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‘La Scatola delle Lettere’: Un Ponte tra Passato e Presente con Temim Fruchter

L'incontro tra l'identità queer e le radici ebraiche nell'opera inedita dell'autrice americana Temim Fruchter. La strada che conduce alla comprensione delle proprie radici può essere tortuosa quanto affascinante. Sulla scia di questo percorso, desideriamo presentarvi 'La Scatola delle Lettere', una narrazione inedita che attinge alla memoria e alle tradizioni, offerta dall'americana Temim Fruchter, scrittrice ebrea queer non binaria antisionista. Questo testo è nato per il Festival Letterature di Roma e ne rappresenterà il capitolo finale, la sera dell'11 luglio allo Stadio Palatino. Temim Fruchter fa il suo debutto nella narrativa italiana con "Città che ride", pubblicato da Mercurio. Con una delle sessioni speciali disponibili solo sul Festival Letterature di Roma, il nostro pubblico avrà l'opportunità di leggere 'La Scatola delle Lettere' in anteprima, grazie alla traduzione di Gabriella Tonoli. La lettura dell'intero testo dell'autrice risulterà un'esperienza intensamente coinvolgente, sulle tracce delle radici di una memoria familiare che si intreccia con la storia di un popolo e la propria identità. Fruchter riporta il ricordo di un viaggio onirico in Polonia, che d'un tratto diventa reale durante un tour europeo con la band indie rock per cui suonava. L'arrivo a Ropczyce, paese natale dei suoi bisnonni, rappresenta un punto di svolta in questa esperienza: uno scontro di emozioni, tra il senso di familiarità quasi paranormale e la percezione di essere lontana, straniera in un luogo che non riconosce più impacto. La narrazione affondava poi il suo sguardo nel cuore dell'autrice, in un flusso di riflessioni personali che si fa speculativo, meta-narrativo. La percezione intensa dell'autrice dell'esistenza di una connessione profonda, quasi ultraterrena con Ropczyce si combina con la consapevolezza della distanza abissale netregistrato e questo luogo. Fruchter non si ferma alla narrazione di questo dualismo; le domande proposte nell'opera cercano di affrontare l'immensità della memoria intergenerazionale, la potenza del ricordo e del rimpianto, l'immaginazione e l'identità. L'autrice, nonostante la propria amnesia familiare, non si distacca dalla sfida che rappresenta la scrittura di una storia speculativa queer. Infine, nella parte più intima di 'La Scatola delle lettere', Fruchter si concentra su una foto di sua nonna, nel bel mezzo della sua giovinezza. Questa immagine, piena di glamour vintage e di un segreto inespresso, affascina l'autrice al punto di riconoscersi in lei, di vedere se stessa riflessa nel passato. È in questo momento che nasce "Città che ride", romanzo che si presenta come una storia speculativa queer di una famiglia ebrea dell'Europa orientale. In sintesi, 'La Scatola delle lettere', è un tuffo nel passato, ma con uno sguardo rivolto al futuro, un'opera che sostiene che la memoria è tanto fondamentale quanto temporanea e che, nonostante le incertezze, le domande senza risposte e i fantasmi del passato, ognuno di noi ha il diritto di tracciare la propria strada, di vestire la propria identità. Un messaggio potente che aspetta solo di essere condiviso.