Take Me (I’m Yours), la collettiva che ridefinisce la relazione tra pubblico e opera d’arte

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Take Me (I’m Yours) … fino a esaurimento scorte.Il genio di Christian Boltanski e Hans Ulrich Obrist sbarca a Villa Medici.

Take Me (I’m Yours), la mostra collettiva che ha ridefinito la relazione tra pubblico e opera d’arte sbarca presso i suggestivi ed esclusivi spazi di Villa Medici. Si tratta della più vasta rassegna d’arte contemporanea mai ospitata dall’istituzione francese, che riunisce le opere di quindici borsisti affiancati ad artisti di fama internazionale, tra cui Félix Gonzáles Torres, Maurizio Cattelan e Luigi Ontani. Tuttavia, più della notorietà degli artisti, ciò che colpisce è il format dell’esposizione.
Nata da un’idea di Hans Ulrich Obrist, tra i più autorevoli curatori viventi, e l’artista francese Christian Boltanski, Take Me (I’m Yours) debutta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra. Lo scopo di questo “esperimento” è abbattere il tradizionale filtro tra opera e fruitore, rendendo quest’ultimo elemento attivo dell’opera stessa. Più precisamente, se di norma allo spettatore è negata la possibilità di avvicinarsi, toccare o anche fotografare i lavori esposti, il visitatore di Take Me (I’m Yours) è autorizzato o finanche esortato a portarli via con sé.

Christian Boltanski, Dispersion à l’amiable, 1991-2018. Foto: © Daniele Molajoli. Courtesy of Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

L’esibizione è in continua evoluzione e assume forme diverse giorno dopo giorno, fino a consumarsi del tutto. Ci troviamo difronte a una forma pura di arte relazionale, dove il pubblico contribuisce attivamente alla definizione delle opere. Si tratta di un progetto ambizioso che implica una riflessione sui concetti di materialità e immaterialità nella società contemporanea e che inevitabilmente mette in discussione l’opera d’arte intesa come bene esclusivo. Ogni artista, infatti, riproduce le proprie opere centinaia di volte e, distribuendole gratuitamente, ne scredita proprio il concetto di unicità.

Tra i lavori più rappresentativi spiccano il lungo corridoio di Christian Boltanski e il tappeto di caramelle azzurre ad opera di Félix Gonzáles Torres. Il primo, composto da montagne di indumenti usati, vuole imprimere nell’esperienza del visitatore la componente tattile, invitandolo a spostare, indossare e appropriarsi degli abiti. L’opera di Félix Gonzáles Torres è invece la perfetta sintesi della filosofia di Obrist. Invitando il pubblico a mangiare le caramelle e “consumare” l’opera, l’artista comunica l’idea di un’arte per tutti e di tutti.

Take Me (I’m Yours) reinventa il rapporto tra spettatore e artista e da Londra all’Accademia di Francia, passando per Parigi, Copenaghen, New York, Buenos Aires e Milano, ha avvicinato all’arte contemporanea un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, abbattendo quel muro fisico e morale che separa il visitatore dalle opere.

La rassegna estiva, dedicata a Jef Geys, artista belga da poco scomparso e tra i personaggi più influenti del dopo guerra, sarà visibile dal martedì alla domenica dalle 12.30 alle 19.00 … fino a esaurimento scorte.

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