Storia di un lecca-lecca e un fucile

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Quando uno scatto ricorda la crudeltà del mondo.

Sguardi inconsapevoli, quasi divertiti in certi casi, e quell’arma tenuta distrattamente tra le mani: molte fotografie d’autore ci raccontano che sono spesso le anime più pure a simboleggiare una guerra.

Young girl with candy è il titolo di un post che ha scosso la comunità di Facebook in questi ultimi giorni, poche parole che richiamano un immaginario tutt’altro che tragico ma che, nella brutale realtà dei fatti, mostra una ragazzina ucraina sì con un lecca-lecca in bocca ma con un fucile a doppia canna che fa da macabro accessorio. 

Courtesy New York Times

Seduta sui resti di un davanzale, il peso dell’arma in grembo stride con il corpo fragile e sembra trapassare l’obiettivo, due nastri giallo e blu tra i capelli, unico segno di innocenza e leggerezza in un fermo immagine che racconta una realtà per la quale non si è mai pronti.

Questa ragazza purtroppo non è il primo ritratto di guerra che solleva un improvviso senso di impotenza e smarrimento; nella storia della fotografia contemporanea ci sono stati click che hanno immortalato bambini e bambine piú o meno spaventati ma senza dubbio vittime di un mondo ingiusto. 

John Florea ritrae in Soldier in tears (1945) un giovanissimo soldato tedesco, prigioniero di guerra, indifeso davanti al suo destino severo come gli indumenti indossati; il fotografo che accusava la celebre rivista LIFE di ignorare la guerra per proteggere i lettori, dimostra la dedizione al reportage con la ferma convinzione che un’immagine possa denunciare, salvare e ricordare. 

Sul territorio italiano non ci fu fotografa più diretta e onesta di Letizia Battaglia per raccontare la tragica condizione del Meridione oppresso dalla mafia: omicidi a sangue freddo, donne senza più speranze ma soprattutto anime innocenti vendute al crimine. I bambini ritratti dalla Battaglia simboleggiano un’infelice spensieratezza di chi sa e non sa, di chi accetta irrazionalmente un’imposizione degli “adulti”, se così si possono chiamare. 

Tralasciando l’impatto emotivo scatenato, credo sia nostro dovere soffermarci sull’immediatezza, cifra stilistica distintiva del mezzo fotografico, per ammirare, forse con giustificata preoccupazione, come il mondo in cui viviamo possa in pochi giorni cambiare per sempre lo sguardo di un bambino.

Cover Photo Credits: Letizia Battaglia, festa del giorno dei morti, Palermo 1986, courtesy Letizia Battaglia

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