Reggia Contemporanea, a Monza la Villa Reale rinasce tra arte e design

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Il tramonto sulla Villa Reale di Monza è magico la facciata esposta ad ovest si veste dei colori del tufo. Da poco entrata nel novero delle Regge Napoleoniche   europee è tra i palazzi più affascinanti del Settecento. Progettata dall’architetto Giuseppe Piermarini come residenza privata degli Asburgo-Lorena, la Villa Reale di Monza vuole tornare ad essere protagonista della storia con un ambizioso progetto di riallestimento, Reggia contemporanea: un’iniziativa all’insegna della creatività, che vuole far dialogare con la storia artisti e designer italiani contemporanei, correndo sui binari della contaminazione e dell’innovazione.

Il “Ratto di Proserpina” di Francesco Messina del 1949.

Il progetto Reggia Contemporanea è figlio di Quirinale Contemporaneo, un’idea fortemente voluta dal Presidente Mattarella. “Il 2 giugno 2019 abbiamo inaugurato Quirinale Contemporaneo”, spiega la curatrice Cristina Mazzantini (appena nominata direttrice della GNAM, Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, ndr), “e ora portiamo questa idea a Monza, facendo dialogare stanze settecentesche con l’arte di oggi”.

La Villa ha avuto tante difficoltà, a lungo oggetto di contese politiche e lavori di restauro sembrava destinata al vuoto. Una rinascita a lungo attesa, finalmente nel vuoto della Villa sono comparse ben 100 opere dei maggiori artisti e designer italiani del periodo repubblicano, accanto ad arredi e dipinti d’epoca sabauda e asburgica, un dialogo tra storia e contemporaneità.

In primo piano, due sedie Margherita di Jacopo Foggini, del 2017. Sulla parete, il “Polittico blu” di Enrico Castellani, 2008.

Design, moda e arte al primo piano nobile

Si inizia a godere dell’allestimento al Primo Piano Nobile, dove si trova la sala da Pranzo della Famiglia Reale rinata a nuova vita con le tappezzerie, i tessuti, gli arredi e gli oggetti di Giorgio Armani e le lampade di Vico Magistretti. Nella stessa sala una bellissima scultura di Livio Scarpella, una donna velata alla maniera del Cristo di Sanmartino, Ghost Underground. Peccato che le opere non si possono ammirare da vicino in quanto protette da passatoie che obbligano i visitatori ad un percorso, per non rovinare una pavimentazione già molto provata.

Continuando il nostro percorso obbligato entriamo nella sala dei quadri, che è impreziosita da ben sei nature morte, di Luciano Ventrone, di una perfezione assoluta. Nell’Atrio degli Staffieri campeggia un bronzo di oltre tre metri dell’artista Francesco Messina, il Ratto di Proserpina, lo scultore riattualizza i soggetti in un alone che non ha tempo.

In primo piano, il paravento “Interno armadio” disegnato da Piero Fornasetti intorno al 1950.

Nell’appartamento del Principe di Napoli, futuro Re Vittorio Emanuele III, l’unico che si affaccia sul cortile d’onore, l’opera site-specific La Blancheur di Chiara Dynys apre il percorso con un omaggio al classicismo di Canova nell’anno del bicentenario. Le immagini dalla gipsoteca di Possagno sono manipolate dall’artista in una sorta di scatola del tempo, che dialoga con i tavolini da gioco del Maggiolini.  I tavoli da gioco dell’ebanista di Parabiago offrono anche appoggio a The Library of encoded time di Michele Ciacciofera e le Piazze d’Italia di Fabio Novembre. Un finto bassorilievo decora la sala da toeletta, che conserva parte dell’arredo originale, dove compaiono le tele monocrome di Gastone Novelli e i tre Onphali, (sempre di Novelli) realizzata per la Biennale di Venezia del 1968, è una delle rare prove scultoree dell’artista. È costituita da tre solidi geometrici in resine artificiali che richiamano gli “omphalos” greci, pietre scolpite che servivano a indicare il centro del mondo all’interno del santuario di Delfi. Il paravento di Piero Fornasetti arricchisce il guardaroba, a far luce la specchiera Sturm und Drang in vetro di Murano disegnata da Piero Lissoni. Nella sala Rossa campeggiano le grandi tele di Piero Dorazio che sono le stesse esposte nel 1988 alla Biennale di Venezia. Nella sala degli Arazzi le immagini delle Regge pre-unitarie di Massimo Listri che fanno rivivere il mito di Narciso, con gigantografie della Villa Reale. Una sala è interamente dedicata a L’Italia che dorme, di Emilio Isgrò, una sagoma indistinta coperta di un telo metallico su cui passeggiano gruppi di scarafaggi, opera realizzata per i 150 anni dall’unità d’Italia.

Il regicidio celebrato da Pietro Ruffo, nel disimpegno dell’appartamento della Duchessa di Genova, è molto calzante visto che proprio a Monza, nei pressi della Villa Reale, l’anarchico Gaetano Bresci uccise Umberto I.

Sulla parete, un dettaglio dell’installazione “Il Viaggio a Reims” di Pietro Ruffo, omaggio alla ribellione, con riferimento al regicidio di Umberto I, avvenuto a Monza nel 1901, a seguito dello sdegno per la repressione dei moti operai del 1898.

I Giardini Reali, Salotto e studiolo di Augusta Vittoria

La vista sui giardini reali è magnifica, all’interno sorprendono I giardini di Marte di Mario Ceroli. Nella sala dell’appartamento della Duchessa di Genova, al secondo piano nobile 930 aste di ferro, segnali di guerra, vengono trasformati dall’artista in un campo fiorito di tulipani per un invito alla pace. Nel salotto della conversazione due icone del design come la poltrona Up di Gaetano Pesce e la lampada Tolomeo di Michele De Lucchi.

La poltrona Proust di Alessandro Mendini, definita il manifesto dell’anti-design italiano, è collocata nello studiolo di Augusta Vittoria. In uno dei numerosi disimpegni, l’Albero apparente del 1966 (in metacrilato), di Gino Marotta uno dei maggiori sperimentatori dell’uso di nuovi materiali.

In primo piano, il divano “Tatlin”, di Mario Cananzi e Roberto Semprini, 1988; sulla parete, in fondo, il dipinto di Maria Lai “Come Dafne”, del 1999.

Nel salotto dell’appartamento degli Imperatori di Germania, di gusto rinascimentale, troviamo le opere di Afro, due splendidi arazzi degli anni Settanta e una carta del 1957, considerato tra i più importanti artisti del secondo dopoguerra è tra i principali esponenti dell’arte informale. Giovanni Frangi trova spazio nella camera da Letto, con un’istallazione site-specific reinterpreta il tema del bosco – ripercorrendo uno dei suoi temi preferiti, il paesaggio – che decorava all’origine le pareti della stanza.

Tre le opere di Maria Lai nella sala Gialla, opere che fanno sognare attraverso i loro racconti intessuti nei fili che avvolgono le fantasie di chi le guarda: Come Dafne; Da molto tempo; Tessitura n. 7.

Il gruppo di dipinti di Emilio Vedova “Ciclo Lacerazione ’77/’78 III”, 1977/1978.

Nella camera da letto di Guglielmo II, conservatore, convinto sostenitore del militarismo e della tradizione monarchica prussiana, sono stati collocati i plurimi binari di Emilio Vedova, del Ciclo Lacerazione, colpiscono per le loro inquietanti traiettorie. Lo stesso Vedova li aveva definiti Spazi/Azione, quindi aldilà di ogni ristretta catalogazione.

Nei corridoi di entrata al secondo Piano Nobile i Lupi (sculture in bronzo) di Davide Rivalta, inquietanti, ma nello stesso tempo affascinanti per la loro presenza, enigmatica e misteriosa.

In primo piano, si intravede il lampadario “Candeliere Brilli mod. F” di Jacopo Foggini, 2014; nella seconda sala, l’installazione di Enrico Castellani “Scultura”, del 1999.

Il secondo piano, trionfo del design

Ancora al Secondo Piano Nobile, si incontrano le maestose sculture di Pietro Consagra e Agenore Fabbri mentre nelle sale più piccole trovano spazio le creazioni luminose di Mario Nanni. In una girandola di opere nelle varie sale ci sono anche Enrico Castellani, Paolo Scheggi, un totem di Mirko Basaldella, Carol Rama, un décollagedi Mimmo Rotella e l’opera di Grazia Varisco che gioca sul tema dell’illusione.

Il polittico “Scuole Romane I” di Piero Dorazio, 1988. L’opera fu esposta alla XLIII Biennale di Venezia, nel 1988.

Tra gli oggetti di design, oltre a quelli dei pionieri come Renzo Frau e Gio Ponti, si annoverano lavori di architetti come Adolfo Natalini e Aldo Rossi. Sulle finestre che affacciano sull’immenso parco i tendaggi di Giorgio Armani e Luca Nichetto; le opere d’arte sono illuminate dalle lampade di Davide Groppi, Piero Fassina, Jacopo Foggini, Franco Raggi, e Tommaso Tommasi, mentre il lampadario Venini Universe di Marco Piva brilla nel guardaroba della Regina.

Sui preziosi piani intarsiati dalla Bottega Maggiolini, si adagiano i Coco de Mer di Benedetta Brachetti Peretti, mentre i vasi di Luciano Gaspari spiccano sul marmo di un camino. Dopo il lungo giro, ci si può accomodare sulle sedute di Cananzi & Semprini e di Antonio Citterio, riflettersi negli specchi di Nanda Vigo, e ammirare gli intagli lignei di Ferruccio Laviani e di Romeo Sozzi. Al Primo Piano Nobile dialoga con la bellezza dei decori antichi una ceramica di Bertozzi & Casoni.

La scultura “Opaca n. 1 (Cliché gigante)” di Pietro Consagra, realizzata nel 1971 da un bozzetto del 1956.

Tutte le opere di arte e di design sono state concesse a titolo gratuito al Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, in comodato d’uso pluriennale o in donazione. Inoltre, la collezione si arricchirà nei prossimi mesi con l’arrivo di altre opere che saranno esposte nelle sale ancora libere degli Appartamenti degli Imperatori di Germania. Finalmente la Villa Reale di Monza tornerà a rivivere i fasti di un tempo.

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