The Times Square Show

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Tra le pericolose vie del quartiere, prende forma la prima mostra d’arte radicale degli anni ‘80

Nel 1980, il noto quartiene newyorkese di Times Square era ancora una zona pericolosa, caratterizzata da attività illecite. E quando il degrado imperversa, le gallerie si rifiutano di rappresentare i giovani artisti a corto di denaro.

E’ in questo scenario che il Times Square Show, centro sociale e culturale aperto tutti i giorni per l’intero mese di giugno, inizia ad attirare sempre più personalità creative.

Un’autogestione artistica

Non si tratta dell’ennesima strategia pubblicitaria ma di una collaborazione politicamente orientata e autogestita; un cortocircuito del sistema dell’arte. Trascendendo la logica delle gerarchie classiste, giovani universitari e artisti dei bassifondi si mescolano all’interno di un centro massaggi abbandonato a Times Square. 

Fashion lounge” con opera pittorica di Jean-Michel Basquiat, 1980, fotografia di Francene Keery © 
Courtesy of Colab. Inc

Così, rabbia e insofferenza si traducono in arte, dibattiti, scambi di idee. Una moltitudine di voci che urlano all’unisono senza sopraffarsi, tra le quali possiamo ascoltare i giovanissimi Keith Haring e Jean-Michel Basquiat (in questa prima fase della sua carriera firmava i suoi lavori con il suo primo pseudonimo “SAMO”).

Durante i primi incontri ho sentito molta curiosità accompagnata da un misto di insicurezza e imperdonabile timidezza. . . ma quegli artisti della Colab erano così dannatamente accoglienti. Un’enorme apertura, qualcosa che ho sempre desiderato. – Ann Messner

Artisti arrabbiati e organizzati

La realtà aveva deluso tutti; dal ricordo recente della guerra in Vietnam allo scandalo Watergate, alle prime battaglie ecologiste. Gli artisti perdono la loro innocenza – se mai ne hanno avuta una – e non possono ricorrere a nient’altro se non alla loro collera, ai rifiuti, alla vernice spray, ai manichini dei sexy shop. Tutto prende forma grazie a un grande collage senza filtri e alla partecipazione di un pubblico avido di cambiamento.  

John Ahearn con la sua opera David Ortiz (acrilico su gesso), 1980, fotografia di Francene Keery © 
Courtesy of Colab. Inc

Anche se a prima vista l’esposizione può sembrare una collezione schizofrenica priva di regole, il collettivo a capo dell’organizzazione rispetta alcuni principi fondamentali. Per esempio, il rifiuto di qualsiasi sistema gerarchico e un tacito accordo tra i sessi che permette alle artiste di partecipare al pari dei colleghi. Mettendo l’accento sulla collettività e non sul singolo, il rischio che un nome si erga a genio dei creativi, sfruttando l’impegno degli altri, è inesistente. 

Al Times Square Show un rifiuto è per sempreTutte le opere create per lo show sono caratterizzate da un comune intento sacrilego e provocatorio. Al Times Square Show è possibile osservare opere su carta attaccate alla parete con scotch isolante, sculture di rifiuti, film amatoriali e musica dal vivo. Gli artisti non cercano un’alternativa rassicurante alla crisi sociale ma ne diventano i migliori interpreti, la mostra newyorkese non è una fuga dalla società ma il suo prodotto più fedele.

Cover Photos Credits: Times Square Show, 1980. Fotografia realizzata con tecnica di stampa agli alogenuri d’argento (20.3 x 25.4 cm) da Francene Keery © 

Courtesy of Colab. Inc.

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