Shirin Neshat a sostegno della protesta delle donne iraniane

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Mahsa Amini, Hadis Najafi, Nika Shakarami: tre nomi che ci ricordano la violenza e la repressione che da qualche settimana sta incendiando l’Iran.

Dalle piazze alle università, si diffondono manifestazioni di solidarietà nei confronti della ragazza ventiduenne Mahsa Amini, arrestata e in seguito uccisa dalla “polizia morale” locale, per aver portato in modo scorretto il tradizionale velo. 

La crudeltà di questo atto è direttamente proporzionale al coraggio delle donne che, in questi giorni, hanno sacrificato non solo il proprio corpo, ma prima di esso la sicurezza e il futuro, per dare un segnale o meglio, per lasciare un segno.

Una delle impronte più significative nel mondo dell’arte è stata lasciata dall’artista originaria di Qazvin (Iran) Shirin Neshat.

L’artista è personaggio profondamente legato alla terra natale, in particolare per quanto riguarda tematiche sociali e di genere come occasione di interpretazione e ricerca.

LA CARRIERA DI SHIRIN NESHAT

Dal 1994 la ricerca di Shirin Neshat tutela e promuove una nuova sensibilità femminista, volta a focalizzare e percepire la relazione tra politica e donne per ritrovare l’origine culturale e sociale di questo rapporto.

Dal primo viaggio di ritorno in patria del 1990, a distanza di 11 anni dalla Rivoluzione che cambiò per sempre il Paese, nasce un corpus fotografico intitolato Women of Allah (1993-1997).

In quest’opera l’occhio non cade sulla tecnica fotografica e nemmeno sulla particolarità dei soggetti: la ripetizione sistematica degli elementi che per la società occidentale caratterizzano le donne iraniane, agisce da catalizzatore sull’essenza delle stesse, spesso forzatamente nascosta e repressa.

Shirin Neshat, fermo immagine del video Rapture, 1999. Courtesy the artist

La potenza evocativa di questa raccolta ritorna drammaticamente ancora oggi, sui colossali display di Piccadilly Circus (Londra) e Pendry West Hollywood (Los Angeles) che alle 20:22 ora locale hanno proiettato l’opera digitale Woman life freedom, con il supporto della piattaforma londinese CIRCA (The Cultural Institute of Radical Contemporary Art).

Dal primo progetto in collaborazione con Ai Wei Wei nel 2020, il richiamo verso un nuovo concetto di libertà e immaginazione ha portato l’istituzione a progettare, con accurata ricerca e fervente passione, interventi di forte rilievo etico e sociale.

Shirin Neshat si è presa carico della consapevolezza del suo essere donna, iraniana, nel mondo di oggi e l’ha fatto attraverso linguaggi che richiamano antiche radici e sanguinose ferite: la fotografia in Moon Song (1995) e i versi della poetessa Forough Farrokhzad in Unveiling (1993) sono il perfetto punto di incontro tra le atrocità contemporanee ricordate dal freddo metallo dei proiettili e il denso e glorioso passato persiano nei motivi floreali delicatamente disegnati sulla pelle. 

L’atto di rivelare, o meglio di svelare, l’identità femminile attraverso ciò che è stato prima e ciò che purtroppo è oggi il contesto in cui tenta di sopravvivere.

È un appello comune, una denuncia silenziosa, che si insinua in una società cui meccanismi sono ancora troppo arrugginiti per accogliere la libertà.

Shirin Neshat, Untitled (from Women of Allah Series), 1994_2015. Courtesy the artist

Immagine di copertina: Shirin Neshat, Woman life freedom, opera digitale proiettata il 4 ottobre 2022, Piccadilly Lights e Pendry West Hollywood. Courtesy CIRCA

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