinione pubblica, attirando l’attenzione su di sé e sui loro obiettivi – la lotta al cambiamento climatico – più di mille cortei pacifici in stile Greta Thunberg.

Quello che è certo è che, con la loro ultima azione, ora i ragazzi di Ultima Generazione giocano sul paradosso al limite della tautologia. Per una volta, senza rischiare di essere accusati di “rovinare” un bel niente, a parte un banale telo protettivo da cantiere.

Ma ecco i fatti: dopo aver imbrattato (con vernice lavabile) la statua di Vittorio Emanuele in piazza Duomo a Milano il 9 marzo scorso, e dopo che il Comune aveva accettato, previo parere della Sovrintendenza, una donazione privata di circa 29 mila euro per pulirla, i medesimi attivisti hanno pensato bene di… imbrattare anche il telone issato per proteggerla durante i lavori di ripulitura.

Un accanimento? Uno sfregio? Uno sberleffo? Più che altro, un’ottima occasione per approfittare dell’assist lanciato, involontariamente, dal Comune di Milano, che ha fornito loro (e alle loro battaglie) un supporto perfetto – un bel telone issato proprio al centro della piazza principale di Milano –, per mettere il dito nella piaga di quello che è indubbiamente il peggior incubo della modernità, ovvero il cambiamento climatico, di cui in questi giorni stiamo vedendo i sintomi più tragici, tra incendi, alluvioni, caldo intenso e nubifragi.

“28.950 euro per ripulire la statua”, hanno gridato gli attivisti mentre imbrattavano il telo protettivo della statua, “41,4 milioni per i danni degli eventi estremi di due settimane in Lombardia”. “Nubifragi, alluvioni, incendi, siccità non sono anomalie, non sono fatalità. Sono sintomi di una malattia profonda. Stiamo andando incontro alla catastrofe”, gridavano ancora gli attivisti mentre Digos e vigli urbani li trascinavano via per identificarli e denunciarli.

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