Studiare, ballare, dormire: il futuro del museo è aperto

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La definizione più intrigante per un museo l’ha data lo scrittore turco Orhan Pamuk che nel romanzo ‘Il Museo dell’Innocenza’ fa dire al suo protagonista ‘I veri musei sono dei luoghi dove il Tempo si fa Spazio’. Il museo raccontato nel libro di Pamuk è diventato nel tempo un vero e proprio luogo visitabile a Istanbul: un piccolo palazzo pieno di teche e vetrinette in cui è esposta la quotidianità della storia d’amore narrata nel libro, un rapporto di fantasia che si è fatto reale e che il museo ha reso vivo, facendo credere nella reale esistenza della coppia protagonista del libro.

Una parte del museo ha iniziato addirittura a girare il mondo, dalla Somerset House di Londra al Museo Bagatti Valsecchi di Milano. Nonostante questo caso, sono in molti a pensare che spesso i musei, nella loro funziona protettiva e conservativa, assomiglino più a dei veri e propri cimiteri per le opere d’arte. Molti capolavori, in origine commissionati per stare nelle case dei nobili mecenati o all’interno delle chiese, quando vengono appesi nelle gallerie dei musei sembrano perdere la loro vitalità. E le sezioni archeologiche, piene di corredi funebri, mummie e urne cinerarie, sembrano dare ragione a quest’idea, per non parlare dei manufatti artigiani di uso quotidiano nelle antiche civiltà, che nelle teche o nei magazzini, sembrano provenire più da extraterrestri che da nostri antenati.  

Evelina Christillin e Christian Greco, entrambi impegnati per il Museo Egizio di Torino, nel loro pamphlet ‘Le memorie del futuro – Museo e Ricerca’ (Einaudi 2021), hanno riflettuto in maniera originale sulla funzione che hanno i musei in una società come la nostra. I due autori scrivono “i musei, a ben pensarci sono i luoghi in cui si può assistere a come la società sia in una costante evoluzione che, però, non è un susseguirsi lineari di successi e di conquiste, ma contiene anche innumerevoli errori, cadute, catastrofici fallimenti.”  Partendo dalla crisi che i musei hanno vissuto durante la pandemia da Covid 19, tra chiusure forzate e mostre annullate, e cercando di proiettare questa istituzione nel futuro scrivono che ‘per sopravvivere i musei devono riuscire a conquistare un posizionamento di rilievo all’interno della società, venire percepiti come il luogo in cui è custodita la memoria collettiva e dove si possono elaborare forme di innovazione sociale’. I musei, quindi, dovrebbero funzionare sempre più come laboratori di innovazione, luoghi che vivono in osmosi con le città in cui sono collocati e soprattutto devono essere non solo posti per attirare turisti, ma dovrebbero coinvolgere anche cittadini e residenti della comunità civica che rappresentano.

È in questa direzione che va la proposta dell’assessore alla Cultura di Roma che ha fatto approvare dalla giunta capitolina una deliberazione per istituire una rete di aule studio nelle biblioteche e nei musei della Capitale. E così sarà possibile studiare e socializzare, anche in orari serali, all’interno del Palazzo delle Esposizioni o nel Macro – Museo di Arte Contemporanea, a Palazzo Braschi  che è la sede del Museo di Roma e chissà che altre istituzioni romane non si propongano per entrare nel circuito.

Il Museo Poldi Pezzoli, a Milano, ospiterà da gennaio un vero e proprio corso di lettura e scrittura in collaborazione con il Laboratorio Formentini. Lo scrittore Giacomo Papi con Arianna Piazza ed Erica Baldaro, nell’orangerie della casa museo milanese, leggeranno e analizzeranno incipit, dialoghi di famosi romanzi e interi racconti. Con l’aiuto di alcune opere d’arte poi, custodite nel museo, saranno approfonditi i temi che riguardano la scrittura: il tempo di una storia, i personaggi, il ritmo della narrazione e l’atmosfera. Tutti gli iscritti si cimenteranno, con la tecnica dell’istant writing, nella scrittura di un proprio testo da rielaborare dopo aver riflettuto sulle opere di scrittori e artisti come Italo Calvino, Antonello da Messina, Beppe Fenoglio, Francesco Hayez, Sandro Botticelli, Lucia Berlin e molte altre scrittrici e artisti.  

Per i più piccoli l’iniziativa più coinvolgente, tra le tante proposte dalle fondazioni e dai musei, è quella del Muse di Trento che anche per il 2024 aprirà le sue porte per la Nanna al MUSE. Alle bambine e ai bambini, dai 4 ai 12 anni, verrà data l’opportunità di trasferirsi al museo per una notte e partecipare alle attività laboratoriali e agli spettacoli scientifici per poi a fine serata dormire nei sacchi a pelo tra orsi, dinosauri e altri animali. 

Un’altra tendenza che potrebbe avere molto seguito è quella dei musei che diventano promotori, organizzatori o sedi di eventi, festival e perché no di party musicali. In questo modo si permette ad un museo di prolungare l’orario della propria fruizione trasformandolo in luogo di aggregazione culturale e sociale. Il TAM di Matera, nelle scorse settimane, è stato tra i promotori di Bookrave, un festival diffuso a livello nazionale in cui otto case editrici – Il Saggiatore, MinimumFax, effequ, Iperborea, Quinto Quarto, NNeditore, Edizioni Sur, Nottetempo – scelgono ogni tre mesi un tema per poi proporre libri dal loro catalogo con l’obiettivo di far incontrare i libri e i lettori, anche tramite attivisti letterari. Il bookrave dello scorso trimestre si è concluso letteralmente con un dj set finale in una libreria a Bari e magari nella prossima edizione potrebbe essere organizzato nella Torre del Tam in Basilicata.   

Eventi simili si sono svolti anche alla Triennale e al Pac a Milano. Rivista Studio, un magazine trimestrale, ha invitato la propria community di lettori all’interno della Triennale per Fuori Orario, evento notturno con la possibilità di visitare la mostra curata da Damiano Gulli ‘Pittura italiana oggi’, di seguire il reading di ‘Altri Libertini’ di Tondelli dalle 21:30 all’una di mattina e poi proiezioni cinematografiche, incontri e diversi talk. Il PACPadiglione per l’arte contemporanea invece ha proposto in occasione della mostra Ri-Scatti, curata da Diego Sileo e dedicata alla scoperta della quotidianità delle persone transgender attraverso l’arte e la fotografia, un evento musicale notturno con dj-set  di Ubi Broki e dell’artista trans Bashkka.

Per far sì che i musei diventino, come si auguravano Evelina Christellin e Christian Greco, quei luoghi dove ‘davvero si può imparare a mettere l’uomo al centro e a studiare il suo rapporto con l’ambiente, con la storia, con la comunità, con l’oralità e la scrittura, con le varie forme di espressione, con la tecnologia’, la strada è ancora lunga. Nel frattempo, studiare, ballare, dormire e divertirsi all’interno di un museo, potrebbero diventare delle pratiche ricorrenti utili a trasformare sempre più i luoghi deputati per antonomasia alla conservazione del patrimonio artistico in posti in cui si può socializzare al di là di uno schermo di un device digitale e immaginare il futuro.

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